Death Stranding, un'analisi (tutt'altro che) lucida del trailer

Mass stranding e cordoni ombelicali: indizi che potrebbero svelarci cosa vorrà raccontarci Death Stranding, il nuovo progetto di Hideo Kojima con Mads Mikkelsen, Norman Reedus e Guillermo del Toro

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Criptico, enigmatico, allegorico. Tre aggettivi più che validi per definire il suggestivo trailer di Death Stranding, perfettamente adattabili all’intera carriera di Hideo Kojima, star indiscussa dell’industria videoludica, solo recentemente uomo al comando di uno studio tutto suo, dopo la dolorosa separazione da Konami, publisher nipponico ultimamente sempre meno interessato alla produzione di titoli tripla A, piuttosto dispendiose in termini di capitali e tempo.

La poetica del papà di Solid Snake, poetica perché parliamo a tutti gli effetti di un artista a cui interessa ben poco del labile e soggettivo confine che distingue un media dall’altro, non vuole essere scontata, unilaterale, “comoda”. Proseguendo sulla scia di tante esperienze dell’arte contemporanea, procedendo sul sentiero del post-modernismo, il game designer non palesa mai un punto di vista univoco, non si trincera dietro ad un inamovibile parere, non si crogiola nello svelamento di una verità assoluta. Soprattutto con la saga di Metal Gear, ha dipinto le incertezze, che spesso sfociano nell’orrore, di protagonisti martoriati da una realtà frammentata, in continuo mutamento, difficile da interpretare. Lo stesso Solid Snake tenta in tutti i modi di dimostrarci che “war has changed”, la guerra è cambiata, ma per tutta la durata della sua lunga e contorta epopea, in soldoni, si ritrova sempre a compiere le stesse azioni, sostanzialmente in lotta continua contro i nemici di sempre.

Death Stranding, tra le altre cose, sembra partire proprio da quell’affermazione, mostrandoci chiaramente quel mondo, gigantesco campo di guerra ormai condannato alla distruzione totale, appena scorto nella manciata di ambientazioni proposte in Metal Gear Solid 4. Se il finale del gioco, con tanto di matrimonio di buon auspicio, era fondamentalmente carico di ottimismo, per il proseguo della vita di Solid Snake, certo, ma per il nostro pianeta in generale, l’ultimo progetto di Kojima ci introduce e ci spinge negli inferi, nelle viscere di una distopia totale, ambientale e insieme politica, senza scampo, né barlumi di speranza.

I due trailer mostrati finora, quello dell’E3 e il più recente visionato nel corso dei The Game Awards, sono accomunati da alcune caratteristiche che possono aiutarci a capire qualcosa di questo progetto che si è già attirato tutte le attenzioni di stampa e pubblico.

Il rimando più ovvio e immediato, la fonte d’ispirazione più prossima, che viene in mente considerando fotografia e prime immagini del mondo in cui si ambienterà la vicenda, è I Figli degli Uomini, lungometraggio sci-fi del 2006 diretto da Alfonso Cuarón, con protagonista Clive Owen. La suggestione non è solo visiva, ma contenutistica. Il personaggio interpretato da Norman Reedus si commuove stringendo tra le braccia un neonato che nel giro di pochi secondi si tramuta in una melma oleosa; quello con le fattezze di Guillermo del Toro trasporta un avveniristico congegno che cela e protegge al suo interno un feto che nuota nel liquido amniotico.

[caption id="attachment_164912" align="aligncenter" width="600"]Death Stranding screenshot La bambola del nuovo trailer ha le stesse cicatrici sull’addome del personaggio interpretato da Norman Reedus. Un indizio che lascerebbe presagire che il bambino contenuto nel congegno non è altri che lui?[/caption]

In entrambi i casi sono proprio i bambini le uniche e autentiche testimonianze di vita, in un mondo evidentemente allo stadio terminale, ricoperto di rifiuti, cadaveri, esseri putrescenti che pur continuano a trascinarsi. Tanto l’uno, quanto l’altro protagonista dei trailer non sono altro che deboli figure destinate ad essere trascinate e sradicate da questo inimmaginabile olocausto globale. Ciò è evidente nel Guillermo del Toro digitale, ulteriormente appesantito da una forma fisica poco invidiabile e sfigurato da una cicatrice sulla fronte che rimanda direttamente a Frankenstein (o a Prometeo?), meno in nell’atletico giovane interpretato da Norman Reedus, anch’esso comunque munito di cicatrice sull’addome, sulla cui testa, comunque, si stagliano cinque minacciose e oscure presenze (i quattro Cavalieri dell’Apocalisse, più uno?).

Sembra evidente, insomma, che in Death Stranding la risorsa più preziosa e rara sarà la vita stessa, bene primario (forse l’unico rimasto alla nostra specie) che deve essere preservato ad ogni costo. L’urgenza e importanza di questo concetto è naturalmente sottolineata dai numerosi cavi e cordoni ombelicali che caratterizzano praticamente ogni elemento mostrato sino a qui.

Il bastone è il primo strumento creato dall’uomo, usato per distanziare sé stesso dalle minacce, per proteggersi”, ha dichiarato Kojima in una recente intervista. “Il secondo strumento creato dall’uomo è la corda, utile per tenere strette le cose importanti. La maggior parte degli oggetti utilizzati negli action game sono bastoni. L’utente si difende con i pugni, spara, colpisce. Voglio che gli utenti siano connessi non tramite bastoni, ma attraverso l’equivalente di una corda”.

A discapito di quanto mostrato sino a qui, insomma, Death Stranding potrebbe veicolare un messaggio positivo, ottimista, utile a ribadire che solo con l’unione delle nostre forze possiamo evitare al pianeta Terra un destino simile a quello anticipato da questi trailer.

Eppure qualcosa, allo stato attuale dei fatti, non torna. Vero che un cavo parrebbe collegare il protagonista del primo trailer al bambino; vero che un cordone ombelicale, la corda per eccellenza, congiunge il feto al fantascientifico congegno mostrato nel secondo video, ma ci sono altri indizi inquietanti, sinistri, controversi.

Entrambi i personaggi sono ammanettati, una corda che lega sé stessi per sedare, allontanare, le minacce, come se fosse un bastone appunto. Gli aerei da guerra, che sorvolano la città distrutta, si trascinano strane appendici. Il carrarmato che passa a pochi metri di distanza dal personaggio del secondo trailer è ricoperto di viscere e flagelli che stringono il mezzo come fossero dita. Il minaccioso Mads Mikkelsen, parzialmente cosplay di se stesso, se si guarda all’aspetto del personaggio interpretato nel recente Dottor Strange, è letteralmente connesso ad un gruppo di soldati che parrebbero in tutto e per tutto prolungamenti del corpo e della sua coscienza. Ci sono, insomma, anche corde e cordoni legati e, forse, diretta causa della distruzione del mondo.

Già, l’apocalisse. Cosa può averla scatenata? Il solito esperimento scientifico sfuggito dal controllo dei suoi fautori? Una guerra nucleare? Anche in questo caso i trailer offrono indizi, considerando anche il titolo stesso del gioco.

Death Stranding, infatti, rimanda a mass stranding, lo spiaggiamento dei cetacei.  Soprattutto il primo trailer ci mostra chiaramente centinaia di pesci e balene morte lungo la costa. Anche ai piedi di Del Toro ci sono diversi granchi e delfini senza vita.

Due dettagli in particolare, tuttavia, sono piuttosto interessanti nel video visionato durante i Game Awards. L’acqua che fuoriesce dal condotto fognario, che cela al suo interno la minacciosa controparte digitale di Mads Mikkelsen si alza con sospetta velocità, richiamando il fenomeno delle maree. L’altro dettaglio riguarda proprio il personaggio interpretato dall’attore danese. Mentre la colonna sonora incalza l’azione, grazie a un tema molto vaporware che ricorda certi brani di Stranger Things e The Neon Demon, si può vedere la bussola impazzita attaccata sull’uniforme del militare. Ciò lascerebbe presupporre che il campo magnetico della Terra può aver subito un danno irreparabile, causando la fine del mondo così come lo conosciamo.

E cosa potrebbe aver scatenato un simile fenomeno, diretta causa del mass (death) stranding? Questa che stiamo per formulare è un’ipotesi assolutamente campata in aria, ma avvalorata da un dato scientifico: la Luna non influenza solo le maree, ma anche la vita di tutte le specie viventi sul nostro pianeta, uomo compreso. La gravidanza, secondo molti, sarebbe uno dei tanti aspetti su cui il satellite avrebbe un ruolo tutt’altro che secondario.

Clima impazzito, mass stranding, neonati da difendere a costo della vita esattamente come ne I Figli degli Uomini, campo magnetico impazzito. Death Stranding potrebbe forse avere a che fare con la distruzione, o quanto meno con la parziale distruzione della Luna e delle cause che questo evento avrebbe sulla Terra?

[caption id="attachment_164913" align="aligncenter" width="600"]Kojima Productions logo C’è un altro indizio che lascerebbe presupporre che Death Stranding avrebbe a che fare con la Luna. Il logo dello studio di Kojima, difatti, ritrae un personaggio munito di tuta spaziale.[/caption]

Al momento la nostra è solo una suggestiva ipotesi, frutto di una visione coinvolta, appassionata e quasi devota dei primissimi video del futuro videogioco di Hideo Kojima, personaggio il cui curriculum parla da solo. Attendiamo con impazienza nuovi dettagli sul gioco direttamente dal game designer e dal suo studio.

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