Dieci anni dopo The Newsroom è diventata la nostra vita

Quasi dieci anni fa The Newsroom faceva affrontare ad una redazione di giornalisti i problemi che oggi sono di ogni utente

Critico e giornalista cinematografico


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The Newsroom è interamente disponibile in streaming su NOW.

Non è vero che le sfide e i problemi dell’informazione contemporanea hanno preso tutti in contropiede. The Newsroom, nel 2012, 2013 e 2014, li aveva anticipati tutti.

Questa serie da tre stagioni andate in onda dieci anni fa ha in sé tutte le domande giuste per capire il presente e mostra come i problemi che ieri erano delle redazioni oggi sono diventati i nostri.

Tutto parte dalla domanda cruciale dell’America moderna, quella che mette in moto la serie: “Quali sono le caratteristiche che fanno grande l’America nel mondo?”. Lo chiede una studentessa a Will McAvoy, anchorman stanco e pigro interpretato alla grande da Jeff Daniels, a una conferenza pubblica. Gli altri due invitati rispondono con un po' di retorica, perché l’assunto è quasi scontato. Certo che l’America è il più grande paese del mondo, possiamo solo interrogarci su quali siano le ragioni principali che lo rendono tale. Will McAvoy, spinto a essere serio, in quel momento ha un’epifania, un attimo di chiarezza e prende spunto da lì per cambiare e diventare un altro. Migliore. La risposta che dà è che l’America non è il più grande paese del mondo (sconcerto in sala). E spiega il perché.

La sfiducia degli Stati Uniti verso gli Stati Uniti è un fenomeno recente, è cresciuto negli anni 2000 ma è sfociato negli anni ‘10. È un dato di fatto che non sia più l’economia più potente, ma il patriottismo nessuno lo aveva messo in dubbio così tanto. The Newsroom, pur parlando della redazione di un giornale, usa proprio la fine di un certo modo di avere fiducia nel patriottismo per mettere in moto gli eventi. Non è una cosa da poco da Aaron Sorkin, l’autore di West Wing, la serie che più di tutte mette l’idealismo alla testa della carica. Come non è da poco l’idea che l’idealismo oggi non parta dall’esaltazione del proprio paese ma dal suo opposto. E che passi per la gestione dell’informazione.

A partire da “Non siamo grandi come crediamo”, Will McAvoy decide di raddrizzare la propria schiena e fare il suo mestiere davvero, usare la sua popolarità per fare il giornalista e farlo bene. Questa è la trama della serie: un giornalista famoso che vuole fare bene il proprio lavoro. McAvoy raddrizza la sua redazione e affronta ogni edizione del suo notiziario chiedendosi quale sia la cosa più giusta da fare. Tutto The Newsroom è il racconto di una redazione come il luogo in cui lavorano le persone più sveglie, il posto da cui può avvenire una rivoluzione. Non è diverso da Mad Men, che racconta uno studio di pubblicitari negli anni in cui quello era il lavoro di chi voleva cambiare tutto, o Halt and Catch Fire che racconta chi lavorava nell’informatica quando quello era il settore dei visionari, o ancora Pan-Am, I’m Dying Up Here e tutte quelle serie che usano uno specifico tempo e uno specifico settore lavorativo per mettere in scena il cambiamento, individuando in esso un aggregatore di persone diverse dalle altre.

Sorkin si avvicina al presente, racconta l’oggi e con un trucco da grandissimo scrittore manipola la realtà per creare il racconto di come anche il nostro possa essere un tempo di cambiamenti, a partire dal giornalismo. The Newsroom infatti è ambientato solo 3 anni prima della data di messa in onda, così Sorkin può scrivere di fatti reali con i quali la propria redazione fasulla si scontra sapendo come sono andati a finire, facendogli fare (o non fare) le scelte giuste grazie al senno di poi. Inventare notizie invece di usare quelle vere non avrebbe sortito lo stesso effetto di specchio della realtà. Soprattutto in questo modo siamo anche noi spettatori, sappiamo già come è andata a finire ogni singola notizia. La cattura e uccisione di Bin Laden, Benghazi o una petroliera che affonda o ancora le dichiarazioni di un certo politico. Ogni volta noi sappiamo la verità e in certi casi anche quali sono le insidie (la falsa foto di Bin Laden morto che circolò a un certo punto). È il meccanismo perfetto della suspense: saperne più dei personaggi e guardarli mentre rischiano di fare la scelta sbagliata.

jeff daniels The Newsroom

Non ci vuole molto prima che la serie tocchi il tasto che poi è stato più cruciale negli anni a venire: le fake news. Con un anticipo non da poco sull’apoteosi del fenomeno, cioè la presidenza Trump (iniziata nel 2016), Sorkin inizia a parlare della presenza sempre più ingombrante di piste che sviano i suoi personaggi e della tendenza delle persone, spesso anche gli intervistati da Will McAvoy, di costruirsi la propria realtà senza troppo riguardo per i veri fatti. La lotta contro il cattivo giornalismo condotta dai protagonisti è anche una lotta contro le abitudini di intervistati, fonti e altri giornalisti a marciare sul cattivo giornalismo.

Il citizen reporting, i social media e la maniera in cui le redazioni dovevano discriminare tra qualcosa di affidabile, qualcosa di serio e qualcosa di invece pretestuoso, provocatorio e inutile, oggi sono esattamente le maniere in cui noi, nella vita di tutti i giorni discriminiamo quel che leggiamo sui social network. Ognuno in maniera diversa. C’è chi va appresso all’indignazione del giorno e chi no, chi diffonde notizie senza controllare da dove vengano e chi no, chi si fida dei giornali e chi no, chi bada molto alla maniera in cui una notizia (anche quando vera) viene data, per capire cosa viene lasciato intendere o come sono trattate le persone coinvolte e chi no.

Ogni problema, questione etica e interrogativo che si pone Will McAvoy ha un riscontro nella vita di chi frequenta la parte abitata della rete, cioè i social network.

Quei giornalisti hanno spesso gli stessi problemi nostri.

the newsroom will mcavoy

La scrittura è chiaramente sopraffina, essendo di Sorkin, le diverse psicologie dei personaggi della redazione si complementano e, se non compongono un quadro rappresentativo dei vari comportamenti degli utenti dei social network (sono tutti idealisti e pieni di buona volontà), di certo compongono un mosaico delle maniere in cui chiunque può interpretare le informazioni che circolano.

Ci sono serie che divertono, serie che appassionano e serie che dicono qualcosa che non sapevamo. The Newsroom è stata tutte e tre le cose.

The Newsroom è interamente disponibile su NOW.


 

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