Dèmoni: quando il male lo facevamo bene

Dèmoni di Bava è un delirio horror splatter ispirato a Romero e che ancora oggi è uno dei migliori film “da festa” di sempre

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Uno degli eventi più attesi (da noi, almeno) dell’imminente nuova edizione di Lucca Comics and Games è un incontro di quelli che è meglio fare di notte, idealmente in un vicolo piovoso – o ancora meglio nel buio di una sala cinematografica. Parliamo della serata dedicata a Lamberto Bava, uno dei giganti dell’horror (e non solo) italiano che, la sera del 31 ottobre, ha incontrato il pubblico prima della proiezione di Dèmoni, forse il suo film più famoso (sul “più bello” lasciamo scegliere a voi) e in generale uno dei capolavori dell’horror italiano, che non ha nulla da invidiare ad alcuni dei suoi più sanguinolenti coevi.

Dèmoni, Mario e Romero

L’idea alla base di Dèmoni è di quelle che ti vengono se sei parte di una famiglia che ha vissuto di cinema, e che in particolare ha contribuito a definire e rivoluzionare l’horror italiano e non solo. Il padre di Lamberto Bava, Mario, aveva diretto nel 1963 il film antologico I tre volti della paura (in inglese Black Sabbath, e sì, la band prende il nome da lì), e lui decise, con l’aiuto dell’amico e sceneggiatore d’eccezione Dardano Sacchetti, di tentare un’impresa simile. Una delle tre storie sulle quali cominciò a lavorare, però, lo colpì più delle altre.

In Dèmoni c'è anche un "film nel film": la produzione voleva riciclare immagini di vecchie opere, Bava insistette per girare tutto da zero.

Era la storia di un gruppo di persone rinchiuse in un cinema durante la proiezione di un film maledetto che trasforma chi lo guarda nei Dèmoni del titolo, che per l’occasione assomigliano molto a degli zombi romeriani. Bava e Sacchetti decisero di accantonare gli altri due episodi per concentrarsi solo su questo semi-omaggio, tirando a bordo anche Dario Argento – cioè uno che aveva lavorato con Romero a L’alba dei morti viventi, e aveva quindi una certa esperienza sul campo. Nella squadra entrarono anche Franco Ferrini (già co-sceneggiatore di Sergio Leone, per esempio per C’era una volta in America), Sergio Stivaletti agli effetti speciali e Claudio Simonetti dei Goblin alla colonna sonora. Una sorta di all-star team dell’orrore italiano – e si vede.

I demoni al cinema

Raccontare Dèmoni è sostanzialmente inutile, visto che quanto scritto nel paragrafo precedente dice tutto quello che serve sapere. È un film di assedio e resistenza ai non-morti (peraltro contagiosi come gli zombi classici), nel quale un gruppo eterogeneo di persone si ritrova a dover collaborare e superare le proprie differenze per passare la proverbiale nottata. Ai tempi il film venne criticato per i suoi personaggi monodimensionali, ma su questo ci sentiamo di dissentire con forza: la caratterizzazione dei protagonisti è semplice, fatta di pochi tocchi mirati, e spesso forzatamente sopra le righe, ma è anche grazie a questa sua arroganza che coglie nel segno senza sprecare troppo tempo.

Abbiamo due coppie che si formano per l’occasione, e che è facile identificare subito come “i quattro veri protagonisti”. Abbiamo un omaccione accompagnato da due bellezze appariscenti e che è chiaro che si proporrà subito come leader del gruppo quando le cose cominciano a farsi serie. Abbiamo una ricca fauna collaterale: la coppietta nella quale lei è terrorizzata e lui protettivo, gli anziani un po’ burberi, abbiamo anche figure più farsesche come il ricco cieco accompagnato dalla moglie annoiata che di nascosto pomicia con un altro tizio… È uno zoo come quello che ci si aspetta di incontrare in un cinema di periferia che proietta gratuitamente un film misterioso, e il fatto che il film sia ambientato a Berlino è tutto sommato secondario: quei vicoli potrebbero essere ovunque, e così i loro abitanti.

Metallo e massacro

Un altro motivo per cui è sciocco soffermarsi troppo sulle caricature che fungono da carne da macello è proprio questo: sono carne da macello in quello che è prima di tutto un film di grande azione e grandi effetti speciali. Certo, c’è qualcuno per cui si fa il tifo e altri che è bello vedere trasformati in dèmoni, ma il cuore del film sta nelle numerose sequenze quasi body  horror dove la gente si trasforma, la carne si scioglie, gli occhi esplodono, la pelle essuda liquidi di vari colori, i bubboni esplodono. Dèmoni è un film che vuole disgustare e ci riesce con tutta la potenza dei suoi effetti pratici: la quantità di sangue, budella e fluidi corporei farebbe felice Sam Raimi e impallidire il Peter Jackson di Bad Taste (uscito due anni dopo, peraltro).

Impossibile poi non citare la scena finale, nella quale il protagonista (correttamente chiamato “Ken”) salva la sua pulzella e fa strage di demoni scorrazzando per il cinema in sella a una moto e armato di katana, mentre Fast as a Shark degli Accept risuona in sottofondo. È una delle sequenze più deliziosamente cafone della storia del cinema, ed è una di quelle scene che chi è troppo giovane per essere andato al cinema nel 1985 sogna di vedere sul grande schermo almeno una volta nella vita. A Lucca ce ne sarà finalmente la possibilità: cominciate a prepararvi.

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