“È questa l’idea di festival che lo Stato vuole supportare?”

Riprendendo l'editoriale del direttore di FilmTV non possiamo non chiederci anche noi “È questa l’idea di festival che lo stato vuole supportare con i finanziamenti?”

Critico e giornalista cinematografico


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“È questa l’idea di festival che lo stato vuole supportare con i finanziamenti?”

Ogni anno il Ministero dei beni e delle attività culturali finanzia i festival italiani (e non solo, ma ora ci occupiamo di quello) con i soldi del fondo apposito e tramite un bando. Ogni manifestazione deve dimostrare quanto aderisca e quanto risponda a determinati criteri e in base a quelli riceve un punteggio. Più è alto il punteggio, più è alto il contributo economico che riceve. Pochi giorni fa è stato pubblicato l’elenco dei contributi di quest’anno.

Prendiamo spunto dall’editoriale di FilmTV firmato dal direttore Giulio Sangiorgio, il quale ritualmente ogni anno ricorda quali siano queste graduatorie e si chiede (retoricamente e, fino ad ora, senza avere risposte) se siano questi i criteri e quindi i festival a cui vogliamo dare il massimo del finanziamento. Noi facendogli eco ci chiediamo anche se i valori dimostrati dalla tabella del ministero riescano nell’intento di riflettere i veri valori in campo.

Qui trovate il modello di uno dei bandi di questi anni e, da pagina 12, la tabella con i criteri di valutazione. Qui invece trovate la tabella con l’elenco dei festival.

Il primo dettaglio che salta all’occhio (lo fa notare anche Sangiorgio) è che il primo classificato, come ogni anno, è il festival di Giffoni con una cifra imparagonabile rispetto agli altri: 950.000 euro di contributo. Il secondo classificato riceve 170.000 euro. Quasi 8 volte di meno. Giffoni fa un lavoro particolare ed è tante cose insieme: è una colonia estiva per ragazzi di tutte le età a tema cinema, è un evento che attira talent mondiali ed è anche un festival che presenta opere in anteprime sia di nicchia che molto commerciali (come fanno tutti i festival maggiori). La cifra fuori scala sicuramente è frutto del punteggio massimo che riceve, e il punteggio massimo (cioè 100) che riceve è a sua volta frutto della documentazione che presenta. È così da anni.

La ragione per cui si è portati a farsi delle domande sui punteggi e su come siano valutati non viene però dal valore di un festival in particolare (che se fa un certo punteggio sicuramente è perché è in grado di dimostrare di aderire ai criteri richiesti dal ministero) e che è qualcosa di difficile da valutare che non comprende solo l'impatto culturale ma anche quello economico e di valore per il territorio. La ragione della domanda è semmai data dal complesso dei punteggi e dai rapporti di forza che ne emergono. È cosa mettiamo in alto e cosa mettiamo in basso che fa scaturire delle domande, non le singole prestazioni.

Ad esempio, si prenda il secondo classificato, il Magna Graecia Film Festival, che raggiunge un punteggio ragguardevole (81 su 100) tuttavia (come ricorda sempre anche Sangiorgio) presenta film già usciti nelle sale e nemmeno i migliori! Lo stesso ha buoni voti anche sul lato qualità, visibilità nazionale (quanti lo conoscono?) e addirittura innovazione. Le giornate del cinema muto di Pordenone (che non è molto noto ma si tratta di un’eccellenza mondiale nel suo settore, dal valore culturale e dalla qualità indiscutibili), la Settimana della critica e le Giornate degli autori di Venezia (che hanno presentato anteprime dei primi film autori come Denis Villeneuve, per dirne uno) vengono entrambi dopo e addirittura sul piano della risonanza e della qualità dei film hanno lo stesso punteggio del Magna Graecia!

E poi ancora il Global Ischia Film Festival e il Capri Film festival, manifestazioni diverse che fanno capo alla medesima persona, Pascal Vicedomini, ricevono entrambi 140.000€, posizionati come 12esimi e 17esimi, sono festival fatti soprattutto di talent americani ospitati. Quante foto escono? Quanti articoli escono che non siano quello rituale sull’Hollywood Reporter o quelli dell'ANSA con l'elenco ospiti e basta? Quanti film sono presentati che siano rilevanti, che siano anteprime e che non siano già usciti (come fanno festival che prendono contributi minori)? Quante volte avete sentito un servizio televisivo, un articolo su un sito, una valutazione critica o qualsiasi cosa sia che parli di questi due eventi che hanno sempre notissimi da Hollywood che non sia un elenco di presenze e premi senza che ci sia stata una gara? Eppure nella classifica del ministero tra questi due festival sono stretti ad esempio il Festival di Pesaro e il Festival dei Popoli, che in modi diversi sono manifestazioni che tengono a battesimo e valorizzano davvero gli autori di domani, che fanno un lavoro di ricerca e come molti altri in classifica (non li possiamo citare tutti ma ci sono il Far East Film Festival, il Bergamo Film Meeting o ancora il Biografilm) pur non essendo noti e di certo non avendo mai talent di livello hollywoodiano (alle volte nemmeno di grande fama nazionale) sono lo stesso laboratori culturali reali. I luoghi in cui si coltivano i festival di domani e che fanno ricerca. Ma anche solo i film che vengono mostrati (perché un festival per essere tale deve mostrarli) da quante persone sono visti (in rapporto ovviamente alla loro grandezza)? È un criterio di cui tiene conto il ministero oppure è possibile fare festival con un programma di proiezioni alle quali regolarmente non va nessuno?

Da quei festival vengono i più importanti esperti che poi lavorano ai festival maggiori (non solo italiani!), lì viene fatto il primo lavoro di scouting industry, lì si fanno le ossa i produttori e i distributori che poi diventano i più grossi anni dopo. Insomma a parità di scarso eco mediatico (e di impatto sul territorio!), questi hanno criteri di utilità e di capacità di incidere nell’industria eccellenti che andrebbero coltivate, incentivate e aiutate. Eppure sembra che il punteggio ministeriale non riesca tenerne conto, finendo per premiare di più Ischia e Capri, manifestazioni sia ben chiaro molto costose e che hanno un grande impatto sulle loro isole, ma che fino ad oggi, almeno per quanto ci è dato sapere, non hanno prodotto nulla che abbia avuto un impatto culturale o industriale sul nostro settore, non hanno inciso sul cinema, non hanno prodotto una qualsiasi forma di valore per la filiera che non sia aver ospitato grandi talent, cosa che in sé, vale la pena urlarlo, non è un valore. La presenza dei talent è un valore quando questi incontrano il pubblico, si spendono, parlano e aiutano la veicolazione della cultura cinematografica, come avviene fin dall’inizio alla Festa del cinema di Roma, in cui l’ospite internazionale è al centro di una masterclass, o è un valore quando come a Giffoni incontrano la platea di ragazzi che pone domande a personalità come Baz Luhrmann.

Sia ben chiaro che questo non significa che gli altri festival non meritino di esistere, nessuna delle manifestazioni elencate merita di scomparire o di non ricevere fondi e non siamo certo noi a chiedere che questo accada. La domanda è se la scala dei valori rappresenti il vero contributo che queste manifestazioni danno alla cultura. Che poi è quello che il ministero finanzia oltre all’ugualmente importante impatto sul territorio.
Il Biografilm Festival che ha presentato a Bologna film importanti (poi distribuiti da I Wonder che è parte del festival), attirato autori emergenti ma anche venerati maestri, che ha creato un piccolo polo culturale nella città tra concerti, film e presentazioni, prende la metà! Cioè 80.000€. Il Far East Film Festival che fa un lavoro unico nel suo genere e preziosissimo, che ha avuto ospite fino anche Jackie Chan e mostrato (e continua a mostrare) in Italia i lavori dei maggiori maestri asiatici, prende 90.000! La metà del Magna Graecia Film Festival. Con tutto il rispetto per il Magna Graecia Film Festival, il suo lavoro di certo non facile e il suo impatto sul territorio, è una valutazione corretta?

Di nuovo, è fuori di dubbio che i soldi siano assegnati in totale trasparenza e in base ai materiali presentati e ai relativi meriti che vengono richiesti. Ma in questo senso ci sentiamo di sposare e amplificare la domanda sintetica che pone Sangiorgio dopo aver parlato di queste differenze di valutazione tra manifestazioni: “È questa l’idea di festival che lo stato vuole supportare?”.

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