Drive Angry è un film sul nonno migliore di sempre

Drive Angry di Patrick Lussier è un fierissimo B-movie nel quale Nicolas Cage pettinato malissimo interpreta il miglior nonno della storia del cinema

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Drive Angry va in onda su 20 Mediaset questa sera alle 21:04

“... e poi c’è il 3D, che è diverso da tutto quello che ho visto o fatto finora [...] Sto provando a sperimentare con il formato, per esempio, se tiro fuori la lingua riesco a farla uscire dallo schermo e arrivare alla quarta fila?”. Se queste parole di Nicolas Cage datate luglio 2010 (l’intervista completa è qui: è una collezione di perle), un anno prima dell’uscita al cinema di Drive Angry, non vi hanno convinto a recuperarlo (o riguardarlo), i casi sono due: o non vi piace Nicolas Cage, e in questo caso vi sbagliate, oppure avete rivisto il film di Patrick Lussier proprio l’altroieri, e in questo caso vi perdoniamo, e vi chiediamo invece di aiutarci a convincere chi è ancora titubante di fronte alla prospettiva di guardare un film di exploitation che parla di macchine, pistole, Satana e del nonno migliore di sempre.

Drive Angry e il 3D

Ve lo ricordate il 3D? Quello da sala, quello per cui ti consegnano gli occhialoni all’ingresso e devi restituirli all’uscita, quello che si affacciò timidamente sulla scena cinematografica intorno al 2005 e che esplose definitivamente quattro anni dopo con l’uscita di Avatar, quello che ora sembra dimenticato – parola chiave “sembra”, visto che di film in 3D ne vengono ancora girati parecchi ogni anno, solo che non fanno più tanta notizia e quando la fanno non è per la questione della terza dimensione – ma che al tempo, e per parecchi anni a venire, influenzò le produzioni al punto che in parecchi film c’erano intere sequenze concepite e girate esclusivamente per mettere in mostra questa nuova magia cinematografica?

Patrick Lussier se lo ricorda benissimo, perché fu tra i primi a salire a bordo e il primo a dirigere un film horror girato in 3D (l’altrimenti dimenticabile remake di My Bloody Valentine). Drive Angry è il suo quarto film per la sala cinematografica, e il primo a staccarsi almeno in parte dalle sue radici nel cinema dell’orrore per andare a esplorare territori adiacenti: exploitation, film di macchine e inseguimenti, persino, se volete credere a Cage, il western e i primi film di Charles Bronson. E ovviamente lo fa in 3D, perché è un film del 2011 e al tempo era impensabile avere a disposizione 40 milioni di dollari e non spenderne una parte per assicurarsi che ogni volta che Nicolas Coppola spara un proiettile si possa dirigerlo verso la macchina da presa “come se uscisse dallo schermo!”.

Amber Heard

Drive Angry, Amber Heard, William Fichtner…

E Nicolas Cage spara parecchi proiettili nel corso di Drive Angry: non tutti finiscono per diventare protagonisti di un’altra scena che mette in mostra il 3D, ma più o meno tutti finiscono per infilarsi dentro la carne o le ossa di qualcuno, quasi sicuramente un cattivo. Nonostante tutte le sue pretese di progresso tecnologico, infatti, Drive Angry è un film old school, da drive-in (nell’accezione più lansdale-iana del termine), nel quale l’azione regna sovrana e che è diretto da Lussier con la mano più libera e rilassata possibile: sembra quasi di vederlo sulla sua seggiolina da regista che prende da parte Cage, Amber Heard e William Fichtner e dice loro “la storia la conoscete, i personaggi anche, ora fate come volete”.

Perché Drive Angry è prima di tutto un film di personaggi e personalità e carisma. Ad Amber Heard è affidato il ruolo di Piper Lee, una che potrebbe uscire da un rape&revenge e alla quale è risparmiata la parte del rape per concentrarsi su quella successiva, che è poi quella divertente; e lei se la gode da matti, tira fuori tutto il Texas che è in lei e passa tutto il film a strillare e prendere a pugni e calci qualsiasi cosa si muova. William Fichtner fa il contabile del diavolo – letteralmente – e abita il ruolo nell’unico modo possibile: con l’arroganza soprannaturale di un demone a cui interessa solo che i conti tornino, e che guarda dall’alto in basso (o dal basso in alto, viste le sue origini?) i futili umani che gli si parano davanti. Billy Burke è Jonah King, capo e santone di una setta di adoratori del Diavolo, e ce la mette tutta per far dimenticare che quello stesso anno faceva anche il padre di Bella in Twilight. Non c’è un singolo personaggio che non sia lasciato libero di esprimersi e di fare quello che vuole in barba ai rischi dell’overacting, anche se ovviamente c’è un unico campione indiscusso.

Fichtner

... e Nicolas Cage

Ha i capelli biondi con un accenno di mullet, una pistola appartenuta a Satana e quando le cose esplodono lui guarda nella direzione opposta: non sappiamo se Lussier e Todd Farmer abbiano scritto Drive Angry pensando a Nicolas Cage, ma dovendo scommettere due euro punteremmo sul sì. John Milton è un tizio che è morto, e una volta arrivato all’Inferno ha scoperto che sua figlia e suo cognato sono finiti schiavi della setta guidata da Billy Burke, il quale li ha uccisi e ora vuole far fuori anche loro figlia per evocare finalmente Satana. La cosa lo fa talmente incazzare che Milton decide di scappare dall’Inferno per tornare sulla Terra a salvare la neonata e vendicarsi di chi le ha ucciso i genitori; nel farlo si impossessa della pistola di Satana, e oltretutto si ritrova alle calcagna il succitato contabile. A voi magari sembra una backstory ridicola – noi in realtà vorremmo tantissimo vedere un prequel che racconta la fuga di Milton dalla prigione infernale –, ma per Nicolas Cage un personaggio del genere è come andare a nozze.

E infatti il suo nonno non-morto vendicatore è il cuore di Drive Angry, e il vero motivo per cui il film riesce a elevarsi da “competente” a “piccolo cult”. Se al posto di Cage e delle sue linguacce in favore di camera ci fosse qualcun altro, chiunque altro, probabilmente ci si renderebbe conto che Lussier ha girato un film che imita quasi alla perfezione i suoi modelli che risalgono a trenta/quarant’anni prima, ma che ci ha messo pochissima personalità: sembra strano da dire, ma per quanto divertente Drive Angry è anche terribilmente scolastico e un po’ piatto nonostante tutto quel 3D. O meglio, di nuovo: lo sarebbe, se non fosse che quando la messa in scena arranca e il ritmo rallenta c’è sempre Nonno Milton che salva la situazione, che sia facendo saltare teste mentre sta facendo sesso o facendo saltare teste mentre sta inseguendo un camper (l’importante è far saltare teste). Sarebbe potuto essere qualcosa di più? Sì, probabilmente in mano ad altri (Robert Rodriguez, per esempio, o la coppia Neveldine/Taylor) sarebbe potuto diventare un nuovo vecchio classico invece di un film appena carino. Ma possiamo comunque accontentarci, soprattutto grazie al miglior nonno cinematografico di sempre.

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