Ci fosse stato scritto
Resident Evil, nella lugubre stanzetta nella quale abbiamo provato, cuffie in testa e pad alla mano,
The Evil Within, si sarebbe finalmente chiuso il cerchio, lo storico esponente del survival horror avrebbe avuto finalmente un degno nuovo episodio e
Shinji Mikami avrebbe ripreso lo scettro di re e padrone del genere. Questo in un futuro ipotetico. Nel nostro la serie di Capcom continua ad interrogarsi sulla sua identità, mentre Bethesda ha sapientemente raccolto il nuovo slancio creativo del game designer giapponese."
The Evil Within è stressante, perché riserva sempre qualcosa di veramente inaspettato"
Lo avevamo già visto nei trailer e nelle immagini che The Evil Within era truculento, inquietante, atroce, al punto quasi da disturbare, e ne abbiamo avuto conferma nalla nostra prova, quando nei panni del detective protagonista del gioco abbiamo varcato la soglia di una magione molto simile a quella nella quale si svolgono gli eventi del primo Resident Evil. Tutto è come dovrebbe essere in un survival horror, quindi lugubri suoni, lamenti inquietanti, cigolii sospetti. E, dal punto di vista tecnico, luci soffuse, zone d'ombra, nelle quali si annidano terrori di ogni tipo, effetti che distorcono l'ambiente e producono allucinate visioni.
L'esplorazione segue canoni molto familiari. Pistola in mano, lanterna appesa, e stanza dopo stanza si cerca di capire il perché dell'orrore, perché quella che sembra un magione signorile è piena di trappole mortali, non solo esplosivi piazzati in zone stretegiche, magari vicino a munizioni e oggetti, pronti ad esplodere qualora non vi ci si avvicini con prudenza; ma anche, per descriverne uno, un malsanamente concepito tritacarne, nel quale si rischia di finire dopo aver attraversato una porta.
The Evil Within è stressante, perché riserva sempre qualcosa di veramente inaspettato, anche quando si va in giro belli guardinghi, consci che le cose brutte succedono. Spesso.
Un sistema di controllo moderno permette di equipaggiare rapidamente le armi a disposizione e di utilizzare gli oggetti; entrambi servono, visto che gli incontri con le bestialità che popolano la villa non sono occasionali, pertanto prima uccidere, poi curarsi. Se non si è morti ovviamente. Mentre ci si terrorizza, si spara, ci si fa sempre più a disagio di fronte al male, il gioco propone una serie di piccoli enigmi, facili da risolvere, ancora una volta di un tipo immediatamente riconoscibile per i fan di Resident Evil, fosse anche solo per il fatto che oggetti ed enigmi vengono evidenziati da sinistri bagliori.
Sappiamo benissimo che però i giocatori appassionati del genere alla fine si preoccupano relativamente poco di questioni accessorie legate al gameplay, ma vogliono e cercano solo una cosa: morire di paura. Quindi, dobbiamo rispondere alla fatidica domanda:
The Evil Within fa paura? Si'. E, aggiungiamo, disturba, inquieta, sconvolge. E può veramente decretare il ritorno del vero survival horror.