Doctor Strange nel multiverso della follia: le scene in cui si esprime in pieno lo stile Sam Raimi!

Tutte le volte che Sam Raimi ha preso il volante, senza freni, di Doctor Strange nel multiverso della follia e ha impresso il suo stile

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Spoiler Alert
Le prime reazioni della stampa al film Doctor Strange nel multiverso della follia lo dicevano: è un film di Sam Raimi. C’era solo da capire “quanto“ fosse un film di Sam Raimi. Chi ha visto il film (avvisiamo chi non l’ha fatto di fermarsi qui, dato che ci saranno importanti spoiler sulla pellicola) sa che la risposta è: tanto! 

Il nuovo film sullo stregone non più supremo della Marvel parte in medias res con una scena d’azione che non avrebbe sfigurato nel primo film diretto da Scott Derrickson. Richiede però un po’ di tempo prima di trasformarsi dal prodotto per famiglie in linea con lo standard della casa delle idee a un film in cui lo stile eccentrico e senza freni del regista può emergere. 

Si trasforma, come il suo protagonista, man mano che entra nelle pieghe del multiverso. Il terzo atto regala infatti vette di creatività assolute come non si vedevano da tempo in un blockbuster di questo tipo per famiglie. È fatto di pennellate grosse e irriverenti. Non si dimentica facilmente, ad esempio, il trattamento riservato agli Illuminati. Per forza di cose questo approccio è anche il più divisivo: prendere o lasciare. Chi sa cosa aspettarsi dal regista sarà più propenso a prendere. Gli altri a lasciare.

Per anni è stata elogiata la famosa scena della “nascita” di Doc Ock in Spider-Man 2, come perfetta fusione tra la colorata fantasia dei fumetti e la commedia horror di serie B. L’ultima ora di Doctor Strange del multiverso della follia è quella scena moltiplicata e dilatata per tutto il tempo necessario. Meglio quindi non venire presi in contropiede e conoscere le ossessioni e l’immaginario del regista (magari anche amarle). 

Ci sono alcuni momenti in cui la sua mano emerge particolarmente e dal basso prende il film e lo scuote come quella del maligno in Drag me to Hell. Scopriamo quindi quali sono i momenti più significativi in cui questo avviene.

Il cameo di Bruce Campbell in Doctor Strange

Non può esserci un film di Sam Raimi senza Bruce Campbell. Il suo cameo è simpatico, un’autocitazione esilarante, ma colpisce più forte (è il caso di dirlo) nella scena dopo i titoli di coda. Lì infatti il personaggio rompe involontariamente la quarta parete. L’attore feticcio pronuncia la sua battuta guardandoci negli occhi e dichiarando che “è finito“. Intende l’incantesimo che lo costringe a picchiarsi, noi capiamo il film.

La mano di Sam Raimi si vede nelle mani

Braccia che escono dalle pareti, che si muovono nell’ombra, e trascinano nell’oscurità. Una delle sue più grandi ossessioni è questa idea di trascinare all’inferno (Drag me to Hell) agito da una forza che attacca alle spalle. In Doctor Strange ce ne sono molte di mani che escono. Usano i riflessi dell’acqua, sfondano muri, ma soprattutto spezzano il collo. E che collo! Non che il personaggio in questione sia immune dalle morti sullo schermo, ma la sequenza immersa nel bianco, con un fumo nero che si avvicina, poteva farla solo Sam Raimi. Che uso meraviglioso del silenzio e del conseguente Jump Scare!

Doctor Strange nel multiverso della follia Sam Raimi

Questione di libri maledetti

Wanda e Scarlett Witch sono due entità quasi separate in questo film. In mezzo c’è un libro maledetto: il Darkhold. Come il Necronomicon de La Casa è un MacGuffin delizioso. Un oggetto che trascina con la sua sola presenza tutta l’atmosfera horror. Evoca demoni, anime e spiriti maledetti. Quando Christine deve curare il corpo esanime di Strange e proteggerlo dai fantasmi la fantasia del regista ricorda molto quella dei suoi capolavori di serie B.

Una nota per domarle tutte

La scena più bella del film è la battaglia delle note tra i due Strange. Un’apoteosi in cui il sodale Danny Elfman scatena tutta la sua potenza musicale insieme a quella del Dolby Atmos. Note che ruotano nello spazio, avvolgenti e travolgenti. Un’esplosione di creatività pura, un momento di puro cinema d’altri tempi, che fonde l’inventiva Disney di Fantasia con l’azione Marvel.

Gargantos come Doctor Octopus

Doctor Strange nel multiverso della follia inizia con una battaglia nelle strade contro la creatura mistica Gargantos. Un occhio collegato a dei tentacoli. Non possiamo sapere quanto sia voluto, ma la sequenza fa ripensare al combattimento tra Spider-Man e Doc Ock sui palazzi per salvare zia May appesa al cornicione. Lo stile è quello, la situazione è molto simile, Sam Raimi scalda i muscoli tornando (più o meno) dove aveva lasciato.

Doctor Strange Sam Raimi

In Doctor Strange si muore con gran facilità 

La strage degli Illuminati ha lasciato di stucco tutti. Uno scoppio di violenza improvvisa con teste che esplodono e corpi smembrati. Ma non fa paura, anzi, crea un sottile disagio dove non si sa se ridere, preoccuparsi, o tifare Wanda. È il privilegio del multiverso. Cioè quello di introdurre personaggi che non per forza hanno un peso. Non dobbiamo affezionarci a tutti, anche se hanno il nome e l’aspetto di “titolari” che potrebbero avere interi film da solisti a loro dedicati.

Qui il super gruppo è carne da macello. Nella prospettiva del regista la morte violenta serve per mostrare la portata dei poteri, l’accrescere della follia e della rabbia. È però stemperata da un tono di commedia horror. La reazione di spaesamento è quella che si cerca e si ottiene. Appena avviene quel momento ci sentiamo in balia del regista, fuori dalle regole dello storytelling: ora l’illusione è che tutto possa accadere e che nulla conti veramente. Un invito a divertirsi. 

Il corpo in decomposizione di Doctor Strange

Il Doctor Strange Zombie visto nel trailer e su cui tante teorie sono state fatte, altro non è che un corpo posseduto… dallo stregone stesso. In quel momento l’horror lovecraftiano si incontra con la corporeità in decomposizione. Involucri per anime dannati, le pelli e le carni si squarciano per dare uno sguardo all’aldilà. Quel momento in cui Strange riesce finalmente a controllare la sua nuova forma è da applausi.

Il Dreamwalking

Che cos’è il cinema di Sam Raimi se non un incubo ad occhi aperti o una passeggiata lucida nel mondo onirico? Nell’incontro tra le due realtà che quel sottile spazio in cui lui riesce a liberare tutta la sua creatività e tutti i suoi demoni. Più che multiverso della follia questa è una follia ad occhi chiusi, o forse spalancati, verso altre realtà.

E voi cosa ne pensate di Doctor Strange nel multiverso della follia? Fatecelo sapere nei commenti!

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