Deadpool & Wolverine è un film sull'importanza dell'esaminarsi senza pietà | Bad Movie

Il Bad Movie della settimana è Deadpool & Wolverine di Shawn Levy, con Ryan Reynolds e Hugh Jackman, al cinema dal 24 luglio

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Il Bad Movie della settimana è Deadpool & Wolverine di Shawn Levy, al cinema dal 24 luglio.

Premessa

Come fai a tornare davanti al tuo pubblico dopo il risultato meno redditizio (206.1 milioni di dollari nel mondo) e il film più brutto del Marvel Cinematic Universe? Puoi fare finta di niente, rimetterti al lavoro con impegno e ovviamente sperare di fare meglio rispetto a The Marvels. Oppure ti ridicolizzi davanti a tutti. Perché non crearti una gogna mediatica? Perché non scatenarti addosso una shitstorm peggio di Twisters? Perché non fare in modo che qualcuno ti derida a partire dai titoli di testa?

“La Marvel è proprio scema”

È una battuta che arriva entro il minuto cinque di Deadpool & Wolverine. Chi la dice? Captain Deadpool. No… un attimo. Lui voleva chiamarsi così ma poi con l'amico Weasel optò per il meno impegnativo Deadpool senza scatenare possibili paragoni o rivalità con Steve Rogers. Era il lontano 2016. Diceva pure: “Sono solo un cattivo che viene pagato per picchiare quelli più cattivi di lui”.

Così si presentava Wade Wilson nel primo Deadpool firmato Tim Miller. Era fuori dal Marvel Cinematic Universe e rosicava per questo. Accadeva 8 otto anni fa che nella frenesia della contemporaneità ci sembrano due secoli. Quella era una delle poche battute che si sarebbero potute pubblicare da parte del “mercenario chiacchierone” nato nei fumetti X-Men nel 1991. Anno emblematico. Era l'inizio di una decade autoreferenziale e metamodernista con Kevin Smith e Quentin Tarantino al cinema, David Foster Wallace in letteratura e i Nirvana che si stupivano di avere un successo planetario quando il loro unico sogno era essere: “Un gruppo cover dei Pixies”.

L'arte parlava di altra arte, i testi rimandavano costantemente ad altri testi, la citazione eccitava, il dibattito sulla cultura pop passava dalle camerette dei nerd al grande schermo. Esempio emblematico: l'esilarante e accesa discussione sugli operai morti ammazzati dentro i cantieri della Morte Nera del primo Guerre Stellari in Clerks (1994) di Kevin Smith. Internet e globalizzazione erano dietro l'angolo. La chiacchiera rilassata prendeva il sopravvento in Occidente con lo show tv Seinfeld mentre I Simpson erano irriverenti sì ma anche istituzionali e qualcuno pensava che Punk & Sistema potessero andare a braccetto. Era un Occidente tendente al fancazzismo clintoniano più spensierato con un approccio satirico nei confronti dell'edonismo reaganiano muscolare degli '80.

Deadpool fu il prodotto perfetto di quell'epoca: rompeva la quarta parete (è conscio di essere un personaggio) e rompeva le scatole con battute senza sosta volte a ridicolizzare la gravitas del racconto epico fumettistico. Su carta spesso era bello gonfio e muscolosissimo mentre al cinema… niente di spettacolare. Anzi proprio niente.

Poi arrivò il 2009 e lo vedemmo. Insomma… lo vedemmo per modo di dire. Il mercenario appariva pochissimo e nel gran finale arrivava senza bocca come la bimba davanti la tv nell'episodio di Joe Dante dentro Ai confini della realtà (1983). Sfidava Wolverine fuori casa (il film era sulla natalità di Logan), sotto la pioggia (non poteva parlare), con l'arbitro contro (non era sé stesso perché controllato da William Stryker con il nome di Arma XI) e pure senza la divisa da gioco (niente costume rosso e nero). Logan provava a scuoterlo per farlo tornare in sé come faceva Robert De Niro con Christopher Walken alla fine de Il cacciatore (1978) ma niente da fare. Lo doveva ammazzare e basta. I fan del ragazzaccio creato in strip da Fabian Nicieza e Rob Liefeld ci rimasero malino.

Ricordiamo quelle brutte origini perché dal 2016 è tutto cambiato e l'attore che si trovò con la bocca cucita in X-Men le origini: Wolverine (2009) è riuscito poi a indossare parolacce e costumi maleodoranti di Deadpool con il bellissimo film di Miller e poi quello ancora notevole del 2018 firmato David Leitch. Due successoni pieni di volgarità liberatorie, violenza acrobatica, un pizzico di splatter, amici sui generis (in primis una cocainomane) e desiderio a prima vista con la fidanzata Vanessa, la quale prendeva la rincorsa e spesso gli saltava addosso.

Ora, con Deadpool & Wolverine per la regia di Shawn Levy, il mercenario chiacchierone è stato richiamato. E torniamo così all'inizio del saggio: per glorificare un trionfo? No, per contestualizzare, motteggiare, insultare e quindi poi esorcizzare un fallimento. Quello della Marvel con The Marvels. Ma anche quello di Wade con se stesso.

“La mia ragazza è un po' stufa di quello che faccio”

E infatti tutto questo film non vedrà quasi mai Vanessa e il desiderio palpabile che abbiamo sempre percepito tra i due. Tutto Deadpool & Wolverine è infarcito di gag fisiche e verbali in cui maschi provano attrazione per altri maschi. Impressionante il numero di riferimenti visivi e verbali all'omosessualità maschile. Wade è assai frustrato. Perde contatto con il femminile e sfotte senza sosta lo studio di Kevin Feige dopo aver provato, in un flashback irresistibile, a entrare negli Avengers ai tempi di Thanos. La genialità di Deadpool & Wolverine è quella di aver chiesto a un loser incavolato di analizzare una sconfitta. È come se Wade non aspettasse altro che non sputare veleno sul primo grande momento di crisi dello studio da 20 anni a questa parte. È come se Feige avesse accettato di mandare la sua amata Marvel in esaurimento a una seduta di psicoanalisi gestita da Joker. Come dire: per risollevarsi, serve prima prendersi una valanga di insulti da un analista rosicone, squilibrato e con istinti omicidi.

Per metabolizzare la crisi del Marvel Cinematic Universe ecco un giullare dalla lingua lingua che ti sfotte davanti a tutti (“Benvenuto nel Marvel Cinematic Universe, siamo alla canna del gas!”). Zompetta contento sulle rovine del logo 20th Century Fox e visita altri mondi simili a Mad Max chiedendosi garrulo se si può fare visto che Disney possiede quasi tutto ma la major concorrente Warner Bros ancora no. Se Wade Wilson, che al cinema sembra sempre molto più magrolino e mingherlino del Deadpool culturista e gonfio dei fumetti, è un bambinesco Stanlio in versione spandex, per fare la strana coppia comica slapstick serviva trovare l'Olio esasperato dalle scemenze dell'altro. Ovviamente era sempre stato a disposizione perché…

Logan è Logo

...E probabilmente anche logos. Cioè rappresenta un'ossessione per Deadpool e un insieme di valori nonché origine di illuminazione. D'altronde il crepuscolare più che muscolare Logan (2017) di James Mangold venne ritenuto un film d'autore anche da chi detestava i cinecomic. “Fox lo ha ucciso, Disney lo ha resuscitato” dichiara qui un Deadpool quasi in versione teologica. Il costume di Logan è giallo come le rappresentazioni del sole. Egli in questa avventura delirante ambientata tra Terra 10005 (quella di Wade), Terra 616 (quella del Marvel Cinematic Universe anche detta “sacra linea temporale”) e Vuoto (dimensione desertica Mad Max con villain che ti ficca le dita nel cervello) è letteralmente un'ancora di salvezza morale e fisica.

Ecco nuovamente Logan come metafora del ritorno all'innocenza e a un tempo di eroi virili, riluttanti e stabili dentro un immaginario granitico. Peccato che questo Logan sia quello “sbagliato” perché viene da un universo in cui ha deluso e provocato la morte di tutti i suoi colleghi X-Men. Quindi non sarà facile per Wade Wilson riaccendere in lui una parvenza di autostima utile a svolgere il suo ruolo dentro la nuova avventura. Grazie al cielo ci sarà anche qualcun altro oltre a Wilson a motivare quel signore coi basettoni sempre pronto ad attaccarsi a una bottiglia di scotch.

The Others

Era un film profondamente influenzato da The Sixth Sense - Il sesto senso (1999) firmato Alejandro Amenábar nel 2001. Ma Gli Altri sono anche gli scarti, le varianti, gli outsider e i personaggi dimenticati che Deadpool-Stanlio e Wolverine-Olio incontreranno nella dimensione del Vuoto. “Finiamola col Multiverso!!!!!” urla Deadpool in uno dei suoi tanti momenti di frustrazione critica in riferimento agli ultimi anni di Marvel Cinematic Universe. Eppure grazie a quell'escamotage narrativo abbiamo visto giustificate tutte le esperienze cinematografiche del passato in cui altri attori avevano incarnato gli stessi personaggi.

Non possiamo dimenticare come, in piena epoca Covid-19 quando i cinema erano vuoti a intermittenza per costrizione, Spider-Man: No Way Home (2021) riportò davanti a un grande schermo grosse porzioni dell'umanità (quasi 2 miliardi di dollari worldwide). In Italia quasi 25 milioni di euro a fine corsa.

Viene sempre da ripensare all'idiozia: “Marvel non è cinema” e a quei miseri cinefili, giornalisti e critici che esultarono di fronte a quelle parole volgari e senza alcun senso. In quello Spider-Man tre Uomini Ragno differenti si incontravano con esiti commoventi. Con Deadpool & Wolverine succede la stessa cosa ma in chiave più di commedia che non di malinconia. Tornano vecchi personaggi e vecchi attori addirittura provenienti da un epoca prima degli Spider-man di Sam Raimi di una dimenticatissima Marvel cinematografica anni '90 quando Kevin Feige portava il caffè al suo capo Avi Arad. Anni '90? Ma non è la stessa decade in cui nasceva nel fumetto Deadpool? Già. E si può così dire che, incontrando il Blade di Wesley Snipes, Deadpool riabbracci l'epoca spensierata da cui, come probabilmente direbbe lui, sfortunatamente nacque.

Conclusioni

Alla fin fine Deadpool & Wolverine è un'opera su due superuomini in crisi di mezza età (c'è battuta specifica al riguardo), dentro mondi in cui il desiderio sessuale è al 98% di maschi verso altri maschi, con la Marvel che deve essere bullizzata e sfottuta da Deadpool. È un film sull'importanza dell'esaminarsi senza pietà. Francamente ci aspettavamo solo un caciarone divertissement, una stravaganza estiva a sé stante in cui Deadpool & Wolverine facessero la strana coppia in attesa che Feige & Co., dopo essersi leccati le ferite, ricominciassero un percorso da Captain America: Brave New World (2025). Invece abbiamo sotto gli occhi uno dei film più disperati e riflessivi del 2024. In cui Wolverine è agghiacciato dalla sua mediocrità morale e Deadpool è indignato da quanto la Marvel sia scema. Se lo studio uscirà rivitalizzato da questa riunione estiva di brutale autocoscienza, dovrà ringraziare lo psicanalista più rozzo ed efficace che potesse incontrare.

Altro che Captain Deadpool. Lo dovremmo ribattezzare Doctor Deadpool. Peccato. Anche questa qualifica è già stata presa da un altro.

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