In lode del barone Cefalù, il più grande antieroe degli ultimi 60 anni di cinema italiano
Intrappolato da così tanti punti di vista diversi che alla fine non poteva scapparci che l'omicidio, il barone Cefalù vive in una distopia dell'Italia degli anni '60
Eppure la grandezza di Divorzio all’italiana, ancora visto oggi, sta soprattutto nel fatto che il barone è una gigantesca vittima della società. Le convenzioni lo tengono senza lavoro, le circostanze della sua vita (bloccato in casa con i genitori) lo rendono un bambino nonostante abbia 40 anni e i debiti accumulati lo confinano in un’ala di un grande palazzo. Che poi l’assenza di una legge sul divorzio lo costringa in un matrimonio che non desidera è solo l’ultimo di una lunga catena di vincoli.
Per capire quanto siamo lontani da tutto quel che girava all’epoca si pensi che 3 anni prima veniva pubblicato Il gattopardo e due anni dopo sarebbe diventato film. Un’altra storia siciliana non troppo diversa, in cui un nobile deve trattenersi di fronte al desiderio che prova per la giovane fidanzata del figlio. Quella era la morale vigente di fronte alla quale la modernità del barone Cefalù sembra venire dal decennio successivo, ribelle nei confronti del matrimonio e della tradizione. È un personaggio animato da desiderio di libertà fortissimo che non è difficile comprendere, visto come vive, immerso in una società che non ne concede né a lui, né a Rosalia né ad Angela. Nessuno è libero di fare niente e va a finire che qualcuno per questo dovrà morire.
Non stupisce nessuno che dopo l’uscita gli stessi giornali locali che avevano osannato il film del genio Germi che veniva a girare proprio nei loro paesi, l’abbiano massacrato urlando al vilipendio della cultura siciliana di quest’uomo del nord che non aveva capito nulla di quel che aveva raccontato. In realtà quell’antieroe arriva 7 anni prima del ‘68 in un clima completamente diverso a lottare non per gli altri ma solo per sé, abbandonato in una versione quasi distopica dell’Italia, un posto in cui tutti i problemi della nazione sono enfatizzati. Germi aveva capito che in un posto del genere il deviante, la persona che si ribella a tutto e per convenienza uccide è quasi un eroe.
In un momento di clamoroso gioco di specchi, durante il film, Mastroianni corre in cerca di prove per il suo omicidio nei vicoli vuoti della città, perché tutti sono al cinema a vedere il film scandalo La dolce vita, in cui Mastroianni stesso, insegue Anita Ekberg. Un pubblico assetato di trasgressione e scandalo guarda un Mastroianni (quello fighetto che Germi pensava inadatto al suo film) mentre un altro Mastroianni trafelato lotta contro di loro per la sua libertà.