Crime Week: Lethal Weapon continua a sorprendere, Criminal Minds zoppica
La seconda settimana di messa in onda delle serie crime conferma le impressioni delle première
La cosa più bella di questa seconda stagione di Blindspot è che gli autori si stanno prendendo il loro spazio per mostrare al pubblico come davvero i personaggi stiano affrontando le ripercussioni della azioni della prima stagione. La sensazione generale è che tutti stiano camminando su un campo di delicate uova, la squadra non è più davvero una squadra, nessuno si fida più di nessuno, ma non c'è nemmeno un'aperta condanna l'uno nei confronti dell'altro, perché le circostanze in cui Jane (Jaimie Alexander) si è trovata erano davvero impossibili e i membri del team cominciano a capirlo. Jane, ancora una volta, viene messa da Sandstorm in una posizione impossibile e le viene richiesta una prova di fedeltà che consiste nell'uccidere un uomo e quando non riesce a premere il grilletto e viene coperta da Roman di fronte alla madre Shepherd (Michelle Hurd), si capisce immediatamente che questo fallimento avrà delle ripercussioni, perché sebbene il fratello l'abbia momentaneamente protetta, mette anche in chiaro che questo la sua incapacità di portare a termine la missione l'ha resta una sorvegliata speciale. Sul fronte Weller/Jane le cose sembrano andare leggermente meglio, anche se i due continuano a guardarsi con un senso di rimpianto quasi commovente e la naturale inclinazione di Weller (Sullivan Stapleton) ad essere un leader ed un protettore, lo porterà a prendere le difese di Jane con Nas Kamal (Archie Panjabi), che sembra sempre più interessata a portare a compimento la propria missione a discapito della vita di Jane. Anche Reade e Zapata hanno avuto dei bei momenti in questo terzo episodio e Rob Brown ha letteralmente rubato la scena ai colleghi ogni volta che è venuto fuori il discorso del suo passato e della possibile repressione dei ricordi che lo ha protetto, fino ad oggi, dalle conseguenze degli abusi che sembra aver subito quando era solo un bambino. E poi ci sono il dottor Borden (Ukweli Roach) e Patterson (Ashley Johnson), sempre più impacciati e sempre più teneri, alzi la mano chi vede bene questi due come coppia.
Chicago P.D. (NBC)
Che Chicago non sia la più tranquilla delle città è ben noto, ma quando persino le peggiori gang non vogliono avere a che fare con il cattivo della puntata, Kenneth Waddell, un uomo di colore che ha rapito una ragazza bianca sorpresa nel peggiore quartiere della città per farne aggredirla sessualmente, si sa che le cose non possono finire bene. Voight (Jason Beghe) ed il suo team sono quindi costretti ad una corsa contro il tempo per riuscire a trovare e salvare la donna con tanto di, inevitabile, discorso dal parte del leader della squadra su come, nonostante la pessima nomea del getto in cui si trovano, non tutti ce l'hanno con la polizia. La situazione è potenzialmente esplosiva, ma la squadra riuscirà a portare a casa la pelle e salvare la ragazza, dopo aver ovviamente ucciso il suo folle rapitore. Ma la vera protagonista della puntata è la trama che riguarda Tay (Li Jun Li), la nuova partner di Burgess (Marina Squerciati), e Platt (Amy Morton), responsabile, secondo il Comandante Fogel, che aveva confinato la Tay in compito di polizia terribile per aver rifiutato le sue avance, di averla aiutata e di starla proteggendo. Le cose per Platt non sembrano mettersi bene ed il Comandante Fogel non sembra uomo da accettare che una donna gli metta i piedi in testa, l'odore di tempesta si sente ad una settimana di distanza dal prossimo episodio. Sarà interessante assistere allo scontro Fogel/Voight, secondo voi che vincerà?
Bull (CBS)
Bull continua a intrattenere anche nel secondo episodio con un caso forse persino più interessante di quello del pilot, quello di una pilota di linea donna, unica superstite dell'incidente dell'aereo che pilotava in cui sono perite 62 persone. Compito di Bull - ovviamente - quello di farla assolvere. La premessa è quella di cui abbiamo già ampiamente parlato nella recensione del primo episodio, Bull è il massimo esponente della "scienza processuale," una sorta di dottrina secondo cui sarebbe possibile capire tutto quello che i giurati pensano in modo da poter prevedere il risultato di un processo. Per fare questo, l'affascinante protagonista, non solo studia attentamente il comportamento dei giurati, ma assembla anche una "giuria fantasma," composta da persone che rassomigliano incredibilmente a quelli veri, che seguono il reale processo e che vengono monitorati in modo tale da capire le reazione dei veri membri della giuria. La questione della "giuria fantasma" è un'altra di quelle che lascia decisamente perplessi, secondo questa serie far vedere al pubblico due persone che si somigliano fisicamente e fanno lo stesso mestiere è sufficiente a dare per scontato che questi due individui la penseranno allo stesso modo, come se le esperienze pregresse di un essere umano fossero totalmente irrilevanti e non avessero peso nel processo decisionale di ognuno. Facendo però finta, per un attimo, che quanto asserito dagli autori dello show non sia una grossolana esasperazione televisiva di una realtà che fa tristemente parte del sistema processuale americano - esistono davvero aziende che si occupano della così detta scienza processuale basata però su premesse leggermente diverse, - Bull è un procedurale che intrattiene, senza troppe scintille, il pubblico e se si ha bisogno di un'ora di televisione non troppo impegnativa, questa è la serie che fa per voi. Solleviamo tuttavia un ultimo quesito: quanto di ciò che fa Bull ha a che vedere con il presentare alla giuria la verità e convincerla con i fatti, grazie ad un'ottima investigazione ed ad un buon intuito (i suoi clienti non erano fino ad ora colpevoli delle accuse a loro rivolte), e quanto con questa fantomatica scienza processuale? Cosa succederebbe se seduto sul banco dei testimoni non ci fosse una persona innocente e Bull dovesse scontrarsi con l'obbligo di presentare alcuni fatti distorcendo la realtà, perché la giuria creda a qualcosa che di fatto non è vero? Sarebbe interessante vederne l'effetto.
Criminal Minds (CBS)
La première della dodicesima stagione di Criminal Minds non rientra nella lista degli episodi meglio riusciti della serie, sarà per il fatto che qualsiasi show alla sua dodicesima stagione comincerebbe a mostrare segni di cedimento, ma ci sono troppe cose di cui preoccuparsi per potersi davvero godere la puntata senza troppi pensieri. Mentre il pubblico deve ancora preoccuparsi per l'uscita di scena di Derek Morgan (Shemar Moore) e per quella, imminente, di Aaron Hotchner (Thomas Gibson), nell'episodio viene presentato il nuovo membro del BAU, Luke Alvez (Adam Rodriguez), una sorta di cane sciolto dell'FBI che sta aiutando il team a catturare i 13 serial killer fuggiti di prigione alla fine della scorsa stagione, per riconsegnare alla giustizia l'assassino del suo precedente partner e che, alla fine della puntata accetterà di unirsi al team. Luke non è un personaggio spiacevole, tutt'altro, e ovviamente ha il compito di riportare nella squadra quella figura del maschio alfa/uomo d'azione lasciata vacante da Derek, ma - per l'appunto - non è Derek, e ancora meno lo è quando prova a instaurare un rapporto con Penelope Garcia (Kirsten Vangsness). L'eccentrica esperta di computer aveva con il suo partner una relazione assolutamente speciale e il loro scherzoso flirtare è sempre stato uno spasso, oltre a regalare quel momento comico necessario a stemperare la tensione di ogni episodio. Insomma, i vari "bambolina" e "cioccolatino sexy" dei due, rimarranno negli annali di Criminal Minds, ragione per cui, quando Luke chiama Garcia "chica", alla fine della puntata, la sensazione è quella delle unghie sulla lavagna. Nonostante la nostalgia che il pubblico possa comprensibilmente sentire per Derek, la speranza è che gli autori non pensino di poter riproporre tra il nuovo personaggio e Garcia lo stesso genere di rapporto che c'era tra lei e Derek, perché sarebbe come invadere un territorio pericoloso. A chi poi si domandi perché Aaron Hotchner si veda così poco nell'episodio, la risposta è che l'attore si stava probabilmente preparando alla regia del secondo episodio della stagione, durante la quale - in seguito ad un alterco con un autore - Thomas Gibson è stato prima sospeso e poi licenziato dal network. L'aria di cambiamento nella serie è talmente forte che la trama dell'episodio in se stesso passa in secondo piano e la sensazione di attesa per ciò gli autori avranno inventato per l'uscita di scena di Hotch comincia a farsi pesante, a prescindere dalle colpe dell'uomo, il personaggio - per rispetto nei confronti dei fan - merita comunque un degno addio alle scene.
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L'episodio di questa settimana si apre con un ospite davvero speciale, il Vice Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, è intervenuto nella serie nel ruolo di se stesso per parlare dell'arretratezza dei kit di stupro usati negli Stati Uniti e sensibilizzare il pubblico sull'argomento delle aggressioni sessuali, numerosissime nel paese. Il fatto che un personaggio pubblico tanto reale sia apparso proprio in questa serie non è casuale, d'altronde uno show non va in onda per diciotto anni se non è riuscito a trovare una chiave di lettura davvero efficace per continuare a richiamare il pubblico, chiave di lettura che - nel caso di Law & Order: SVU - è il realismo. L'episodio della settimana è infatti tragicamente legato agli errori giudiziali e alle devastanti conseguenze che, rinchiudere un uomo innocente in prigione, possa avere sulla sua psiche. Shawn Roberts, accusato di stupro sulla base di una testimonianza oculare della sua vittima, ha trascorso ingiustamente 15 anni in prigione, per essere poi liberato grazie a indagini più accurate e test scientifici. L'uomo riesce perfino ad instaurare un rapporto di amicizia con la donna che l'aveva accusato, ma quando esce di prigione, la tragedia colpisce duramente, perché Roberts stupra e uccide la figlia della donna che lo aveva accusato, non con l'intento di vendicarsi, ma perché gli anni trascorsi in prigione lo hanno portato ad essere quello che era stato ingiustamente accusato di essere: un assassino ed uno stupratore. In più, la madre della vittima, si ritrova con il peso sulla coscienza di aver - di fatto - contribuito all'omicidio della figlia, facendo di Shawn Roberts un assassino. Come spesso accade in questa serie, e come spesso accade nella vita, non ci sono perdenti né vincitori e la realtà dimostra di essere ben lontana dall'essere bianca o nera, perché alla fine dell'episodio il pubblico riesce sia a provare sollievo per l'arresto del colpevole che una certa pena per lui.
Lethal Weapon (FOX)
Lethal Weapon è forse uno dei prodotti televisivi della nuova stagione che colpisce più positivamente, la paura che la serie potesse cedere sotto il peso del franchise cinematografico era grande e, probabilmente, giustificata e tuttavia lo show della Fox risulta divertente e ben recitato, senza avere grosse pretese. La chimica tra i due protagonisti è indiscussa, la coppia funziona e intrattiene nella giusta misura, senza mai apparire ridicola. Con questa serie ci si può concedere davvero qualche sincera risata inframezzata da momenti più commoventi. Riggs ed il suo dolore per la perdita della famiglia sono presenti, ma mai ingombranti e Clayne Crawford - con l'aiuto di una regia attenta - rende il tutto particolarmente credibile. Anche il ruolo della famiglia Murtaugh è centellinato nella giusta misura e i casi della settimana continuano ad essere ricchi di azione e spettacolari esplosioni. Una nota di merito va al personaggio della dottoressa Maureen Cahill (Jordana Brewster), che ha l'ingrato compito di riuscire a navigare tra le emozioni di Riggs e le scene tra i due sono un interessante specchio nell'anima del personaggio.
Dottoressa Cahill: Non ci sono parole al mondo che possano compensare ciò che hai perso, voglio solo aiutarti a portar via un po' di dolore.
Martin Riggs: Mi spiace Doc, il dolore è l'unica cosa che mi resta.
Notorious (ABC)
Sembra che il legame tra Julia (Piper Perabo) e Jake (Daniel Sunjata) sia davvero autentico. L'impressione alla fine della scorsa puntata era che Julia intendesse nascondere a Jake il fatto che fosse a conoscenza della sua relazione con Sarah Keaton, ma nel secondo episodio vediamo invece la Julia parlarne apertamente con lui, autenticamente preoccupata per i sentimenti del suo amico. Il dolore di Jake è evidente, ma quello che sembra interessare a pochi, almeno fino a questo momento, è che, visto il legame tra lui e la vittima, essere avvocato difensore del marito della propria amante potrebbe essere causa di qualche conflitto di interesse. Come era prevedibile, la trama principale, che riguarda l'omicidio di Sarah e la difesa del marito Oscar, considerato il principale sospettato, è anche la parte più interessante della serie, mentre l'inevitabile "caso della settimana", finisce per essere un po' in ombra, ma risulta necessario per giustificare la presenza di personaggi come Bradley Gregorian (J. August Richards), immaginiamo che qualcuno prima o poi ci diranno come questi due possano essere fratelli. Il senso morale, in questa serie, non sembra essere sicuramente un concetto particolarmente importante per i protagonisti, a parte la posizione molto scomoda di Jake (la foto che ritrae lui e Sarah a letto insieme e che Julia continua a chiudere a chiave nel cassetto della sua scrivania, verrà quasi certamente sottratta e finirà per creare una certa tensione tra i due), anche Julia George continua ad essere un personaggio molto ambiguo. Nonostante quest'aria da salvatrice della patria, come le fa notare il fratello di Sarah, a lei non sembra importare molto dei sentimenti delle persone, quanto di portare a casa la storia migliore per il suo show, certo, almeno lei tiene a dire sempre la verità, la sua non è una trasmissione di gossip, questo è assodato, ma siamo certi che raccontare la verità sia sempre la scelta migliore, soprattutto quando la si getta in pasto a milioni di spettatori?
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