Dieci videogiochi che vi terranno impegnati a lungo in questi tempi di quarantena domestica | Speciale

Ecco a voi una selezione di dieci videogiochi che vi terranno compagnia ben oltre il limite temporale della zona rossa, nel periodo della quarantena

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Gli appassionati di videogiochi potrebbero cogliere l'occasione in cui ci troviamo tutti per recuperare titoli molto lunghi che, per mancanza di tempo, hanno dovuto lasciare da parte. L’8 marzo 2020, domenica, verrà ricordato infatti come il giorno in cui l’Italia è entrata nella più grossa crisi sanitaria, economica e sociale da quando nel 1946 si costituì come Repubblica democratica fondata sul lavoro. Il blocco – parziale ma comunque estesissimo – del Paese ha provocato reazioni di ogni tipo da parte delle categorie coinvolte (cioè l’intera popolazione italiana): paura, sollievo, fastidio, disorientamento, stupore. Il popolo videoludico, invece, ha reagito esclamando una sola parola: BACKLOG!

(Consentiteci di scherzare: ci siamo in mezzo tutt*, a questa stranissima e un po’ inquietante svolta della nostra storia recente, e i Monty Python insegnavano che bisogna sempre guardare al lato positivo della vita.)

Il backlog, questa entità demoniaca che si manifesta sotto forma di lista infinita di videogiochi per i quali sono stati spesi soldi e che non sono mai neanche stati lanciati la prima volta. C’è un’occasione migliore per pulirlo, finalmente, che un confino semi-forzato tra le mura domestiche? Il problema è che un mese (per ora) è lungo, e non sempre i giochi a cui giochiamo lo sono altrettanto, e per fortuna: non rinunceremmo mai alla bellezza di una breve avventura da cinque/sei ore che si apre e si chiude nel corso di un paio di serate intense. Ma per situazioni estreme servono soluzioni altrettanto estreme: eccovi quindi una selezione di dieci videogiochi che vi terranno compagnia ben oltre il limite temporale della zona rossa, e che probabilmente starete ancora giocando quando l’uomo, shockato da quanto accaduto con il Coronavirus, avrà rivoluzionato il suo modo di trattare il pianeta, sconfitto il riscaldamento globale e trasformato la Terra in un paradiso.

The Longing

Doveste cominciarlo oggi che è il 10 marzo, lo finireste intorno all’aprile dell’anno prossimo: The Longing è un gioco nel quale interpretate una tenera ombra che di mestiere fa la servitrice del re di un reame sotterraneo. Problema: il re è andato a dormire e si sveglierà solo tra 400 giorni. Non in-game: 400 giorni di vita vera, reale, tangibile, tarati sull’orologio interno del computer (con tanto di punizioni inflitte alla protagonista se provate a barare cambiando ora e giorno). Potete fare quello che volete, durante questi 400 giorni: vagare per le caverne in cerca di cose da fare (e magari di un modo per risvegliare in anticipo il re?), leggere un buon libro (ce ne sono di interi, tra cui Moby Dick e lo Zarathustra), disegnare. Oppure potete far partire il gioco e abbandonarlo per 400 giorni, e intanto giocare a uno degli altri della lista: quando ci tornerete scoprirete come finisce.

Sunless Sea/Sunless Skies

Voi pensate che ci stia andando male, qui in Italia, ma la Londra dell’universo creato da Failbetter è messa decisamente peggio: all’inizio di Sunless Sea viene (citazione letterale) rapita dai pipistrelli e trasportata sulle cose di un mare sotterraneo che gorgoglia sotto la superficie terrestre. Bizzarro misto tra gioco di esplorazione marittima e interactive fiction – baciata peraltro da una scrittura superlativa, a metà tra Jules Verne, Lovecraft e China Mieville –, Sunless Sea è anche un gioco che richiede infinita pazienza, lento e metodico, composto in grandissima parte da nulla, osservare, aspettare che una piccola nave a vapore arrivi dal punto A al punto B; il premio è poi scoprire, magari, che il punto B è un’isola abitata da pecore parlanti. Ci vuole pazienza, insomma, per arrivare vivi alla fine del viaggio: vi ricorda qualcosa? Sunless Skies ripete la stessa formula ma nei cieli e con una locomotiva: per molti versi è lo stesso gioco, per altrettanti è la versione migliorata di Sunless Sea.

Rimworld

Tra tutti i “simulatori di intere generazioni umane” che avremmo potuto citare, dai classici tipo Civilization alle esperienze realmente hardcore tipo Dwarf Fortress, scegliamo quello che più di tutti potrebbe risuonare con la situazione attuale. Non che ci siano quarantene o virus (non necessariamente, almeno), ma Rimworld è un dettagliatissimo simulatore di colonia spaziale, con tutti i problemi e le opportunità generate dal rinchiudere un branco di umani in uno spazio ristretto e vederli impegnarsi a sopravvivere. Più ancora che un simulatore è un generatore di storie e di personaggi e di piccole assurdità molto umane: nell’impossibilità di vedere gente vera ci si può accontentare.

Crusader Kings II

Sapete cosa manca davvero a questo mese di isolamento? Una nuova stagione di Game of Thrones. O più in generale: “chiudersi in casa per un prolungato periodo di tempo” fa rima con “maratone di roba fantasy” (circa), ma diciamoci la verità, quante volte si può rivedere l’intera trilogia di Jackson in versione estesa nel corso di un mese prima di stufarsi? Ecco, Crusader Kings II è la soluzione a tutti i vostri problemi: è, per farla breve, un simulatore di casati medievali, di matrimoni di convenienza tra cugini e di zii traditori che pugnalano alle spalle l’erede al trono. C’è anche tutta l’altra roba che trovate in un gioco di strategia medievale (guerre, commercio, esplorazione, eresie), ma nulla vale la soddisfazione di riuscire a convincere il vostro secondo cugino, alleato del duca di Sarcazzo, a sposare vostra figlia e fare così fronte comune contro l’invasore (segretamente aiutato proprio dal duca di Sarcazzo, il traditore!).

The Long Dark

Più che essere un gioco lunghissimo (tecnicamente è infinito), The Long Dark è un’ottima attività da intraprendere quando l’isolamento e le difficoltà di questa situazione sembrano prendere il sopravvento sulla calma, la dignità e la classe. Pensate che stare chiusi in casa per evitare la diffusione di un virus sia orrendo? Provate a sopravvivere nel gelido inverno di un Canada postapocalittico abitato da lupi poligonali ma non per questo meno feroci e passeggiando per il quale capita spessissimo di perdersi perché NON SI VEDE NULLA! Di tutti i survival game post-Minecraft, nessuno si è avvicinato a trasmettere così efficacemente il concetto di “sbatta” quanto The Long Dark: il movimento è lento, la visibilità spesso ridotta a causa del buio o della neve, orientarsi complicatissimo se non impossibile durante una tormenta, le provviste sparse e scarse, i luoghi dove rifugiarsi pochissimi. È sfiancante, ma è anche un capolavoro, e garantiamo che dopo averci giocato casa vostra vi sembrerà un paradiso dal quale non vorrete andarvene mai.

Super Gravitron

Super Gravitron, spin-off mobile del magnifico platform VVVVVV, è un gioco cortissimo, sicuramente il più corto di questa lista. “Corto” non è accurato, è un timido eufemismo: una partita a Super Gravitron dura in media tre o quattro secondi, poi si muore travolti dalla difficoltà estrema e si ricomincia senza battere ciglio. La prima volta che si superano i cinque secondi è come un orgasmo; gli eletti e le elette che toccano i dieci sono facilmente riconoscibili perché camminano a pochi centimetri da terra e sono circonfusi di una luce celestiale. Il problema sono tutte le altre volte, non perché siano particolarmente frustranti (è tutto troppo breve per arrivare a dare fastidio) ma perché sono tante, troppe, centinaia, migliaia – e all’improvviso, come se niente fosse, è aprile e si può uscire di nuovo di casa.

Stardew Valley

Certo che ci avete già giocato; magari lo conoscete a memoria. Il simulatore di vita rurale di Eric “ConcernedApeBarone ha venduto qualcosa come ottocento squillioni di copie, e in America si racconta che i migliori negozi di elettrodomestici vendano frigoriferi smart con uno schermo 40’’ sul quale si può solo giocare a Stardew Valley. Perché allora dovreste tornarci per l’ennesima volta (se è la prima smettete pure di leggere e correte a comprarlo, poi tornate qui tra un anno a ringraziarci)? Innanzitutto perché magari è un po’ che non ci giocate e vi siete persi la nuova patch, la Everything Patch, come l’ha chiamata Barone, che aggiunge una caterva di novità al gioco. O magari perché non avete mai provato a fare una fattoria basata esclusivamente sulla produzione di alcolici, e non avete passato intere giornate a donare vino a tutti gli abitanti di Pelican Town (per farli sbronzare marcissimi e poi rubargli in casa, probabilmente). Oppure avete un parente o un amico dall’altra parte d’Italia e avete voglia di vederlo, per cui potreste provare a gestire una fattoria in due visto che ora esiste anche una modalità multiplayer. Insomma, più in generale, se non sapete cosa fare rigiocate a Stardew Valley che male non fa.

Don’t Starve

Per certi versi vale lo stesso discorso fatto per Stardew Valley: Don’t Starve è un gioco talmente vasto e intricato che ci sono ottime probabilità che anche se ci avete giocato ne abbiate in realtà visto meno della metà. Per altri versi, invece, Don’t Starve è il gemello cattivo di Stardew Valley, e anche quello allucinato, pieno di droga, psichedelia e occhi con le zampe, dove la natura non ti ama ma ti vuole divorare e dove la solitudine è una condizione da cui è impossibile sfuggire e può portare alla follia. Insomma, se Stardew Valley è un “simulatore di quello che vorrei fare in questo momento”, Don’t Starve è un “simulatore di quello che devo evitare che mi succeda in questo momento” – incontrare occhi con le zampe, per esempio, oppure impazzire.

Dragon Quest Builders 2

Immaginate che questa voce non comprenda solo DQB2 ma tutti i giochi che ci assomigliano e che partono ovviamente da Minecraft per finire dalle parti delle sue versioni in 2D tipo Terraria o Starbound. Rispetto a tutti i citati, Dragon Quest Builders 2 ha due vantaggi. Il primo è che è un gioco che finisce, dove anzi la storia è, volendo, in primo piano: l’isolamento è previsto per un mese, non per un decennio, e la prospettiva di cominciare un gioco non-infinito è in qualche modo incoraggiante. Il secondo è che è Dragon Quest, per cui è un gioco pieno di Slime blu a forma di caramella gommosa e di personaggi disegnati da Akira Toryiama, che vanno in giro per un mondo voxelloso a staccare pezzi di suolo e ricollocarli altrove con intenti artistici. C’è anche, se giocate online, la possibilità di visitare le creazioni altrui, e senza bisogno di uscire di casa!

Star Citizen

Lo sviluppo di Star Citizen, la nuova creatura dell’inventore di Wing Commander, Chris Roberts, è cominciato nel 2011. Il gioco è in alfa dal 2013, sarebbe dovuto uscire nel 2014, non si sa precisamente quando uscirà, ha già racconto 250 milioni di dollari di finanziamenti su Kickstarter, ha già dato vita a uno spin-off attualmente in sviluppo, in sostanza esiste da anni ma ancora non esiste, non nella sua forma definitiva. I fan (soprattutto quelli che hanno pagato per finanziarlo) aspettano la full release come il Messia: se volete unirvi al gruppo…

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