Dopo la pandemia i set televisivi provano a tornare alla normalità... o quasi
Non è un segreto che la pandemia abbia sconquassato il mercato mondiale dell'intrattenimento a partire da marzo del 2020
Le porte degli studi televisivi e dei set nel nostro paese sono state infatti riaperte a fine giugno e dopo più di un mese di "ritorno alla normalità", si può ormai affermare che il protocollo per la tutela dei lavoratori adottato è più che rodato e funzionante.
Cosa è cambiato sui set italiani?
Oltre al responsabile per la sicurezza, un medico aziendale e ad un rappresentante dei lavoratori, figure la cui presenza era già prevista dal nostro sistema legislativo, su ogni set, a disposizione dei lavoratori, c'è ora anche un supporto operativo ed emergenziale (in sostanza personale della Croce Rossa) ed una figura specificatamente preposta al controllo del rispetto delle regole anti-covid. Particolare attenzione, nel protocollo italiano, è dedicata alla sanificazione degli spazi ed alla garanzia di una buona circolazione d'aria negli ambienti di lavoro, così come è obbligatorio per tutti i lavoratori denunciare eventuali sintomi ed evitare di recarsi al lavoro con una temperatura superiore a 37.5.
Oltre all'obbligo dell'uso delle mascherine ed a quello del mantenimento delle distanze di un metro, una delle misure più efficaci riguarda la frequenza con cui sono fatti i test sierologici ed i tamponi ai membri di cast e troupe. Per quanto concerne le troupe, i lavoratori sono sottoposti a test sierologico ogni 15 giorni, mentre gli attori ed i membri della trupe che sono più a contatto con loro, come parrucchieri, truccatori, costumisti, microfonisti e regia, a tampone ogni settimana.
Le comparse non possono avere contatti con i reparti costumi, trucco e acconciatura, a meno che non sia strettamente necessario, e dovranno recarsi sul set già pronti per girare, mentre gli attori protagonisti non hanno limitazioni di sorta durante le riprese di una scena, il che vuol dire che sono concessi abbracci, baci e vicinanza, anche se la loro frequenza è sicuramente controllata a monte, in sede di stesura dei copioni.
Cosa succede negli Stati Uniti ed in Canada?
Le dolenti note giungono purtroppo dai paesi leader del settore del mercato dell'intrattenimento. Non è un segreto che negli Stati Uniti il propagarsi del covid-19 sia una faccenda preoccupante anche in California, dove si trovano la maggior parte dei set televisivi e cinematografici. Il fatto, poi, che i protocolli di sicurezza per gli ambienti di lavoro siano di competenza statale e non del governo centrale, sicuramente non aiuta a semplificare il generale stato di confusione che imperversa nel paese. Il primo stato a pubblicare un protocollo di sicurezza è stata la Georgia, dove vengono girati molti show, tra i quali, i più famosi, sono The Walking Dead ed i suoi spinoff e Stranger Things.
Il protocollo dello stato è incentrato sul frequente uso di disinfettanti per le mani, sull'obbligo di indossare mascherine e visiere protettive e sul distanziamento sociale.
In generale, in tutti i set americani, ciò che cambia è che non saranno ammessi più visitatori, la troupe dovrà mangiare mantenendo le distanze, il cibo servito dai catering dovrà essere distribuito in porzioni singole e non saranno permesse più di 10 ore di riprese al giorno, per dedicare maggiore spazio alla pulizia ed alla preparazione dei set, con evidenti ripercussione sui tempi e sui costi di ogni produzione televisiva. I set saranno poi divisi idealmente in zone, con quella occupata dagli attori, denominata "zona A", in cui i lavoratori che vi hanno accesso dovranno usare particolare attenzione al distanziamento sociale. Le attuali linee guida della SAG-AFTRA, il sindacato americano dei lavoratori dello spettacolo, impone inoltre che gli attori vengano sottoposti a tampone 3 volte a settimana, mentre i membri delle troupe 1 volta a settimana. Nonostante la frequenza dei test, durante le riprese è consigliata una distanza tra attori di almeno 6 piedi (quasi 2 metri) e nel caso in cui la scena non lo permetta, è fatto obbligo di tenere traccia del tipo di interazione tra le persone coinvolte per poter eventualmente risalire all'origine di un possibile contagio. E' richiesta inoltre una sensibile riduzione del numero delle comparse presente in scena.
Come è noto, inoltre, molte produzioni americane girano in Canada, a Vancouver, nella British Columbia, dove The Good Doctor avrebbe dovuto essere uno dei primi show a riprendere le riprese.
I protocolli applicati dallo stato canadese per l'era televisiva post-covid, in un paese che ha visto sparire l'indotto di un'industria del valore di 9 miliardi di dollari ed ha quindi una certa fretta di tornare alla normalità, sono molto simili a quelli americani ed una delle parole d'ordine da loro adottate è "spopolare i set". Shawn Williamson, uno dei produttori dello show con protagonista Freddie Highmore, ha spiegato in una recente intervista con CBC come la produzione di The Good Doctor si sia preparata per ricominciare le riprese liberando spazio sul set e rendendolo molto più arioso di prima, per permettere ad attori e troupe di mantenere le distanze, di come abbiano fatto in modo che gli operatori delle camere da presa lavorino per lo più sulle gru si sia inoltre imposto ai membri della troupe di mantenere il più possibile le distanze, guardando il girato dagli schermi, piuttosto che dal vivo.
Nonostante l'approccio conservativo, la serie che avrebbe dovuto riprendere le riprese ad inizio agosto, il 31 luglio è stata messa inaspettatamente in pausa a causa di problemi sorti con la frequenza dei test previsti per i lavoratori.
Se negli USA i sindacati hanno spinto per test sierologici e tamponi frequenti, a Vancouver ci si è scontrati ironicamente con il problema opposto. Con un totale di 3.834 casi, 195 morti ed un numero di ricoverati scesi negli ultimi tempi a 5 unità, la British Columbia vuole diminuire sensibilmente il numero di test, volontà che si è scontrata con le linee guida americane. Molti degli attori delle serie girate in Canada sono infatti americani che collaborano con troupe locali, il che sta creando dei problemi giurisdizionali, tra chi vorrebbe che fossero seguite le regole del sindacato americano e chi vuole invece vengano privilegiate quelle statali canadesi.
Un altro motivo di conflitto nasce inoltre dai laboratori a cui dovrebbero essere affidati i test: mentre gli americani vorrebbero usare laboratori del loro paese, i canadesi non vogliono correre il rischio che uno degli aspetti più delicati dei protocolli di sicurezza venga affidato a qualche struttura non riconosciuta dalle autorità locali. Se non si risolverà questo conflitto in tempi brevi, lo scontro di volontà a cui stiamo assistendo per The Good Doctor, potrebbe ragionevolmente ripetersi anche per le serie di The CW, per cui sarebbe previsto un ritorno sui set a fine agosto.
Nonostante i dirigenti americani dei vari network si siano dichiarati ottimisti garantendo che, per il bene di quest'industria, si troverà presto un accordo tra il Canada ed i sindacati americani, non è escluso che, una volta ricominciate le riprese, ci si possa scontrare con nuovi ed imprevisti problemi, che potrebbero ritardare ulteriormente un mercato in evidente difficoltà. Per ulteriori sviluppi, non ci resta quindi che attendere per comprendere fino in fondo quali saranno le ripercussioni sulla prossima stagione televisiva 2020-2021.