Dopo Endgame la Marvel è andata in psicanalisi e Loki ne è la prova

Finita la fase 3 la Marvel è andata in psicanalisi creativa, si è guardata allo specchio e ha portato se stessa in Loki sotto forma di TVA

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Dopo avere portato a conclusione il viaggio del suo primo decennio con Avengers: Endgame, la Marvel si è guardata allo specchio, è andata in psicanalisi, e ha iniziato a sviluppare le serie tv. Il primo episodio di Loki nasce da un’azienda che si è analizzata per bene. Sa che con il grande kolossal campione di incassi ha detto tutto. E allora ha deciso di raccontare altro.

Le prime tre serie tv Marvel dimostrano quanto i processi creativi, quasi scientifici, che tengono insieme le produzioni siano entrati nella struttura stessa degli episodi. A guardare WandaVision o il pilot di Loki sembra di assistere a un dietro le quinte nella stanza degli sceneggiatori.

È questa una maturità narrativa che si tramuta in prodotti lontanissimi dal campo di gioco più “sicuro” (nel senso di successo al botteghino) in cui l’azienda si è mossa in questi anni. Hanno indirizzato il percorso cinematografico per creare personaggi dallo sviluppo complesso, film con archi narrativi toccanti. L’orchestra di supereroi ha saputo far sentire il suono distintivo di ciascuno strumento. Quello che è stato è un viaggio soprattutto emotivo che ha costruito e decostruito tutto il possibile nella tradizione del genere.

Ora, con l'esperienza nello streaming, la Marvel sta cercando di rinnovarsi non più nei contenuti ma soprattuto nella forma. Viene in aiuto la cadenza episodica, simile a quella del (cine)fumetto. Anche la forma lunga permette più digressioni, momenti di deviazione rispetto al semplice susseguirsi degli eventi. I tempi di sospensione, le scene non strettamente necessarie, creano accenti diversi nella grammatica visiva. Tutto sembrano tranne che cinecomic (per lo meno fino agli episodi finali).

La Marvel con WandaVision ha esplorato le sitcom, l’influenza dei media sulla percezione della propria esistenza. The Falcon and the Winter Soldier è migliore quando riflette sul razzismo e sul concetto di patriottismo, rispetto a quando si fa super thriller politico. Loki ha già messo sul tavolo tanti temi, come l’identità, il libero arbitrio, l’esercizio della forza come tentativo di affermazione del debole. Staremo a vedere come si evolverà.

Quello che importa al pilot di Loki è, invece di lanciare una (sola) trama, impostare ancora una volta uno stile mai visto prima in questo universo (tra Brazil e Le 12 fatiche di Asterix) e guadagnare la libertà più assoluta di far andare i prossimi episodi in territori imprevedibili. Questo grazie alla TVA. L’oggetto narrativo più auto analitico che la Marvel abbia mai messo nelle sue opere. 

Kevin Feige e il suo team si guardano in uno specchio di lacaniana memoria. Non è un caso che il semidio riviva i propri “highlight” guardando uno schermo. Il cinema riflette noi stessi, come dicono alcune teorie sull’audiovisivo. Il cinema riflette la struttura aziendale, secondo la Marvel di Loki.

La TVA è nella serie un’agenzia di controllo del flusso temporale, ma - fuori dal velo della finzione - è chiaramente uno specchio che  riflette il dietro le quinte dello studio. Mobius combatte i burocrati che "vogliono solo cancellare e resettare" come Kevin Feige si liberò del “comitato creativo Marvel” più conservativo rispetto alle sperimentazioni sui personaggi. 

loki mefisto serie tv

Villain in cerca di autori, e di identità. Loki deve essere perfettamente consapevole delle proprie capacità per portare a termine gli inganni. E alla fine dell’episodio sembra dimostrarlo.

Eppure Loki, non più Odinson, ma ora Laufeyson, appare incerto pure della sua carnalità. E se fossi un robot? Non posso saperlo se nei miei circuiti c’è la programmazione che mi convince di essere un semidio. Quando guarda la sua vita in avanti, quella che non è stata, si stupisce delle scelte che ha preso. La vita l’ha portato a evolversi, a cambiare da villain a eroe. Ma poi rifiuta quella versione, non gradisce come sono andate le cose. Il personaggio si ribella all'autore.

L’elenco dei successi mostrato da Mobius sembra ironicamente una collezione di sconfitte. Invece sono i suoi trionfi: perché ha portato le persone a unirsi e trovare la miglior parte della propria identità. Questo secondo la prospettiva Marvel, e non dal punto di vista di Loki.

Voi ridicoli burocrati non deciderete come finirà la mia storia!” dice Loki, ovvero un Tom Hiddleston appassionato di Marvel e del ruolo che vuole sfuggire alle chiusure dei contratti. La domanda è ora come usare il personaggio ribelle? A quale linea temporale dare fiducia? Contenerlo o provare a scatenarlo nella sua serie tv?

Perché alla fine la TVA non è altro che una catena di approvazione di sceneggiature possibili, di universi alternativi che cerca di preservare la compattezza di quella giusta. Scarlet Witch in WandaVision era una sceneggiatrice che esponeva i propri drammi e dilemmi sotto forma di dramma. In Loki invece c’è proprio lo studio di produzione, con le sue gerarchie e l’ansia di uscire dal seminato e rovinare l’intero affresco, di deludere il fandom o snaturarsi.

Poi ci sono i creativi come Mobius, quelli che si annoiano nella "timeline sacra” e pensano obliquo. Capiscono che per risolvere i problemi occorre fare strappi alle regole.

Fuor di metafora: l’episodio mostra chiaramente che, di fronte al problema di come rilanciare il personaggio, il team creativo si è interrogato se continuare lo sviluppo canonico o tentare nuove soluzioni lasciando intatto ciò che è stato fatto in passato. La soluzione sembra la seconda, per ora. 

Il Dio dell’Inganno toglie una maschera e ne mette altre. Ritorna ad essere un archetipo che può essere declinato in più modi e seguendo stili e apparenze diverse (vedremo una Loki donna?).

La forza più potente dell’universo è invece un ufficio burocratico dove ogni parola pronunciata entra in una gigantesca sceneggiatura da sottoscrivere. Dove le gemme dell’infinito sono conservate in un cassetto come gadget di un qualcosa ormai passato. Il miglior susseguirsi di eventi, quello “giusto” e canonico è però una forza che vuole cambiare. Si fa fatica a tenerlo insieme perché per natura genera varianti, versioni alternative e riscrittura.

Insomma, il canone Marvel è sacro, ma il divertimento arriverà in futuro anche dai tradimenti e dalle "eresie". E di questo la Marvel si è accorta analizzandosi di fronte allo specchio che sono le sue serie tv. 

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