Crime Week: i finali di stagione di Bull e Law & Order SVU
La nostra analisi sui nuovi episodi e finali di stagione di Bull e Law & Order: SVU
Con Benevolent Deception si chiude la prima stagione di Bull, una serie che ha portato ottimi ascolti alla CBS (lo show si è aggiudicato il sesto posto tra i più seguiti di questa stagione TV) e che probabilmente continuerà ad attrarre pubblico per gli anni a venire, rimanendo comunque un prodotto che non brillerà mai particolarmente, pur avendo qualche interessante exploit e qualche episodio che si rivelerà superiore alla media. Le capacità attoriali di Michael Weatherly e del resto del cast non sono in discussione, il protagonista dello show veste i panni del geniale psicologo in maniera perfetta ed ha saputo instillare nel personaggio quella sufficiente dose di mistero da incuriosire il pubblico e farlo tornare di puntata in puntata. L'aggiunta di Eliza Dushku nel cast nel ruolo dell'avvocato J.P. Nunnelly, poi, ha sicuramente scaldato l'atmosfera, anche se la contropartita della sua ingombrante presenza è che ha finito anche per mettere molto in ombra il resto del Team. La sua collaborazione con Jason funziona così bene che, per il bene dello show, ci auguriamo che gli autori decidano di confermarla anche per la prossima stagione, che riprenderà il 26 settembre 2017. Il nostro punto di vista sulla serie, tuttavia, non è molto cambiato dal suo debutto nemmeno con la messa in onda del finale di stagione, che - sebbene sia stato caratterizzato da un caso intenso ed interessante che ha portato il Team Bull fuori sede per seguire un processo a Miami e difendere la sorella di un noto spacciatore arrestata per aver conservato in casa diversi chili di cocaina - resta nella media delle puntate della serie. Il difetto peggiore e costante di Bull è che tutto, in questo show, diventa prevedibile, se non per quanto concerne ovviamente l'andamento di uno specifico caso, quanto meno per la sua conclusione. Jason Bull è un uomo destinato a vincere, che sceglie bene i propri casi e le proprie battaglie persino quando, come avvenuto in queste ultime due puntate, non è necessariamente lui a volerle combattere. Nonostante sappiamo del personaggio che è uno uomo dalla spiccata sensibilità e dal notevole acume, gli autori non hanno mai permesso al pubblico di comprendere a fondo l'animo del protagonista e di poter conoscere le sue debolezze o tanto meno i suoi difetti. Certo, Bull, come tutti, non è un uomo perfetto, ma si fa comunque una certa fatica a relazionarsi con un uomo che non sbaglia mai un colpo, che conosce sempre le mosse del proprio avversario prima che le compia e che, in più, riesce anche a fare sempre giustizia arrestando il criminale di turno il quale- ovviamente - non è mai il cliente che lui decide di difendere, perché un uomo come lui non solo può permettersi di scegliere i casi che vuole, ma ha anche una ferreo senso morale. Vedere un personaggio tanto positivo in una serie televisiva non è ovviamente un male, ma la realtà dei fatti è che la perfezione, alla lunga, è noiosa e quando non è accompagnata da una più profonda introspezione dei personaggi, rende molto difficile per il pubblico affezionarsi ai protagonisti e relazionarsi con le loro personali vicende, soprattutto perché delle loro vite, dopo 23 episodi, non sappiamo sostanzialmente quasi nulla. Se però cercate il procedurale puro, senza troppe pretese, la serie che intrattiene e distrae senza richiede un'eccessiva partecipazione emotiva, questa è lo show che fa per voi e che probabilmente potrebbe continuare ad accompagnarvi nei prossimi anni, se gestita con la stessa arguzia di una serie come NCIS, il che è il migliore augurio che si possa sostanzialmente fare a qualsiasi show televisivo.
Law & Order: SVU 18x20 American Dream e 18x21 Sanctuary [FINALE DI STAGIONE]
Nonostante gli autori di Law & Order SVU abbiano deciso di non mandare in onda il discusso episodio "ispirato" a Trump, questo non vuol dire che non abbiano preso una posizione su una delle questioni più delicate che l'America sta affrontando in questo momento da qualche tempo a questa parte, quella cioè dell'immigrazione e dei decreti con il quali il neo-Presidente ha cercato di impedire l'ingresso nel paese ai cittadini di alcuni paesi arabi in una mossa che, politicamente, è sembrata più un diretto attacco ad una religione che una questione di sicurezza nazionale. I riferimenti diretti ed indiretti a quello che è ormai noto come il "muslim ban" non sono certo mancati nella puntata ed il razzismo degli imputati, accusati di stupro ed omicidio di due membri di una famiglia di origini musulmane, è l'assoluto protagonista di questo doppio finale di stagione. Ammettiamo che persino noi siamo rimasti spiazzati da una battuta pronunciata in fase di interrogatorio da uno dei sospettati che riversa la colpa del crimine sul suo accusatore e complice, un uomo messicano, dicendo che "i messicani amano la tequila e gli stupri, chiedetelo al Presidente". Considerato l'attento controllo del network, siamo piuttosto stupiti che le maglie della censura abbiano concesso un riferimento così diretto, ma - d'altronde - sarebbe stato veramente difficile creare un episodio apolitico toccando un tema tanto attuale e delicato. Nonostante l'evidente presa di posizione, gli autori sono comunque riusciti a non incentrare queste due ore di episodio sulla politica, ma sul caso e sulle conseguenze che esso avrà soprattutto su Olivia. Quando infatti il testimone chiave dell'accusa, il fratello delle vittime Yousef Massad, viene improvvisamente deportato con l'accusa di essere una minaccia per la sicurezza nazionale, il Team si ritroverà improvvisamente in una posizione di svantaggio nei confronti della difesa e dovrà usare ogni mezzo possibile per riuscire a convincere Hector Ramirez a testimoniare contro i suoi complici, azzerando il suo alibi e convincendo la moglie ad ammettere che Hector non era a casa con lei al momento del crimine, come continua ad asserire. E' a questo punto che Olivia prende una discutibile decisione e decide di usare le leggi sull'immigrazione per minacciare la moglie di Hector, un'illegale senza documenti, per convincerla a testimoniare contro il marito. Nonostante il punto di vista di Olivia sia comprensibile e le vittime di un orribile crimine d'odio meritassero giustizia, usare la coercizione per ottenere una testimonianza favorevole non è la risposta giusta, soprattutto dopo che la Benson ed il suo Team hanno visto quale effetto deleterio possano avere delle leggi sull'immigrazione applicate da gente sorda a qualsiasi ragionamento. Le basi su cui Yousef Massad viene deportato, per esempio, non hanno alcun senso, il giovane non era una minaccia per la sicurezza nazionale e all'inizio delle indagini viene sottolineato come tutti i membri della famiglia Massad siano incensurati, essendo rimasta quindi invischiata nelle maglie di un sistema che fa evidentemente acqua da tutte le parti e che non sa come applicare tutta una serie di norme che sono giunte improvvisamente dall'alto lasciando dietro di sé molta confusione, Olivia non avrebbe dovuto abusare della sua posizione, esattamente come non avrebbero dovuto fare quegli ufficiali per l'immigrazione con Massad. Più avanti, nell'episodio, quando anche Hector verrà ucciso da un estremista e la sua testimonianza non sarà più utilizzabile, Plivia verrà messa nuovamente di fronte ad una difficile scelta, quella di dire un'apparente piccola, innocente bugia in fase di dibattimento, per corroborare la versione di una delle vittime che avrebbe permesso sicuramente a Barba di ottenere una condanna, ma questa volta Olivia decide di fare la scelta giusta e, invece di mentire alla giuria, sceglie la strada più difficile, che la porterà comunque ad ottenere la condanna dei responsabili del crimine. E' interessante come questo finale abbia dimostrato quanto facile possa essere piegare le regole della giustizia a proprio vantaggio, soprattutto se si è nelle forze dell'ordine e soprattutto quanto discutibile sia farlo, qualunque sia la ragione per cui si decide di farlo. Il fine, è il messaggio di questo finale di stagione, non dovrebbe mai giustificare i mezzi.