Dai comics al piccolo schermo: andata e ritorno - Flashpoint, un'occasione mancata
Nel primo episodio della nuova rubrica Dai comics al piccolo schermo: andata e ritorno, analizziamo la saga a DC Comics Flashpoint, con protagonista Flash
L'argomento analizzato in questo "episodio pilota" della rubrica è Flashpoint, celebre miniserie evento DC Comics, nonché uno degli elementi narrativi principali della terza stagione della serie TV The Flash.
Il discutibile piano del Velocista Scarlatto riesce: Barry salva sua madre, fermando il suo assassino prima che possa infliggere il colpo mortale. Inevitabilmente, però, quando si gioca con il tempo, c'é sempre un prezzo da pagare: permettendo a Nora Allen di sopravvivere, Flash scatena un imprevedibile ed esteso "effetto farfalla", che si traduce nella genesi di un nuovo e distopico presente dell'Universo DC.
Nella nuova linea temporale generata da Flashpoint, infatti, il mondo per come lo si conosceva non esiste più, e al suo posto si è instaurata una realtà catastrofica, in cui niente è più come prima.
Ma non è tutto, perché l'azione di Barry ha cambiato radicalmente lo status quo di tutti i principali supereroi DC Comics: Superman diviene uno schiavo dell'esercito americano, che lo usa come arma, Hal Jordan non riceve l'Anello del Potere da Abin Sur, non arrivando mai a essere Lanterna Verde, e il pianeta è sconvolto e devastato da una guerra senza fine tra gli Atlantidei e le Amazzoni, popoli capitanati rispettivamente da Aquaman e Wonder Woman, ora acerrimi nemici.
Inevitabilmente, questo disastroso effetto domino fa comprendere a Flash di aver sbagliato a salvare la vita a Nora, e dolorosamente dunque il Velocista Scarlatto decide di riportare tutto com'era, accettando di veder morire sua madre senza cambiare il corso degli eventi. Barry può tornare dunque nel suo presente, che però non è esattamente come lo ricordava(mo). A seguito di Flashpoint - nonostante sia stato apparentemente riportato tutto com'era - la continuity dell'Universo DC ne esce comunque sensibilmente modificata, a partire da una minore decompressione della linea temporale, con gli eroi apparsi solo da una manciata di anni, sino alla fusione delle linee editoriali DC Comics, Vertigo e WildStorm. Questa è la premessa che nella seconda metà del 2011 ha dato vita al reboot noto come I Nuovi 52, in cui tutte le testate sono ripartite dal numero #1, con un nuovissimo status quo, abbastanza slegato da ciò che era venuto prima.
Quello messo in atto dalla DC Comics con il "pretesto" di Flashpoint è dunque un vero e proprio colpo di spugna che consente alla casa editrice americana di poter ripartire da zero, con tutti i vantaggi (e svantaggi) annessi. A distanza di anni, tale reboot si rivela un parziale fallimento - più a livello contenutistico che in termini di vendite - cosa che obbliga la DC a operare, circa un anno fa, una curiosa e ben congegnata retromarcia, con il nome in codice di Rinascita; nel prologo di questa nuova era editoriale, si scopre come la realtà e la continuity post-Flashpoint siano state alterate non dalle azioni di Flash, ma da quelle di un misterioso e potente individuo - il Dottor Manhattan di Watchmen - che desideroso di "giocare a essere Dio", ha alterato la linea temporale di questo universo, sottraendo circa dieci anni di eventi dalla stessa. Gli eventi di Rinascita - che hanno riportato la DC Comics in cima alle vette di gradimento e vendite - sono ancora in corso e tutti da esplorare, ma fa sicuramente specie come, a distanza di più di cinque anni, Flashpoint sia stato ancora "utile", divenendo una vera e propria chiave di volta delle dinamiche dell'Universo DC a fumetti.
Appare come qualcosa di abbastanza fisiologico, dunque, che gli showrunner della serie TV The Flash abbiamo scelto di utilizzare le tematiche cardine di Flashpoint nel prodotto da loro creato e curato. Quindi, alla fine della seconda stagione dello show vediamo Barry Allen, stanco di soffrire e subire costantemente vessazioni e angherie, reagire e utilizzare i suoi poteri per un "guadagno" personale, salvando la vita a sua madre, facendo sì che suo padre non fosse ingiustamente arrestato e incarcerato e garantendosi così un'infanzia e un presente normali. Del resto, voi avreste fatto diversamente?
Anche sul piccolo schermo, all'alba della terza stagione di The Flash, siamo dunque testimoni di una nuova realtà generatasi dalla suddetta scelta di Barry, una realtà molto diversa dalla precedente - sebbene meno drammatica e distopica di quella della saga a fumetti - nella quale il protagonista non è più un supereroe e a Central City c'é un nuovo Flash, Wally West. Inevitabilmente, però, Barry si accorge ben presto delle tante problematiche che ha generato con il suo gesto, che stanno coinvolgendo tantissime persone, loro malgrado: anche qui, quindi, Allen sceglie di riportare le cose all'apparente normalità, e anche qui immancabilmente il presente al quale fa ritorno ha delle differenze rispetto a quello che aveva lasciato.
Tali differenze, va detto, hanno però una portata assolutamente più povera ed effimera rispetto a quelle dell'Universo DC a fumetti: sebbene vi siano delle evidenti diversità tra il "prima" e "dopo", che coinvolgono non solo Barry Allen ma anche altri personaggi del cosiddetto Arrowverse - come il cambio di sesso del figlio di John Diggle e la sua compagna Lyla - queste hanno un peso specifico davvero esiguo in termini di narrazione. Ovviamente, non si possono non tenere a mente i limiti, strutturali così come di budget, dell'universo DC Comics del piccolo schermo che si sta progressivamente espandendo nell'ambito delle produzioni targate The CW: in questo, infatti, non sono (ancora?) presenti molti dei supereroi principali della casa editrice americana, così come appare onestamente improbabile che gli showrunner di questi franchise possano mai avere a disposizione i mezzi per mettere in scena uno spettacolo equivalente a quello dei comics.
Non possiamo esimerci però dal sottolineare come l'utilizzo del concept di questa grande saga in The Flash (e nelle altre serie TV coinvolte) sia stato eccessivamente pretestuoso e anche molto, troppo sbrigativo. In sostanza, abbiamo visto la realtà di Flashpoint andare in scena in un solo episodio, il primo della terza stagione, e i riverberi di tale evento sono serviti più come MacGuffin narrativo per impostare il nuovo corso che avrebbe visto Flash scontrarsi contro Savitar, che come fondamenta per un impianto narrativo a sé stante e dignitoso. Di fatto, è come se Flashpoint fosse sì accaduto, "sconvolgendo" inizialmente le vite di diversi personaggi, lesti però nell'abituarsi al nuovo status quo tanto da far quasi dimenticare ciò che l'ha generato.
Il confronto tra il Flashpoint a fumetti e quello televisivo appare dunque impietoso, oltre che evidentemente squilibrato - sotto il profilo narrativo e quindi qualitativo - a favore del primo. Al netto di tutte le suddette attenuanti, ci appare comunque abbastanza naturale sentenziare come questa si sia rivelata una vera e propria occasione persa per l'Arrowverse, anche tenendo presente che si tratta di una "cartuccia" che poteva essere sparata una volta sola.
Fonte immagine in evidenza: ComicBook