Drive Angry è un film sul nonno migliore di sempre
Drive Angry di Patrick Lussier è un fierissimo B-movie nel quale Nicolas Cage pettinato malissimo interpreta il miglior nonno della storia del cinema
“... e poi c’è il 3D, che è diverso da tutto quello che ho visto o fatto finora [...] Sto provando a sperimentare con il formato, per esempio, se tiro fuori la lingua riesco a farla uscire dallo schermo e arrivare alla quarta fila?”. Se queste parole di Nicolas Cage datate luglio 2010 (l’intervista completa è qui: è una collezione di perle), un anno prima dell’uscita al cinema di Drive Angry, non vi hanno convinto a recuperarlo (o riguardarlo), i casi sono due: o non vi piace Nicolas Cage, e in questo caso vi sbagliate, oppure avete rivisto il film di Patrick Lussier proprio l’altroieri, e in questo caso vi perdoniamo, e vi chiediamo invece di aiutarci a convincere chi è ancora titubante di fronte alla prospettiva di guardare un film di exploitation che parla di macchine, pistole, Satana e del nonno migliore di sempre.
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Drive Angry e il 3D
Ve lo ricordate il 3D? Quello da sala, quello per cui ti consegnano gli occhialoni all’ingresso e devi restituirli all’uscita, quello che si affacciò timidamente sulla scena cinematografica intorno al 2005 e che esplose definitivamente quattro anni dopo con l’uscita di Avatar, quello che ora sembra dimenticato – parola chiave “sembra”, visto che di film in 3D ne vengono ancora girati parecchi ogni anno, solo che non fanno più tanta notizia e quando la fanno non è per la questione della terza dimensione – ma che al tempo, e per parecchi anni a venire, influenzò le produzioni al punto che in parecchi film c’erano intere sequenze concepite e girate esclusivamente per mettere in mostra questa nuova magia cinematografica?
Drive Angry, Amber Heard, William Fichtner…
E Nicolas Cage spara parecchi proiettili nel corso di Drive Angry: non tutti finiscono per diventare protagonisti di un’altra scena che mette in mostra il 3D, ma più o meno tutti finiscono per infilarsi dentro la carne o le ossa di qualcuno, quasi sicuramente un cattivo. Nonostante tutte le sue pretese di progresso tecnologico, infatti, Drive Angry è un film old school, da drive-in (nell’accezione più lansdale-iana del termine), nel quale l’azione regna sovrana e che è diretto da Lussier con la mano più libera e rilassata possibile: sembra quasi di vederlo sulla sua seggiolina da regista che prende da parte Cage, Amber Heard e William Fichtner e dice loro “la storia la conoscete, i personaggi anche, ora fate come volete”.
Perché Drive Angry è prima di tutto un film di personaggi e personalità e carisma. Ad Amber Heard è affidato il ruolo di Piper Lee, una che potrebbe uscire da un rape&revenge e alla quale è risparmiata la parte del rape per concentrarsi su quella successiva, che è poi quella divertente; e lei se la gode da matti, tira fuori tutto il Texas che è in lei e passa tutto il film a strillare e prendere a pugni e calci qualsiasi cosa si muova. William Fichtner fa il contabile del diavolo – letteralmente – e abita il ruolo nell’unico modo possibile: con l’arroganza soprannaturale di un demone a cui interessa solo che i conti tornino, e che guarda dall’alto in basso (o dal basso in alto, viste le sue origini?) i futili umani che gli si parano davanti. Billy Burke è Jonah King, capo e santone di una setta di adoratori del Diavolo, e ce la mette tutta per far dimenticare che quello stesso anno faceva anche il padre di Bella in Twilight. Non c’è un singolo personaggio che non sia lasciato libero di esprimersi e di fare quello che vuole in barba ai rischi dell’overacting, anche se ovviamente c’è un unico campione indiscusso.
... e Nicolas Cage
Ha i capelli biondi con un accenno di mullet, una pistola appartenuta a Satana e quando le cose esplodono lui guarda nella direzione opposta: non sappiamo se Lussier e Todd Farmer abbiano scritto Drive Angry pensando a Nicolas Cage, ma dovendo scommettere due euro punteremmo sul sì. John Milton è un tizio che è morto, e una volta arrivato all’Inferno ha scoperto che sua figlia e suo cognato sono finiti schiavi della setta guidata da Billy Burke, il quale li ha uccisi e ora vuole far fuori anche loro figlia per evocare finalmente Satana. La cosa lo fa talmente incazzare che Milton decide di scappare dall’Inferno per tornare sulla Terra a salvare la neonata e vendicarsi di chi le ha ucciso i genitori; nel farlo si impossessa della pistola di Satana, e oltretutto si ritrova alle calcagna il succitato contabile. A voi magari sembra una backstory ridicola – noi in realtà vorremmo tantissimo vedere un prequel che racconta la fuga di Milton dalla prigione infernale –, ma per Nicolas Cage un personaggio del genere è come andare a nozze.
E infatti il suo nonno non-morto vendicatore è il cuore di Drive Angry, e il vero motivo per cui il film riesce a elevarsi da “competente” a “piccolo cult”. Se al posto di Cage e delle sue linguacce in favore di camera ci fosse qualcun altro, chiunque altro, probabilmente ci si renderebbe conto che Lussier ha girato un film che imita quasi alla perfezione i suoi modelli che risalgono a trenta/quarant’anni prima, ma che ci ha messo pochissima personalità: sembra strano da dire, ma per quanto divertente Drive Angry è anche terribilmente scolastico e un po’ piatto nonostante tutto quel 3D. O meglio, di nuovo: lo sarebbe, se non fosse che quando la messa in scena arranca e il ritmo rallenta c’è sempre Nonno Milton che salva la situazione, che sia facendo saltare teste mentre sta facendo sesso o facendo saltare teste mentre sta inseguendo un camper (l’importante è far saltare teste). Sarebbe potuto essere qualcosa di più? Sì, probabilmente in mano ad altri (Robert Rodriguez, per esempio, o la coppia Neveldine/Taylor) sarebbe potuto diventare un nuovo vecchio classico invece di un film appena carino. Ma possiamo comunque accontentarci, soprattutto grazie al miglior nonno cinematografico di sempre.