Cuarón e del Toro si sono innamorati del film Non sono più qui. Ecco perché

È da tempo disponibile su Netflix il bel "Non sono più qui", un film lanciato alla corsa degli Oscar da Guillermo del Toro e Alfonso Cuarón

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Ecco perché Alfonso Cuarón e Guillermo del Toro si sono innamorati del film Non sono più qui.

La corsa agli Oscar non è determinata solo dai film e dalla loro qualità. Quelli che contano sono anche gli “endorsement”, i giochi politici e gli equilibri all’interno dell’industria, le spinte dal basso o dall’alto (le produzioni lo fanno attraverso le campagne “For Your Consideration”). Per un piccolo film, trovare un regista popolare, con un peso rispetto alle dinamiche del mondo del cinema, e che sia disposto a spendersi in suo favore è un “plus” che può decretarne il successo. Accade spesso, ad esempio, con Martin Scorsese, regista molto attento alle nuove leve e pronto a spingerle sotto i riflettori dei colleghi.

È questo il caso di Non sono più qui, film diretto da Fernando Frias e prodotto da Netflix, che ha ricevuto il sostegno di ben due registi di serie A: Guillermo del Toro e Alfonso Cuarón.

Il film racconta la storia del giovane Ulises, costretto a scappare dalla sua città natale Monterrey e rifugiarsi a New York. È infatti il testimone di una crudele resa dei conti tra gang. Restare in Messico significa rischiare la vita e quella della sua famiglia. Ulises parte quindi da solo, con uno zaino sgualcito e un sacco per i vestiti. Non conosce la lingua, non ha soldi né lavoro.

Il film è intriso dei problemi e delle difficoltà del Messico moderno. Con un approccio realistico racconta la vita delle giovani generazioni che vivono, poverissime, nelle periferie delle grandi città. Sebbene la struttura del film, tutta articolata su flashback e ricordi che si mischiano al presente, sia volutamente spiazzante per lo spettatore, l’intenzione è chiaramente quella di raccontare la realtà.

Non sono più qui

Ulisses balla la Cumbia, una danza popolare di origine colombiana e diffusasi in Messico diventando popolarissima tra i più giovani. La danza è per il ragazzo uno strumento di affermazione sociale. È infatti una piccola star nella sua cerchia di amicizie. La Cumbia è il collante tra i ragazzi come lo sono le armi per la generazione di poco più grande. I rapporti sono regolati con il ballo o  con i rapporti di forza. I secondi entreranno nell'innocenza bonaria del protagonista sconvolgendogli la vita. È solo un fattore temporale, comunica il regista. Entro poco anche gli innocenti verranno inevitabilmente trascinati nella spirale di violenza.

Non sono più qui non è un musical e nemmeno un film musicale vero e proprio, ma il regista usa la Cumbia, in uno dei segmenti più belli, come strumento di interazione tra due culture diverse. Non c’è mai la romanica pretesa che la musica possa scavalcare le differenze culturali, anzi, al protagonista vengono chiuse più volte le porte in faccia. E questo accade, nonostante l’interesse che suscitano negli altri il suo bizzarro taglio di capelli e i suoi movimenti a passo di danza. Ma è come se, per un attimo, i personaggi si buttassero alle spalle il passato e la storia personale: quello che conta, nel loro mondo, è estetico. Non importa da dove vieni, importa come sei e come sei visto. Il bizzarro taglio di capelli, è quindi uno strumento fondamentale di espressione dell'identità.

La Cumbia, invece, non è affatto la salvezza del ragazzo, bensì è il modo in cui lui esprime la sua identità. È la valigia immateriale che porta con sé dal Messico agli Stati Uniti. È facile quindi capire come mai un film così legato all’identità e alla cultura messicana abbia colpito Alfonso Cuarón e Guillermo del Toro. Proprio quest’ultimo ha commentato la sua passione per la pellicola in una conversazione video riportata da Indiewire

Il film ha avuto successo perché ritrae una specifica realtà che esiste brevemente in un tempo e in uno spazio che non ci sono più. Parla di cose che sono evanescenti, che se ne vanno, sia in termini di cultura che della nostra identità. È un film sull’esilio, è un film che raccontando il particolare è diventato universale e può quindi intercettare tutti.

Anche Cuarón ha avuto solo elogi per Non sono più qui:

È un film che non ha un modello pre esistente nel cinema messicano, per questo sfida l’idea di formalismo per creare la propria narrativa cinematografica che è completamente supportata nel tempo e nello spazio (…) Il film è andato veramente bene in Messico, ed è stato visto in molti paesi del mondo. È stato come se fosse il loro film. Ci guida in una cultura passeggera che non ci è famigliare - come se tu andassi su un altro pianeta, ma tutto è ambientato sulla terra. Non solo sul nostro pianeta ma, per me e per te Guillermo, nella nostra terra. Da una parte sembra così alieno, ma è l’esperienza umana a renderlo così universale.

Non sono più qui è già disponibile su Netflix.

Avete visto il film? Vi ricordiamo di farci sapere che cosa ne pensate di Non sono più qui nei commenti.

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