Doom è davvero il peggior film di videogiochi di sempre?
Doom di Andrzej Bartkowiak è il peggior film tratto da un videogioco mai fatto o è vittima di un'enorme incomprensione?
Le parole “film tratto da un videogioco” sono da sempre sinonimo di disastro annunciato, non per qualche stupido pregiudizio ma perché la storia del (sotto)genere ha dimostrato a più riprese che, per dirla gentilmente, il salto di medium è più complicato di quanto possa sembrare. Pure in mezzo a un lungo elenco di tragedie cinematografiche, però, Doom di Andrzej Bartkowiak riesce a spiccare anche a quindici anni di distanza dall’uscita: demolito dalla critica, ignorato al botteghino, è il film che avrebbe potuto stroncare le carriere di Dwayne “The Rock” Johnson e della candidata all’Oscar Rosamund Pike, e viene regolarmente indicato come il peggiore tra tutti i pessimi film tratti da videogiochi usciti negli ultimi trent’anni. Di fronte a un giudizio così netto e tranciante, quindi, è lecito chiedersi: è davvero così, o abbiamo esagerato?
LEGGI: Young Rock: Dwayne Johnson condivide delle foto dal set della serie che racconta la sua vita
LEGGI: Undertaker prende in giro The Rock in un video di beneficenza
Doom e la pessima idea di adattarlo
L’idea di un film tratto da Doom esiste già dal 1994, in seguito all’uscita, e al successo straordinario, di Doom II: Hell on Earth, il videogioco insomma. Che, lo ricordiamo, parlava di un tizio che nel tempo è rimasto noto semplicemente come “Doomguy” e che ha pronunciato le prime parole della sua vita nel 2020 in Doom Eternal, il quale è un marine la cui missione è crivellare di colpi un sacco di demoni dell’inferno – d’accordo, stiamo semplificando, il punto è che Doom e Doom II non erano giochi con aspirazioni cinematografiche e che puntavano sulla narrazione e sulla complessità dei personaggi: erano sparatutto grondanti atmosfera, pericolo e misteri, tutte cose trasmesse dagli elementi videoludici prima che da quelli narrativi.
Doom e Vin Diesel
Doom divenne quindi un film con uno di quei processi un po’ forzati per cui l’idea c’è, i diritti ci sono e a quel punto diventa imperativo portare a casa il progetto in un modo o nell’altro. E infatti per un paio d’anni non fu neanche chiaro chi l’avrebbe diretto, questo film: il primo nome a uscire fu quello di Enda McCallion, che abbandonò il progetto pochi mesi dopo per dedicarsi a... ad altro, probabilmente, di sicuro non al cinema considerato che non ha mai diretto un film in vita sua. Al suo posto venne chiamato un altro agnello sacrificale, il polacco Andrzej Bartkowiak, direttore della fotografia di grande successo che aveva esordito cinque anni prima come regista con Romeo deve morire e per il quale Doom sarebbe stato il quarto film in carriera.
Anche la sceneggiatura subì un processo di ridimensionamento: la prima stesura conteneva parecchi elementi ripresi dai primi due videogiochi (uno su tutti il cacodemone), che vennero tagliuzzati per questioni di budget; si provò a coinvolgere Edgar Wright e Simon Pegg per dare una lucidata allo script, ma i due rinunciarono, e si decise quindi di tirare avanti con quello che c’era, e di mettersi in cerca del protagonista. Vin Diesel e Arnold Schwarzenegger, le prime scelte della produzione, dissero entrambi di no, e alla fine si optò per Dwayne Johnson (che allora non era ancora l’uomo più sexy del mondo), che aveva fatto il provino per il ruolo che finirà poi a Karl Urban ma che chiese di poter interpretare il capo della squadra ammazzademoni perché “mi sentivo attirato da quel personaggio”. A completare il cast di nomi importanti furono aggiunti Rosamund Pike e Karl Urban, e segnaliamo anche la presenza di Dexter Fletcher, il regista di Bohemian Rhapsody e Rocketman.
«Non si capisce nulla! Alza la gamma!»
Detto della storia produttiva travagliata pur nei limiti dell’accettabilità, com’è questo film su Doom nato sotto i peggiori auspici? Be’... prevedibilmente, un disastro. Racconta la storia di una squadra speciale di marine che vengono spediti su una base terrestre su Marte dove è successo... qualcosa, che ha a che fare con la sofferenza, il dolore e probabilmente l’inferno. Il team quindi deve investigare una serie di ambienti claustrofobici e male illuminati (e non per scelta artistica), sparando a ogni cosa si muova e pronunciando ogni tanto qualche one-liner da film d’azione della domenica pomeriggio.
È difficile spiegare cosa ci sia di sbagliato in Doom perché è difficile dire cosa ci sia di giusto. Non solo è (definizione tecnica) scritto con i piedi e recitato pure peggio, ha l’insormontabile difetto di essere girato e fotografato da gente che sembra non avere idea di cosa stia facendo. Se non avete paura di spoiler provate a guardare questa scena, che è all’incirca il climax del film, poi veniteci a raccontare cosa ci avete capito, dopodiché se avete coraggio spiegateci anche che è montata bene.
Il problema di Doom, e il motivo per cui guardarlo non è neanche divertente ma solo frustrante, è che non è girato come si dovrebbe girare un film sparatutto ambientato nei paraggi dell’inferno, ma assomiglia, a essere generosi, a una puntata di una serie poliziesca tedesca nella quale per non gonfiare il budget hanno deciso di girare tutto al buio. Se fosse un film di cui è divertente ridere saremmo qui a consigliarvelo di cuore; purtroppo è solo un film profondamente deprimente, per cui vi consigliamo piuttosto una serie di cose che potreste fare invece che guardarlo.
Eccole:
Giocare a Doom
Giocare a Doom II
Giocare a Doom III, al quale il film sarebbe in teoria ispirato
Giocare agli ultimi due Doom
Riordinare i calzini
Guardare un qualsiasi altro film di The Rock e vedere se riuscite a trovare di peggio (spoiler: forse sì)
Riguardare Gone Girl e ringraziare che Rosamund Pike sia uscita viva dall’ordalia di Doom
Distanziarvi socialmente
Andare in balcone a cantare a squarciagola le canzoni di Battisti
Non guardare Doom
Fissare la TV spenta
Guardare il film su Assassin’s Creed e chiedervi se sia meglio o peggio di Doom
Fare lo stesso con Prince of Persia, Tomb Raider e i film di Uwe Boll
Rileggere questo pezzo da capo: ci rivediamo qui tra un po'!