Dead Snow e la pessima moda dei nazi da ridere

Dead Snow, e il suo sequel Red vs. Dead, sono due delle migliori commedie horror in circolazione, ma hanno un problema di fondo con i nazi

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Dead Snow e il suo sequel Red vs. Dead sono appena arrivati su Prime Video, e questa è un’ottima notizia per chiunque voglia godersi due tra le migliori commedie horror/splatter degli ultimi anni e contemporaneamente dispiacersi perché il talento di Tommy Wirkola sembra già essere stato sprecato a meno di miracoli inaspettati.

È anche l’occasione per affrontare un discorso complesso; Dead Snow è solo lo spunto iniziale, da cui ci allargheremo per parlare anche di Charlie Chaplin, videogiochi e meme. Di cosa si tratta? Di un grosso problema che abbiamo da anni a livello di intrattenimento: i nazisti sfruttati a uso ridere.

Dead Snow red

Dead Snow e i nazi

Prima di cominciare, un riassunto di cosa parliamo quando parliamo dei due Dead Snow, che restano prodotti di nicchia che potrebbero esservi sfuggiti. Dead Snow (guarda il trailer), uscito nel 2009 per la regia del succitato norvegese Tommy Wirkola, è quello che succederebbe se il Peter Jackson primissima maniera (quello che ha dato il nome anche a questo sito) avesse deciso di fare un film ispirandosi a Spielberg e ai film della Amblin, e ovviamente alla più classica tradizione horror del gruppo di studenti in vacanza in una baita isolata. È la storia di sette amici studenti che vanno a passare la Pasqua nei boschi fuori da Øksfjord e lì vengono immediatamente raggiunti da Exposition Man, un supereroe che compare all’inizio dei film per spiegare tutto quello che succederà dando così la possibilità a chi dirige di riempire il resto dell’opera di sangue, violenza, decapitazioni e battutacce.

Purtroppo non si chiama realmente Exposition Man, ma è seriamente un personaggio che esiste solo allo scopo di illustrare i presupposti di Dead Snow, che risalgono alla fine della seconda guerra mondiale e dell’occupazione nazista della Norvegia, quando un gruppo di soldati tedeschi guidati dal generale Herzog provò a darsi alla macchia non prima di nascondere il proprio tesoro in una delle casette locali. I soldati furono scoperti e massacrati dall’infuriatissima popolazione locale, diventando così (in seguito a una non meglio specificata maledizione) morti viventi, che da allora riposano sottoterra e proteggono tutto il pazzo cash che hanno accumulato durante l’occupazione.

Dead Snow vs dead

Dead Snow e il massacro

Ovviamente succede che i nostri sette amici trovano il tesoro e risvegliano gli zombie, con tutte le prevedibili conseguenze del caso: se avete visto mezzo film di adolescenti vs. morti viventi nella vostra vita non c’è bisogno di dirvi altro. Se non che Wirkola, sia nel primo sia nel secondo capitolo che segue l’altrettanto classica regola del “come il primo, ma di più”, dimostra un talento immenso nel dirigere le scene d’azione e un gusto demenziale e crudele per la violenza; in un’ideale bilancia della commedia horror che vede a un estremo la parte che fa ridere e dall’altro quella che provoca disgusto, Dead Snow si colloca più verso la prima che la seconda, ed è un film che conosce il valore catartico della risata e dell’assurdità, di quell’ultraviolenza talmente parossistica che strappa un sorriso e mette di buonumore.

C’è però, soprattutto ripensando al film a più di dieci anni di distanza, un problema di fondo con il motore usato da Wirkola per generare risate, e non è un problema che ha a che fare con gli zombie: i morti viventi vanno sempre bene, e negli ultimi anni in particolare sono diventati talmente onnipresenti e sfruttati in tutti i modi possibili e immaginabili da essersi anzi depotenziati, e aver perso la carica sovversiva che avevano alle loro origini. Al contrario, il punto è che se fosse solo una commedia splatter con gli zombie norvegesi, Dead Snow sarebbe esattamente lo stesso film e non perderebbe quasi nulla, se non in termini di impatto iconografico e memetico: per fare scalpore ha avuto bisogno di aggiungerci l’elemento nazista, ed è qui che sta il problema.

Da Chaplin a Wirkola

È difficile identificare il momento esatto in cui i nazisti (intesi come gli originali, quelli tedeschi che seguivano un tizio austriaco e volevano sterminare gli ebrei) hanno smesso di fare paura e disgusto e hanno cominciato a far ridere, a diventare quello che in inglese si chiama “the butt of the joke”; forse impossibile, se pensate che abbiamo cominciato a prenderli in giro quando ancora erano in circolazione (pensate a Il grande dittatore di Chaplin) e che da allora li si ritrova più o meno ovunque, anche nei luoghi più inaspettati, e non necessariamente ritratti come mostri sanguinari o come soldati di un impero dittatoriale che ha rischiato di soggiogare l’intera Europa. Ci sono nazisti in Pomi d’ottone e manici di scopa e in Tutti insieme appassionatamente, ci sono in Indiana Jones e in Per favore, non toccate le vecchiette, insomma sono una presenza costante nella storia dell’intrattenimento del Novecento, e hanno trasceso in fretta il loro status di figure storiche per diventare simboli e archetipi.

È altrettanto difficile capire quando esattamente i nazisti siano diventati la scusa per non doversi impegnare troppo nell’immaginare un cattivo. Torniamo a Dead Snow: Wirkola sostiene che la scelta dei soldati nazisti sia legata alle leggende sui favolosi tesori che l’esercito di occupazione lasciò in Norvegia prima di fuggire. Spiega anche, però, che «all’inizio volevamo solo essere i primi in Scandinavia a fare un film di zombie, poi quando ci siamo seduti a scriverlo ci siamo chiesti, cos’è più cattivo di uno zombie? Uno zombie nazista! Da sempre i nazisti sono il cattivo definitivo dei film». Riformuliamo: Dead Snow funzionerebbe alla perfezione anche se gli zombie del film non fossero nazisti, ma il fatto che lo siano aggiunge quell’elemento in più di male assoluto che rende il piatto più speziato. Ma siamo sicuri che sia una cosa buona?

Dead Snow 2

Da Wolfenstein al generale Herzog

C’è una frase che molte persone di destra, estrema o meno, usano con impressionante regolarità per ribattere a chi fa loro notare le atrocità commesse dai regimi che tanto ammirano, ed è: “Eh ma vuoi mettere quanti morti hanno fatto i regimi comunisti? Perché non se ne parla mai?”. Da un lato è una domanda retorica la cui risposta è semplicissima: abbiamo più paura del nazifascismo perché ce l’abbiamo avuto in casa, e se volete film o libri che parlano, metaforicamente o meno, dei morti fatti dal comunismo c’è un’immensa fetta della letteratura sovietica, anche quella più di genere (pensate alla fantascienza di Stanislaw Lem), che ne parla. Dall’altro c’è un fondo di verità nell’affermazione, anche se non per i motivi che crede chi è solito farla: a un certo punto abbiamo deciso che i nazisti sono l’unico sinonimo possibile di “male assoluto” e abbiamo cominciato a usarli anche al posto delle virgole. E in questo modo non abbiamo fatto altro che depotenziarli.

Prendete Wolfenstein, uno dei primi (forse il primo? Ancora una volta, non è facile tracciare una cronistoria precisa) videogiochi a usare “nazisti” come sinonimo di “nemici” e a introdurre il concetto di “Hitler, ma...”, in questo caso “Hitler, ma è un mecha con le mani a mitragliatrice”. Oppure prendete Puppet Master, un’intera serie dedicata a bambole assassine che torturano nazisti per vendicarsi; o Iron Sky, un film nel quale i nazisti hanno una base segreta sul lato oscuro della Luna, o la serie Outpost, che parla di un esercito di nazisti zombie e del Quarto Reich. Frankenstein’s Army? Un ottimo creature feature/found footage del 2013 che parla di russi, nazisti e laboratori segreti dove si compiono esperimenti proibiti. Vi ricordate qual è una delle ultime produzioni di JJ Abrams? Overlord, un film che parla di esperimenti e di nazisti mutanti.

Potremmo andare avanti all’infinito (o almeno fino a esaurimento film), il punto è che a un certo punto della nostra storia, e in particolare negli ultimi venti/trent’anni, abbiamo deciso che quando abbiamo una storia e non sappiamo che cosa usare come cattivo è sufficiente aggiungere una svastica per portare a casa il film. Il risultato è un’overdose di nazisti che ha saturato il nostro immaginario: a forza di dipingerli come cattivi da operetta o di farli saltare in aria a centinaia “tanto sono nazisti”, li abbiamo depotenziati e ci siamo quasi dimenticati del motivo per cui li trattiamo così – e la conseguenza è che quando pensiamo a “nazisti” ci viene in mente il meme di Hitler che urla NEIN NEIN NEIN! e non facciamo attenzione all’ascesa dei veri movimenti di ispirazione nazionalsocialista o fascista che stanno proliferando in tutto l’occidente da qualche anno. C’è un motivo se continuiamo a parlare con soggezione e timore di “terrorismo islamico” ma quando si accenna al “terrorismo di ultradestra” o un qualsiasi sinonimo si viene messi a tacere e la situazione derubricata a “sono solo pochi squinternati nostalgici” – e tutto questo nonostante, per fare un esempio facile facile, nel 2020 il 67% del terrorismo domestico negli Stati Uniti sia attribuibile al suprematismo bianco, e a gente quasi sempre se non sempre di chiara ispirazione (e iconografia) nazista.

Nazitank

Ma quindi basta nazi?

È chiaro che non stiamo invocando a gran voce la censura sui contenuti nazisti, ed è altrettanto chiaro che c’è modo di parlare di certi argomenti e certe ideologie senza trasformarle in un meme – se proprio ne sentite la necessità, c’è spazio per il nazismo anche al di fuori dei period piece e dei documentari, e come dimostra Tarantino in Bastardi senza gloria c’è ancora oggi il modo di dire e fare cose coraggiose persino con l’abusatissima figura di Hitler.

No, il problema non sono i nazisti in quanti tali, il problema è quando vengono utilizzati come scorciatoia narrativa perché non ci sono idee migliori, e ci si appoggia quindi all’ormai consolidata abitudine di rivolgersi chiunque abbia una divisa delle SS e un lieve accento tedesco per riempire il vuoto creativo. Non c’è sempre bisogno di risolverla nel modo più banale (Dead Snow sarebbe stato un film altrettanto valido se gli zombie fossero stati un gruppo di boscaioli, o di geologi, o di hare krishna), e a forza di dipingere i nazisti classici come il male talmente assoluto che arriva a fare il giro e a far ridere abbiamo smesso di prendere sul serio i nazisti veri, quelli veramente pericolosi.

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