Dai comics al piccolo schermo: andata e ritorno - Preacher, gioie e dolori di un adattamento televisivo
Analizziamo assieme a voi la serie TV Preacher in riferimento al fumetto omonimo dalla quale è tratta e dall'adattamento operato di quest'ultimo
Preacher è però anche la storia di Tulip, donna dal passato tormentato e vero amore di Jesse, e di Cassidy, vampiro alcolista con più di un secolo di vita alle spalle, e del viaggio che questo trio decisamente sui generis compie attraverso l'America, tra mille insidie e avventure.
Preacher è una storia di personaggi, e sulla caratterizzazione psico-attitudinale degli stessi fonda la sua intera storia; storia che affronta un argomento assai spinoso come la religione - in questo caso quella cristiana - in modo decisamente originale, avvincente e sovversivo, anni prima che questo tipo di "controcultura" divenisse di moda, come il successo del romanzo Il Codice Da Vinci (2003) di Dan Brown ha poi saputo attestare. Allo stesso tempo, l'opera di Ennis e Dillon - autori britannici - è una vera e propria lettera d'amore alla cultura popolare (e cinematografica) americana, come dimostra la presenza del "fantasma" di John Wayne, una sorta di "grillo parlante" per il protagonista, il personaggio noto come Santo degli Asssassini, evidentemente ispirato a quello interpretato da Clint Eastwood ne Gli Spietati, e alla funzione chiave che nella storia hanno location come la Monument Valley e la Missione di Alamo.
I temi sociali ed etici narrati in Preacher sono molteplici, e spaziano dal femminismo, alle conseguenze della politica bellica che portò gli Stati Uniti alla Guerra del Vietnam, al ruolo delle corporazioni nella realtà americana, il tutto analizzato mai retoricamente e senza rinunciare a una coraggiosa discussione in grado di trattare anche argomenti come la sessualità, la pornografia, la tossicodipendenza e l'alcolismo, la repressione, la malattia mentale, l'immigrazione e il problema dei senzatetto, tematiche attuali allora e tristemente attualissime anche oggi. Non mancano, inoltre, anche riferimenti ad alcuni degli eventi di cultura pop più salienti e freschi degli anni Novanta, su tutti il suicidio di Kurt Cobain, frontman dei Nirvana, che trova una sua tragica parodia nell'arco narrativo con protagonista Faccia di Culo.
Ma sopra ogni cosa Preacher è una storia che come poche altre sa trattare temi archetipici come l'amicizia e l'amore, in una dinamica "a tre" molto complessa che lega indissolubilmente le vite di Jesse, Tulip e Cassidy.
La serie TV di Preacher, co-creata e sviluppata da Seth Rogen, Evan Goldberg e Sam Catlin, ha fatto il suo esordio nel 2016, dopo un intendo periodo di pre-produzione, proponendo una prodotto che, sin dal suo esordio, è stato sì apprezzato ma ha fatto anche molto discutere, specie i fan più puristi di questa storia. In effetti, la prima stagione dello show ha narrato una storia evidentemente ispirata all'opera originale, ma in chiave fortemente rivisitata, andando di fatto a dar vita a una sorta di prequel del fumetto. Gli showrunner hanno infatti preso la trama di Preacher "alla larga", oltre a modernizzarla per il XXI secolo.
Difatti il viaggio alla ricerca di Dio di Jesse, Tulip e Cassidy inizia solo nelle battute finali della prima stagione ed è probabilmente solo nella seconda attualmente in onda che la storia entra finalmente nel vivo. Come giudicare dunque il lavoro di adattamento fatto da Rogen, Goldberg e Catlin? Inevitabilmente nel rispondere a questa domanda bisogna prima di tutto tenere in considerazione due correnti di pensiero opposte tra loro. Difatti, non si può dare certo torto a chi, inorridito all'idea di vedere sul piccolo schermo una storia identica a quella già letta nella serie a fumetti, ha apprezzato il lavoro di setting ed espansione andato in scena nella prima stagione: grazie a questo abbiamo potuto scoprire di più della vita come predicatore di Jesse Custer prima che Genesis entrasse nel suo corpo e della sua comunità, con l'introduzione di molteplici personaggi inediti. Preacher è una storia sull'America, e gli showrunner ci hanno senza dubbio dato modo di conoscere gli aspetti più rurali e anacronistici del Texas di oggi, oltre a dare un nuovo background all'amicizia tra il protagonista e Cassidy e al tormentato rapporto tra Jesse e Tulip.
Di contro, non si può dare completamente torto a chi si è lecitamente lamentato di una prima stagione dello show che è andata a decomprimere in maniera forse esagerata la storia originale, girando talvolta troppo su se stessa e "tradendo" un po' lo spirito originale del fumetto, fondato sul tema del viaggio. Di sicuro, ora che nella seconda stagione tale viaggio ha avuto inizio, non possiamo non riconoscere come lo show ne abbia beneficiato e nei tre episodi finora andati in onda abbiamo senza dubbio assistito a uno spettacolo più dinamico e avvincente, oltre che "canonico". A causa di questa dilatazione dei tempi narrativi, inoltre, la serie TV Preacher ha per ora mancato parzialmente alcuni dei temi fondanti dell'opera suddetti: se da un lato non è mancata una storia molto incentrata sui personaggi, oltre a contenuti adulti e divertenti che vanno dalla iconoclastia allo splatter più tarantiniano, dall'altro abbiamo finora troppa poca America, con tutto ciò che ne consegue. La sensazione è però quella che adesso lo show stia finalmente decollato, anche se non possiamo però sapere quanto questa evoluzione sia stata nei piani degli showrunner sin dal principio o se si tratti di una "correzione di rotta" scaturita dalle critiche alla prima stagione.
Infine, grandi lamentele sono giunte anche sul fronte del casting operato per la serie TV, con gli attori protagonisti forse non in grado di impersonare al meglio i personaggi del fumetto. Sorvolando sulle critiche derivanti dal fatto che Tulip è interpretata dall'attrice afroamericana Ruth Negga, mentre l'iterazione a fumetti della stessa è caucasica e bionda - onestamente, non si può dare alcun credito a tesi del genere, dal sapore vagamente razzista - è anche vero che le versioni televisive del trio di protagonisti di Preacher hanno una caratterizzazione abbastanza originale e parzialmente difforme dai loro corrispettivi originali. Per esempio, nel fumetto il fatto che Cassidy indossi sempre occhiali da sole ha una precisa motivazione che viene svelata nel corso della narrazione - tanto da dare a questo dettaglio una funzione molto simbolica, specie in funzione del finale della storia - che è stata sostanzialmente ignorata dai produttori della serie TV, senza alcuna spiegazione.
Dove sta dunque la ragione? La serie TV di Preacher è davvero un buon prodotto televisivo in grado di raccontare una storia a tutto tondo e indipendente senza tradire l'opera originale alla quale è ispirata, e allo stesso tempo essere in grado di presentare tutti gli elementi narrativi fondanti che hanno reso grande il fumetto di Ennis e Dillon? Questa è la domanda che ogni produttore deve farsi prima di mettersi al lavoro su un adattamento di una storia di qualsivoglia natura, e conoscendo e apprezzando il lavoro passato di Rogen, Goldberg e Catlin non possiamo non dar loro fiducia, consapevoli che, da un lato, in questa seconda stagione vi è stato un netto miglioramente, e che, dall'altro, i conti si fanno sempre alla fine. Provate a fare lo stesso assieme a noi, se ciò vi aggrada.