Da Cyberpunk 2077 all'E3 2021: immaginiamo l’RPG del futuro | Speciale
Dopo l'E3 2021 sembrano evidenti alcune tendenze per l'RPG next-gen: lo dimostrano Starfield, The Outer Worlds 2 e altri ancora
Tuttavia basta poco per far crollare l’alto grado di immedesimazione che si genera giocando: al di là di un mondo poco interattivo, un altro grave problema è la meccanicità delle azioni che servono solo ad aumentare le ore di gioco, banalmente. Il riferimento è al nuovo corso di stampo RPG intrapreso da Assassin’s Creed, che per quanto si riveli apprezzabile in molti dei suoi aspetti, resta pur sempre un’esperienza basata su mappe gigantesche in cui ripetere le solite azioni, che sia trovare un tesoro, un’arma, qualcuno dell'Ordine degli Antichi e così via. È un po’ lo stesso problema che ha toccato i grandi del genere RPG, vale a dire BioWare e Bethesda. Le frasi “dispatch for you” di Dragon Age Inquisition o “another settlement needs your help” di Fallout 4 creano ancora traumi.
" Il futuro dell’RPG sembra più che roseo"Ciononostante, il futuro dell’RPG sembra più che roseo. Sicuramente è merito del momento propizio: con la nuova generazione di console si apprestano a tornare le grandi IP del passato. Inoltre, sebbene resti la diffidenza dopo le scottature ricevute (i titoli citati, ma anche i risvolti multiplayer come Anthem e Fallout 76), si sta prospettando una situazione molto florida per il genere. Partendo da Dragon Age la serie, dopo il travagliato sviluppo di Inquisition su cui ha indagato il noto giornalista Jason Schreier, il quarto capitolo si appresta a fare capolino durante l’EA Play previsto il prossimo 22 luglio. Si sa che sarà esclusivamente single-player per dare centralità assoluta alla trama, alla lore e ai personaggi, che da Dragon Age II hanno subìto un calo che ha contrariato parte della fanbase della prima ora. A tutto questo si aggiunge la dura lezione derivata dai problemi interni esplosi all’interno di BioWare per seguire le direttive del publisher Electronic Arts. Sia chiaro: l’importanza data all’esperienze single-player di Dragon Age 4 non è un’opera di magnanimità né affetto verso la community di fan, ma semplicemente una via che comunque riscontra apprezzamenti da una fetta corposa di mercato.
Bethesda pare averlo capito. Il nuovo Starfield, apparso tramite trailer alla conferenza Microsoft + Bethesda di E3 2021, lascia presupporre una nuova via intrapresa dalla software house americana. Non solo per il nuovo motore grafico Creation Engine 2.0 e un comparto tecnico più performante – sarà la fine di Bugthesda? – , ma perché in base a quanto dichiarato da Todd Howard, executive producer di Bethesda, Starfield vuole essere un titolo che esalta l’esplorazione spaziale e il desiderio della scoperta.
Come visto in Fallout, da cui riprende alcune vibes retro-futuristiche, l’estetica di gioco è uno dei primi elementi a risaltare, dando subito un’identità ben definita a Starfield, che ricordiamo sarà un’esclusiva Microsoft. Ci sono riferimenti anche a Skyrim, forse l’ultimo successo strabiliante di Bethesda: nell’intervista rilasciata al Washington Post, Todd Howard afferma che la struttura di gioco si ispira a The Elder Scrolls V, soprattutto per quanto riguarda il discorso fazioni. Un mondo, anzi, un universo di gioco intricato, fatto di relazioni e atmosfere uniche, che porterà spesso a porci le grandi domande esistenziali che esplodono nella testa quando si guarda il cielo cosparso di stelle.
Tra gli altri RPG di prossima uscita a tema spaziale vi è poi The Outer Worlds 2 di Obsidian. Anche qui le aspettative sono elevate, grazie a un capitolo precedente in grado di mettere davvero in rilievo i problemi del futuro, il tutto attraverso il solito stile umoristicamente crudo che caratterizza il team dietro uno dei capitoli più riusciti di Fallout: New Vegas. È normale dunque avere buone aspettative su The Outer Worlds 2, soprattutto perché adesso Obsidian può contare su maggiori risorse dopo l’acquisizione di Microsoft. Ci aspettiamo dunque la solita cura nella scrittura, inserita in un mondo di gioco si spera più interattivo e dunque più dissacrante. Perché uno dei pregi principali del genere RPG è quello di mettere in risalto tematiche di un certo peso, spesso profonde e complesse – ad esempio il mercato del lavoro nel turbocapitalismo in The Outer Worlds -, che si ricollegano alla società.
Non è affatto secondario che i principali RPG di prossima uscita siano a tema conquista spaziale. Basta rivolgersi alla realtà per capirlo: in un periodo in cui le colonie umane su Marte non sembrano più racconti fantascientifici; in cui l’astronauta è a tutti gli effetti una figura pop; in cui Elon Musk, Jeff Bezos e altre forze private si inseriscono come attori principali nella nuova fase della conquista dello spazio, è comprensibile ritrovarsi circondati da produzioni dedicate alle sfide che coinvolgono la società dell’oggi. Per quanto il distopico e il fantasy restino i capisaldi degli RPG, è dunque giunta l’ora della space-opera. Poi il nuovo Mass Effect la declinerà come un’epopea spaziale che esalta l’appartenenza della squadra, mentre Starfield sarà focalizzato sul ruolo dell’esploratore solitario, e The Outer Worlds 2 userà i viaggi interstellari per mettere in crisi le problematiche future.
Si tratta di una tendenza molto affascinante, soprattutto dopo che il panorama RPG della scorsa generazione è stato scosso davvero da piccole produzione, come il già citato The Outer Worlds e Disco Elysium. L’RPG di ZA/UM, per quanto sia diverso in tutto rispetto agli altri titoli citati, ha senz’altro avuto il merito di donare grande maturità al genere, grazie a una scrittura e un’atmosfera di gioco destabilizzanti ma incredibilmente potenti. È difficile immaginare le grandi dell’RPG restare indifferenti a questa importante svolta, che lascia crollare definitivamente il peso morale delle proprie scelte e la sensazione oramai semplicistica dell’invincibilità così tipica del genere. Per tutte queste ragioni è veramente arduo non guardare con grande curiosità al futuro dell’RPG next-gen.