Dai comics al piccolo schermo: andata e ritorno - Punisher, un personaggio in scala di grigi

In attesa dell'esordio della serte Marvel/Netflix The Punisher, analizziamo assieme il personaggio di Frank Castle, tra fumetti, grande e piccolo schermo

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Diciamolo, il Frank Castle di Jon Bernthal è stato l'elemento migliore della seconda stagione della serie TV Marvel/Netflix Daredevil, complice una storia a tratti confusa e raffazzonata, che nonostante un comunque buon intrattenimento si è rivelata manchevole di quella caratterizzazione approfondita dei personaggi e di quelle atmosfere noir della prima annata del franchise.

Il personaggio che dunque sembrava essere stato inserito come wild card, ha rubato la scena più di una volta, grazie a una presenza oculata e a un minutaggio mai eccessivo, a un arco narrativo valido e abbastanza indipendente - seppure ben calato nella trama generale dello show - e a una distinta "sincronizzazione" tra attore e character da questi interpretato. Del resto, Bernthal aveva già dimostrato di sapersi calare bene nei panni di personaggi dall'animo tormentato, impegnati in una costante e complessa gara d'equilibrio su quella sottile linea rossa che separa l'eroe dal villain, il bene dal male: per avere una prova tangibile di ciò, basta ricordarsi dei suoi Shane Walsh in The Walking Dead e Grady Travis in Fury, apprezzato film di guerra diretto da David Ayer.

Il Frank Castle visto in Daredevil è un "Punisher in germe", un uomo ancora all'inizio del suo cammino verso il "lato oscuro", che lo porterà progressivamente a divenire uno dei personaggi Marvel più affascinanti e twisted, e proprio per questo difficili da raccontare senza rischiare di sfociare nella banalità. In questo senso, avere un attore come Bernthal che abbia il giusto phisique du role è già un primo passo importante, nell'attesa di vedere quello che la prima stagione di The Punisher - prevista per l'autunno/inverno 2017 su Netflix - saprà raccontarci.

Va ricordato che, sebbene sia la prima volta che vediamo il Punitore sul piccolo schermo in una serie TV in live action, il personaggio ha già fatto la sua apparizione sul grande schermo, e per ben due volte.

Torniamo dunque al 2004, anno di uscita di The Punisher, lungometraggio diretto da Jonathan Heinsleigh e con protagonista Thomas Jane, attore già di primo acchito giudicato come troppo "belloccio" per impersonare credibilmente Frank Castle. La pellicola, liberamente ispirata alla saga a fumetti Bentornato, Frank di Garth Ennis e Steve Dillon, oltre che a Punisher: Year One, sebbene non disastrosa, si rivela uno spettacolo che non riesce a centrare minimamente il proprio fuoco sugli aspetti più archetipici del personaggio, virando verso una storia stereotipata sul modello dei film action americani dell'ultimo decennio del XX secolo che avevano come tema preponderante la classica storia di vendetta.

Arriviamo poi al 2008, quando nei cinema americani arriva Punisher - Zona di Guerra, pellicola diretta da Lexi Alexander, con Ray Stevenson nei panni del protagonista. Il film si rivela un vero flop al box office statunitense, tanto che in Italia - così come in altri Paesi - viene distribuito direttamente nel circuito home video. Le potenzialità di questo lungometraggio, la cui storia vede un Frank Castle già da diverso tempo calatosi nei panni del Punitore e intento a spazzare via il crimine con grande "professionalità", sono enormi, ma purtroppo non pienamente sfruttate a causa di soluzioni narrative e registiche così artigianali da risultare infine semplicistiche e fallaci. E pensare che nell'ottica del momento attuale dei cinecomics - che vede una sempre più grande apertura nei confronti di pellicole R-Rated, ossia con un contenuto orientato a un solo pubblico adulto - Punisher - Zona di Guerra può essere considerato un capostipite, avendo esordito con il logo Marvel Knights, sottoetichetta "vietata ai minori" dei Marvel Studios.

A ogni modo, entrambi i tentativi di portare il Punitore alle luci della ribalta sul grande schermo si rivelano sostanzialmente dei buchi nell'acqua, tanto da far scomparire il personaggio dalle scene per ben otto anni, fino al suo ritorno nella seconda stagione di Daredevil.

Volgendo il nostro sguardo ai fumetti Marvel, nell'ottica di comprendere meglio il personaggio, Frank Castle - nato Castiglione - fa il suo esordio nel 1974 sulle pagine di The Amazing Spider-Man #129, creato da Gerry Conway, Ross Andru e John Romita Sr. Il Punitore nasce dunque negli anni Settanta, periodo in cui i comics americani si andavano facendo sempre più grim and gritty, in un processo che sarebbe proseguito senza soluzione di continuità sino alla fine degli anni Ottanta, portando alla destrutturazione più totale della figura del supereroe, con Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons come pietra miliare di tale fenomeno.

Frank nasce come una figura già "adulta" in un momento in cui i fumetti americani si stavano facendo sempre più "adulti", creato da una delle penne più affilate dell'industria dell'epoca, quella di Conway, colui che ha ideato e scritto la tragica morte di Gwen Stacy, tra le altre cose. Marine pluridecorato e veterano, Castle fa ritorno a casa dove ad attenderlo ci sono sua moglie e i suoi due figli, i quali vengono però brutalmente assassinati sotto i suoi occhi - per errore, apparentemente - in un regolamento di conti tra famiglie della mafia newyorkese. Questo evento è la molla che fa scattare qualcosa nella mente dell'uomo, che in ben poco tempo si trasforma in un efferato vigilante e anti-eroe, deciso a estirpare in maniera definitiva e brutale ogni traccia di crimine nella quale si imbatte.

Punisher 04Una storia d'origini semplice e una caratterizzazione lineare sono in grado di rendere il Punitore un personaggio estremamente funzionale nel suo essere disfunzionale: perché non va dimenticato che Frank Castle vive e opera in un universo narrativo fantastico e popolato da una moltitudine virtualmente infinita di supereroi - e supercriminali - in possesso di straordinari poteri, tecnologie e abilità, dove tutto - perlomeno agli albori - era o bianco e nero. Il Punitore no, lui è uno dei primi personaggi del fumetto supereroistico definibile esclusivamente in una scala di grigi, che agisce con coerenza nella sua folle crociata, e che un giorno si ritrova a essere il "buono" e il giorno dopo il "cattivo" a seconda della situazione, ma che soprattutto può fare quello che un vero supereroe non può: uccidere. Riuscite a immaginare che liberazione possa essere per uno sceneggiatore, vero?

Da allora, proverbialmente, passa tanta acqua sotto i ponti e Frank Castle vive moltissime avventure, alcune valide, altre meno. Con il lungo e apprezzatissimo ciclo di Garth Ennis, il Punitore gode di una caratterizzazione senza pari in termini di spessore e originalità, tanto che lo scrittore britannico si permette pure di rivisitarne le origini, rendendo manifesto che la "follia" di Castle esisteva già prima della morte della sua famiglia, e trovava libero sfogo negli scenari bellici, rivelazione - in chiave retcon - che trasforma sua moglie e i suoi figli in un'ancora morale in grado di tenere a freno il Punitore dentro Frank. Più tardi il personaggio viene persino ucciso e trasformato in un mostro à la Frankenstein - dal bizzarro nome di Franken-Castle, cercate pure su Google - per poi tornare a uno status quo più naturale, cosa che però dimostra come le potenzialità del Punitore, in un universo narrativo come quello Marvel, siano incredibilmente vaste ed eterogenee, e ci auguriamo tutti che possano essere pienamente sfruttate già nella serie TV che arriverà tra qualche mese.

Punisher 05

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