Da Lost Heaven a New Bordeaux: l’America nella serie Mafia | Suggestioni Videoludiche
Il nuovo appuntamento di Suggestioni Virtuali ci porta a Lost Heaven, Empire Bay e New Bordeaux, le tre città simbolo della serie Mafia
Partendo da Lost Heaven, si tratta di una metropoli che guarda con attenzione agli anni Trenta, e non solo per la questione del Proibizionismo. Altro tema presente nel gioco sono gli effetti della Grande depressione del 1929, una delle più grandi crisi economiche del XX secolo. E così, in Lost Heaven, nascoste dallo sfarzo degli edifici della Downtown come l’Hotel Corleone, ci sono le Hooverville: baraccapoli sorte in seguito alla profonda crisi del ‘29, così chiamate per criticare l’operato dell’allora presidente Herbert Hoover. Il primo Mafia ce ne dà uno spaccato, ambientandoci pure una missione in un vecchio carcere, diventato dimora di chi non possiede più nulla. In generale la struttura apparentemente open-world del titolo, ben amalgamata alla narrazione in capitoli, permette di avere suggestivi scorci della città, che si mostra in tutte le sue contrapposizioni: sfavillante skyline di grattacieli e ciminiere fumanti delle aree industriali; villette a schiera da american way of life e Hooverville; i palazzi fatiscenti di Little Italy e i negozi decorati da lanterne di Chinatown. Di conseguenza girare tra le trafficate vie della città in un’auto d’epoca è un vero inno all’osservazione. Lo era soprattutto nel 2002.
Questo carattere viene enfatizzato nel gioco da una maggiore interazione rispetto al primo capitolo, dato che nei panni di Vito possiamo gustarci degli hot dog dai carrettini disseminati negli angoli della città, o comprare gli abiti più alla moda, assieme ai cittadini perbene. Questa possibilità di personalizzare il protagonista, oltre alle piccole azioni, evidenziano il tema centrale di Mafia II, ovvero la riuscita del self-made man, altro mantra della cultura americana, qui declinata in ottica gangster. In tal senso, è con il secondo capitolo che la serie dimostra la volontà di crescere e maturare. Empire Bay, pur essendo teatro della storia di Vito, getta luce su altre tipologie di criminalità organizzata come le gang afroamericane, i trafficanti di droga cinesi, gli usurai di origine ebraica.
Questa profondità è legata alla reale struttura open-world del gioco, quindi una mappa liberamente esplorabile e ricca di missioni sì ripetitive ma che dipingono in maniera fedele le tensioni dell’epoca. L'esplorazione viene movimentata dall'aggiunta di meccaniche che enfatizzano la vena razzista di New Bordeaux. Ciò vuol dire che, in quanto nero, Lincoln non può entrare in diversi negozi della città. Se decidiamo di non tenere conto dell’avviso all’ingresso con su scritto “No Colored Allowed”, i proprietari dei suddetti negozi chiameranno la polizia, e noi saremo costretti a seminarla. Oppure, se compiano un crimine a Delray Hollow, quartiere a maggioranza afroamericana, le forze dell’ordine arriveranno con poche unità e dopo diverso tempo; l’opposto di quello che accade se rubiamo un’auto nell’area commerciale, la Downtown. In generale Mafia III rinuncia alle piccole interazioni viste nel capitolo precedente, perché verosimilmente le azioni di Vito non possono essere compiute con la stessa facilità da Lincoln. E New Bordeaux ce lo ricorda costantemente.
Midwest, costa orientale e sud: la serie di Mafia ci mostra facce dell’America a tratti simili, a tratti opposte. Lost Heaven, Empire Bay e New Bordeaux: ognuna, a modo suo, utilizza l’immagine sfavillante e indomita degli Stati Uniti del secolo scorso, per mostrarne i suoi paradossi e i suoi lati più oscuri, come la criminalità organizzata. Lo fa in maniera spesso cinematografica e romanzata – specie nei primi due capitoli, ma non è un male. Come detto all’inizio, la serie Mafia ha contribuito a portare gli standard e gli stilemi del cinema gangster nei videogiochi, interpretandoli a suo modo e confezionando storie ed esperienze di indipendente bellezza.