Cruise e la United Artists sull'orlo del baratro?

Scopriamo cosa c'è dietro al duplice rinvio di Valkyrie, che ormai uscirà negli Stati Uniti a febbraio, e perché le società di produzione dirette dagli artisti spesso falliscono...

Condividi

Rubrica a cura di ColinMckenzie

Non c'è che dire, non è un periodo fortunatissimo per Tom Cruise. Prima i tanti filmati su Scientology a macchiare la sua immagine, poi il rinvio dell'uscita di Valkyrie, un segnale che molti hanno interpretato come emblematico dei grossi problemi della pellicola. Ma cosa c'è dietro a tutto questo? Cerchiamo di capirlo.

Come scrive Kim Masters, incredibilmente le riprese della pellicola non sono ancora terminate, nonostante siano iniziate a settembre del 2007. La spiegazione di questo ritardo sarebbe dovuta ad una sequenza di battaglia imponente (quella in cui il protagonista viene menomato e perde una mano e un occhio), che era stata in un primo tempo annullata, ma che sarebbe stata rimessa per bilanciare una pellicola fin troppo parlata. Insomma, altre spese per un progetto già di base non commercialissimo.

Anche un articolo di Jeffrey Wells cerca di fare chiarezza sulla vicenda. Un esponente della New Line spiega come il weekend del President Day sia stato ultimamente molto più redditizio della prima settimana di ottobre, ed è questa l'unica ragione dello spostamento. Sulla carta, è ineccepibile. Ma poi vai a vedere le pellicole che hanno ben figurato a febbraio in quello slot e trovi prodotti come Jumper, Ghost Rider, La pantera rosa, Hitch e Constantine. Viene naturale pensare: che cavolo hanno a che fare con Valkyrie? E soprattutto, come mai una pellicola storica, che vede un regista e uno sceneggiatore premiati con l'Oscar, così come un cast fantastico, non punta ai riconoscimenti della critica? La risposta più semplice è ovviamente: perché i produttori non sono convinti che funzionerà in questo senso. Certo, stiamo facendo delle congetture, basandoci su voci, ma sono congetture logiche e sensate. 

In generale, l'impressione è che la United Artists di Tom Cruise risenta di tanti problemi simili ad altri progetti analoghi della storia del cinema, come per esempio la società creata da Coppola, Bogdanovich e Friedkin negli anni settanta, che venne distrutta sì da una certa disonestà e sfiducia reciproca, ma soprattutto da una tendenza detestabile degli artisti nel realizzare i loro progetti più rischiosi sotto quella etichetta (Coppola realizzò La conversazione, pellicola magnifica, ma impossibile da vendere). E il caso di Cruise non sembra molto diverso. Su Leoni per agnelli, va detto che almeno era un prodotto a basso budget e francamente il suo totale insuccesso mi ha sorpreso (anche se, con un film così soporifero, le ragioni ci sono). Nel caso di Valkyrie, credo che si sia rischiato troppo nel voler comunque investire un centinaio di milioni di dollari in un film potenzialmente difficile da vendere. In effetti, qui non abbiamo il nuovo Oskar Schindler che salva centinaia di ebrei, ma Claus von Stauffenberg, che avrà pure organizzato il fallito attentato a Hitler, ma che era anche anche un convinto antisemita. Insomma, o questo atteggiamento verrà omesso (facendolo diventare un personaggio poco credibile, per non parlare delle ovvie polemiche che scateneranno i mass media) o verrà inserito (e allora sarà molto difficile parlare di 'eroe della storia'). Comunque, un prodotto del genere conviene farlo con 20 milioni di dollari, anche a costo di realizzare un film quasi completamente a porte chiuse e teatrale.

Intanto, si dice che Cruise si stia attivando per risollevare la sua carriera, cercando di portare avanti una commedia con Ben Stiller o un nuovo episodio di Mission Impossible. Intanto, speriamo che non faccia crollare la United Artists per l'ennesima volta...


Discutiamone nel Forum Altro

Continua a leggere su BadTaste