David di Donatello 2021, il finto primato della sala raccontato delle nomination
I film con più nomination ai David di Donatello sembrano affermare la forza della sala in un anno in cui sono state chiuse ma non è proprio così
Se si esclude Hammamet i quattro film nominati nella categoria miglior film (che poi sono gli stessi della categoria miglior regista ovvero Miss Marx, Le sorelle Macaluso, Favolacce, Volevo nascondermi) a stento arrivano a 2 milioni di incasso. Hammamet ne vanta invece 5 di milioni, complice Favino con un trucco impressionante (David che pare già vinto), complice un argomento sempre attuale. Le candidature ai David di Donatello continuano a raccontare un’industria del cinema scollata dalla fruizione del cinema stesso. È sempre stato così e in un certo senso è sano, i David, come gli altri premi, non devono inseguire il gusto del pubblico perché gli incassi, in sé, già sono un premio. Certo quando i film che non sono stati visti da molti diventano preponderanti per diversi anni di fila, qualche domanda viene spontanea. Ce la facciamo spesso per gli Oscar e ce la facciamo per i David.
DAVID 2021: tutte le candidature
La presidente dell’Accademia David di Donatello Piera Detassis ha detto che quest’anno in cui eccezionalmente hanno potuto partecipare ai David anche i film che non hanno rispettato le solite finestre (cioè in buona sostanza quelli di Netflix), lo stesso è stato il cinema visto in sala ad essere il più rappresentato o quanto meno la sala è stata comunque il lancio vincente. In realtà bisognerebbe essere più precisi, è lo slot di Gennaio/Febbraio ad essere rappresentato nelle candidature, l’ultimo momento in cui i calibri grossi sono usciti, l’ultimo momento in cui c’è stata una promozione vera. Troppi al contrario sarebbero dovuti uscire e hanno rimandato non volendo andare in streaming (Freaks Out e Diabolik su tutti)
Diversi film usciti in quel momento, film che non si pensava potessero accedere alle nomination, ce l’hanno invece fatta. 18 Regali, Figli, Tolo Tolo e anche lo storico outsider dei David, Gabriele Muccino con Gli anni più belli, ha preso 3 nomination (di cui una realmente di peso, Micaela Ramazzotti come miglior attrice protagonista in una categoria in cui quest’anno le rivali erano davvero poche).
Come spesso è accaduto le dimensioni dei film percepite dall’industria (cioè il complesso delle persone che votano per le candidature e poi per i premi) non corrisponde bene con le dimensioni percepite dagli spettatori ed è molto suddita di altri premi. Il film più candidato è Volevo Nascondermi (già vincitore a Berlino del premio per il miglior attore) e il terzo più candidato è Favolacce.
Non stupisce il buon successo di Miss Marx perché Susanna Nicchiarelli gode di grandissima stima nel settore e perché da Nico, 1988 ha intrapreso un percorso di internazionalizzazione del cinema d’autore che tutti vedono con favore, semmai stupisce, e in positivo, la giusta considerazione andata a L’incredibile storia dell’Isola delle Rose (almeno il David alla produzione dovrebbe andare a loro senza troppe storie).
Sappiamo tutti bene perché i film per essere candidati devono rispettare le finestre (perché per la nuova legge cinema solo se si rispettano le regole si viene considerati dallo stato, si accede ai finanziamenti e anche ai premi), ma è sempre più evidente che il miglior cinema italiano sarà anche lì, sulle piattaforme. È sempre più evidente che i film più interessanti li troveremo anche lì. Saranno quindi apprezzati, stimati e benvoluti ma non premiati. Di nuovo, è chiara la ragione, lo stesso il risultato non è il massimo, soprattutto per il David che è un premio meno importante se alcuni dei film migliori ne sono esclusi. Immaginare la premiazione di quest’anno senza L’incredibile storia dell’isola delle Rose fa un po’ sorridere, è come negare l’evidenza, cioè che il cinema non è la sala ma i suoi film. Da decenni gli spettatori, anche i più assidui e appassionati, vedono più cinema a casa di quanto non vedano in sala, scoprono più chicche e opere fantastiche in casa che in sala. I festival lo capiscono, i David (cioè lo stato) no.
Stefano Coletta di Rai Uno ha annunciato che si farà di tutto, compatibilmente con i regolamenti che saranno in vigore ad Aprile, per avere ospiti in studio e non ripetere la serata dell’anno scorso. Fasulo addirittura ha accennato a espedienti tecnologicamente avanzati come “presenze virtuali o ologrammi” che preoccupano, ma è chiaro che saranno i DPCM a decidere. Ed è un peccato quest’anno più di altri, perché la compresenza è il terreno delle star, cioè è per poter avere i volti più noti che si cerca di lavorare sulla presenza, e quest’anno le due categorie dei migliori attori protagonisti raccontano stranamente un’altra storia rispetto a quelle di miglior film. Ci sono Elio Germano e Pierfrancesco Favino a rappresentare i film più nominati ma i restanti 8 candidati appartengono ai film meno candidati. Favolacce è assente perché ha un cast con i bambini in primo piano e Le sorelle Macaluso invece ha fatto la sventurata scelta di non dividere il suo ampio cast per bene, candidando tutte le sue attrici e una contro l’altra, nella medesima categoria. Miss Marx infine non è stato considerato. Risultato è che nella categoria Miglior attrice può vincere qualcuno di fuori dai soliti canoni.
E fa strano perché in realtà come ha ricordato Piera Detassis, è un anno ottimo per le donne. In 66 anni di premi David di Donatello nessuna donna ha vinto il premio per la miglior regia e solo due volte un’opera diretta da una donna ha vinto il premio per il miglior film. Non è cambiato molto, la giuria al 70% è quella che era 10 anni fa (perché composta in gran parte da vincitori e nominati), è cambiato semmai lo scenario produttivo, le donne girano più film e quindi anche più film buoni se non proprio molto buoni, più film blasonati e anche più film che per una ragione o per l’altra vengono coccolati dall’industria (cosa che prima facevano solo gli uomini). Quest’anno ci sono due donne registe nominate sia tra esordienti che tra veterani: “Stiamo facendo un percorso, i dati precedenti sono agghiaccianti per il paese, l’umanità e le donne ma noi speriamo di cambiare. L’anno scorso lamentavamo l’assenza del racconto delle donne non solo le donne autrici e registi. Quest’anno ci sono”.
Siamo lontani dalla parità ma in realtà è un risultato eccezionale perché rispetto al numero di film che girano le donne, in assoluto, ai David sono sovrarappresentate. Più difficile sarà che vincano ma mai dire mai.