Dexter: New Blood, parliamo del finale della serie!
Dexter: New Blood è finita (Per sempre? Chi lo sa), ed è arrivato il momento di parlare del finale senza paura degli spoiler
Sarebbe l’evoluzione naturale del racconto sulla famiglia Morgan: superficialmente Harrison è come il padre, ma in realtà ha un’oscurità diversa, e anche una coscienza più sviluppata e iperattiva di quella del padre, che è andata a dormire negli anni Ottanta e da allora russa beatamente e non-stop. Per cui seguirlo nel prosieguo della sua vita, e scoprire cosa deciderà di fare con il Codice che gli è stato affidato dal padre, potrebbe essere un buono spunto per una nuova stagione; e il fatto che Jack Alcott sia una delle più belle sorprese della serie potrebbe giocare un ruolo decisivo.
Avremo tempo però per scoprire se la storia di Harrison continuerà o meno; al momento ci interessa quella del padre. E qui lo diciamo in maniera molto esplicita: Dexter: New Blood è, in ultima analisi, una gigantesca operazione di retcon. Dexter era “morto” alla fine dell’ottava stagione, ma il fatto che lo stesso protagonista non sia mai stato soddisfatto di quella soluzione richiedeva una qualche forma di correzione per non macchiare l’eredità della serie. Il problema più grosso del primo finale di Dexter è che non è una chiusura armonica e soddisfacente di un arco narrativo durato otto stagioni, ma una frettolosa pezza piazzata sulla necessità di chiudere una serie che aveva finito la sua naturale corsa.
E visto che stiamo parlando di problemi, quanto detto fino ad adesso è anche alla base del più grosso difetto del finale di Dexter: New Blood. La serie dedica nove episodi a far avvicinare Dexter e Harrison, e a far crollare tutte le comprensibili pareti erette dal padre per proteggere il figlio da una verità troppo pesante per un adolescente. Il momento dell’epifania, nel quale il padre capisce che il figlio lo capisce e il figlio si sente meno solo per la prima volta nella sua vita, è il cuore pulsante di tutta la stagione, l’obiettivo a cui si punta fin dall’inizio. Ed è vero che questa epifania ci viene presentata come non priva di lati oscuri e dubbi, ma il fatto che il lavoro di nove episodi venga di fatto gettato al vento da un gesto sconsiderato di Dexter lascia un po’ di amaro in bocca.
Il senso del discorso è chiaro: Dexter ha spiegato a Harrison che uccidere è un modo per salvare vite innocenti, e che solo chi ha fatto qualcosa di orribile e l’ha fatta franca merita di morire. Nella sua fuga disperata dal carcere, però, Dexter si vede costretto a uccidere un innocente (che avrebbe forse potuto limitarsi a stordire, ma questo è un altro discorso ancora), e il fatto che Harrison guardasse al poliziotto e coach di wrestling Logan come a una figura se non paterna comunque familiare gli fa capire che forse suo padre non è l’eroe che si era immaginato, il vigilante silenzioso che uccide i nostri peggiori incubi.
Il problema è la rapidità con cui tutto questo si consuma. Si potrebbe ribattere che è la dimostrazione che la ritrovata unità familiare era un’illusione fragilissima, e che Harrison non è solo il figlio di suo padre ma anche una persona con una vita, dei sentimenti e delle emozioni. Resta il fatto che da un punto di vista drammaturgico il confronto finale tra Dexter e Harrison arriva troppo in fretta e si risolve altrettanto di corsa. Fa riflettere il fatto che le prime otto stagioni di Dexter durassero dodici episodi mentre New Blood si ferma a dieci: forse un paio d’ore di storia in più avrebbero dato più spazio di crescita alla scelta di Harrison di uccidere il padre e ricominciare da capo, altrove.
Detto questo, e ribadito che un finale del genere era scritto nelle stelle fin dal primo momento, Dexter: New Blood è servita per fare un po’ d’ordine. Ha dato modo al protagonista di far pace anche con la memoria della sorella, di capire che la sua corsa in questo mondo era definitivamente terminata, e che non sarebbe bastato cambiare ancora aria per sfuggire ai suoi demoni. Ci ha inoltre dimostrato che essere figlio di un serial killer, per quanto etico, non significa necessariamente ospitare quegli stessi demoni; che la maledizione del Dark Passenger, se così vogliamo chiamarla, non deve per forza trasmettersi di padre in figlio, e anche se lo fa è possibile gestirla, aggirarla, magari persino sconfiggerla. Chissà, magari arriverà davvero una seconda stagione di Dexter: New Blood, e poi una terza e una quarta, fino al momento in cui anche Harrison Morgan si dovrà confrontare con la sua sete di sangue. E chissà, magari non seguirà le orme del padre: noi glielo auguriamo di cuore, poveraccio. In chiusura, una prece per il personaggio del ricco petroliere turbocapitalista, sventolatoci davanti al naso come potenziale killer e poi dimenticato nel momento in cui Clancy Brown si è preso la scena!