Dune di David Lynch, un articolo del 1983 racconta la folle produzione: tra carcasse di cane e ricoveri in ospedale

In attesa del film di Denis Villeneuve, ritroviamo un articolo del 1983 che raccontava la visita al set del Dune di David Lynch

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Dune di Denis Villeneuve è uno dei progetti più attesi, complessi e ambiziosi del 2020. Ma il mondo ideato da Frank Hebert non è nuovo a trasposizioni: nel 1984 David Lynch eseguì un primo tentativo di traduzione in immagini, tramutatosi in un sonoro flop al botteghino. Il film trovò però una seconda vita nel circuito di appassionati di fantascienza grazie alle edizioni vhs ottenendo lo status di piccolo cult. Discusso e discutibile, il film di Lynch ha attraversato una produzione travagliatissima.

In attesa di immergerci di nuovo nelle sabbie del deserto di Arrakis abbiamo cercato e ritrovato un vecchio articolo del New York Times, scritto nel 1983, cronaca di una visita al set del film. Tra intervista alla produttrice, al regista David Lynch e al resto del cast (tra cui l’attore Max Von Sydow), quello che si legge è il racconto di una lavorazione drammatica, ma totalmente folle e vitale. Tra carcasse di cane trovate nel deserto e i ricoveri in ospedale della troupe, l’articolo è una fonte ricchissima per immergersi nella realizzazione (unica) di questo film unico.

Intervistata in apertura, la produttrice Raffaella De Laurentiis delinea, facendo intravvedere una certa preoccupazione, una produzione mastodontica: 53 ruoli con battute, 20.000 (ventimila) comparse e 900 persone impiegate regolarmente nella troupe. Le aspettative sul progetto erano altissime.

Gran parte delle riprese del film sono state effettuate in Messico per ragioni di cambio della moneta favorevole e per la grande disponibilità dei spazi oltre che per il deserto. Il film ad Hollywood sarebbe costato più di 75 milioni di dollari, in Messico attorno ai 50. Ma non tutto andò secondo i piani.

Un estratto dall’articolo:

Nei Churubusco Studios dove Dune ha occupato tutti gli 8 teatri di posa per più di sei mesi c’è sempre una crisi. Un paio di volte a settimana cade la linea telefonica. Oggi l’elettricità è mancata per tre ore. “non possiamo usare la macchina da cucire, non possiamo fare i costumi, non possiamo usare la Xerox o le macchine da scrivere” ha detto la signora De Laurentiis “immagina di fare un film come Dune senza elettricità e con un telefono; realizzare il film più avanzato di sempre in un paese senza tecnologia”.

Stando a quanto raccontato nell’articolo, questi fatti sono solo la punta di una serie di inconvenienti piuttosto bizzarri.

Una spedizione di 1.000 libbre di spaghetti è restata ferma nella dogana per tre mesi. L’antico vulcano usato come location si è rivelato essere una discarica per carcasse dei cani morti. Quando la Universal ha portato 60 esercenti cinematografici e le loro mogli a Churubusco sono stati messi ovunque memo per assicurarsi che i bagni avessero scorte di carta igienica.

Non tutti gli imprevisti potevano essere presi alla leggera. Viene infatti reso noto nell’articolo che durante il primo mese e mezzo di produzione il 15% della troupe era finita in ospedale e un importante membro della crew aveva rischiato la via per via di un'emorragia interna. Stando alle parole di De Laureniis le cose hanno iniziato ad andare meglio dopo avere assunto un cuoco dall’Italia e avergli fatto aprire il suo ristorante presso gli studios. La location era inoltre molto piovosa e la produzione doveva sperare in ogni modo che il tempo atmosferico coincidesse con quello delle riprese. Secondo il giornalista, Raffaella de Laurentiis girava per il set indossando una collana di perle dal valore di 10.000 dollari. La chiama “la collana della pioggia” perchè, a quanto pare, l’aveva aiutata durante l’arrivo di un uragano nella sua prima esperienza, a 23 anni, su un set. Quando toccò l’oggetto, datole dalla madre, la tempesta finì. La stessa cosa accadde durante la produzione di Conan il barbaro e diventò così un porta fortuna immancabile.

dune david lynch

L’unico che, dalle impressioni del giornalista, non era preoccupato da queste interferenze era David Lynch il cui unico problema era quello di sintetizzare Dune nella lunghezza di un film normale. Lo scenografo Tony Masters ha detto a proposito del regista: “se David vede qualcosa che sembra vagamente normale, cerca di cambiarlo. Odia tutto ciò che assomiglia a Star Wars o a qualsiasi altro film. Se ne esce con queste idee che non hanno senso, ma quando le inseriamo nel film acquisiscono una ragion d'essere nel grande schema. È così che lavorano gli artisti come Picasso”.

Ma non tutto è disastroso. C’è spazio anche per un cauto ottimismo per l’esito delle riprese. Fa sorridere nell’articolo la definizione di Kyle MacLachlan come “un giovane attore sconosciuto di 24 anni che fa il suo debutto sullo schermo come Paul Atreides”. Ma colpisce soprattutto la meraviglia e lo stupore, a fronte delle disgrazie, per l’immensità dei set. Le scenografie erano così realistiche che Max Von Sydow disse al giornalista che “in questi set non devi investire molta energia nell’ignorare ciò che è falso”.

Che cosa ne pensate di Dune di David Lynch? Quanto attendete la nuova trasposizione? Fatecelo sapere nei commenti!

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