Due visionari al Lido
Venezia 67, Giorno 7 - Presentati al Festival gli ultimi lavori di Alex de la Iglesia e Jan Svankmajer: momenti notevoli, ma i film non convincono del tutto…
Rubrica a cura di ColinMckenzie
Surviving Life
Non ho fatto mistero che Surviving Life di Jan Svankmajer fosse una delle opere che attendevo più della Mostra. D'altronde, nell'anno in cui l'Alice di Tim Burton fa rimpiangere quello del maestro cecoslovacco, la possibilità di vedere l'ultimo suo lavoro al Lido non era da perdere.
Va premesso che era il mio quinto film della giornata e con un debito di sonno notevole, quindi assistere alla pellicola alle 10 di sera non era semplice. D’altronde, forse si potrebbe dire che, essendo un prodotto sui sogni, erano le condizioni ideali.
Non c'è dubbio che, come suo solito, ci siano diversi momenti geniali. Penso allo studio della psicanalista e all’esilarante quadro di Freud. O ai diversi momenti inquietanti (come i denti strappati), che lo rendono ben diverso dai classici prodotti di animazione per bambini.
Purtroppo, è evidente come Surviving Life sia un prodotto fin troppo lungo per il suo bene, in cui si sente anche il bisogno di inserire un prologo del regista che si lamenta del basso budget (e fin lì, nulla da dire) e della necessità di arrivare a una durata accettabile (che evidentemente è un concetto relativo, perché 20-30 minuti in meno avrebbero fatto benissimo).
In effetti, quello che lascia più perplessi è l’idea di ripetere continuamente le stesse idee, magari con delle minime variazioni. Forse il concetto che si voleva portare avanti era proprio quello dei sogni ricorrenti, ma il risultato è una pellicola troppo cerebrale.
Lo stesso si può dire dei personaggi, che non riescono a coinvolgere come dovrebbero, proprio per questo eccesso di elementi inseriti. Insomma, fa sempre piacere che Svankmajer continui a fare film, ma Surviving Life non è uno dei suoi capolavori…
Balada Triste de Trompeta
E' bello vedere in concorso un autore come de la Iglesia, che potrà anche non azzeccare un film ma di sicuro non annoia.
Non si puo' dire che il regista perda tempo, visto che ci getta subito nella guerra civile, che sconvolge anche la tranquilla vita di un circo.
E' senza dubbio il momento migliore del film, 15 minuti che ci regalano un'incredibile scontro tra franchisti e comunisti affiancati dagli artisti del circo e che avrebbero potuto essere girati da John Woo. Puro cinema visionario, in cui manca solo Chow Yun Fat, ma c'è gente che spara con due pistole come avviene in The Killer.
Peccato che poi si vada a finire in una storia di circo classica, con un andamento che per buona parte è stereotipato e non sorprendente come si poteva sperare. Vero anche che si può passare nel giro di due minuti dalla violenza, al sesso e al dramma più spinto. O una battuta di caccia particolarissima.
Qui siamo nel classico mix di generi che de la Iglesia adora mettere in scena. Peccato che l'elemento di melodramma fou non venga sviluppato come meritava e soprattutto non risulti cosi coinvolgente.
Forse dipende anche dalla scelta di non rendere il clown triste una vittima completa, decisione coraggiosa ma non efficace. In definitiva, una pellicola più ammirevole per le intenzioni che per i risultati...
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