Così è la vita è il Tempio maledetto di Aldo, Giovanni e Giacomo
Così è la vita è il più classico dei sequel bizzarri, un esperimento (riuscito) prima del ritorno alla forma di Chiedimi se sono felice
Ci sono tanti modi per fare un sequel. Si può tentare di replicare il più fedelmente possibile la formula che ha decretato il successo del primo capitolo, cambiando solo qualche dettaglio (magari l’ambientazione, e la figura del villain, se è prevista). Si può provare a cambiare tutto, rivoluzionare, fare il più classico dei film che con il primo c’entrano solo perché condividono lo stesso titolo. Aldo, Giovanni e Giacomo per Così è la vita applicarono invece il protocollo Spielberg, e in particolare la sua declinazione Tempio maledetto: una deviazione temporanea e sperimentale in territori adiacenti, prima di tornare alla forma con il terzo e conclusivo capitolo.
In altre parole: il trio ha sempre funzionato perché composto da un cuore (Aldo), un cervello (Giacomo) e due mani (Giovanni), e i rapporti tra loro sono sempre stati regolati, negli sketch televisivi e teatrali come nel loro primo film, da questi equilibri. Così è la vita li spariglia, almeno in parte. Giacomo, poliziotto scarso e sfortunato ma anche grande affabulatore pieno di sé e con sempre una storia pronta da raccontare, assomiglia un po’ a Giovanni; Giovanni, timido e intellettuale, ha un pizzico di Giacomo. E Aldo, la vittima, il bersaglio di ogni scherzo, quello che gli altri due considerano un po’ scemo anche se gli vogliono molto bene, diventa invece il carnefice.
Come Tre uomini e una gamba, anche Così è la vita è un road movie, ma forzato. Non è un film di irrisolti e prese di coscienza come il precedente, almeno non così esplicitamente: tutte le epifanie che colpiscono il trio sono accidentali, e conseguenza della situazione assurda in cui si ritrovano, non organiche e parte di un percorso di crescita. Sia Tre uomini e una gamba si Chiedimi se sono felice sono film che parlano di persone che si trovano di fronte a una qualche forma di bivio e decidono di imboccare la strada meno battuta; Così è la vita parla di gente che avrebbe voluto farsi i fatti propri e non era pronta alle suddette epifanie. Compresa la più grande di tutte, quella che dà un tono onirico e quasi shyamalaniano alla vicenda, e che ribalta di 180° la lettura di tutto quanto successo fin lì.
Così è la vita non è il racconto di una rivoluzione interiore, ma una favola nera e intrisa di cinismo, dal primo istante fino all’ultima inquadratura, che metaforicamente scrive le fatidiche parole “The End” su un mucchio di sterco. Non è neanche, come il precedente e il successivo, la storia di un’amicizia, se non in una versione forzata e chiaramente a tempo, legata solo alla situazione e non ai legami tra i tre. È piuttosto un film che racconta tre storie, una più triste, squallida e banale dell’altra, che casualmente si intrecciano e vanno tutte e tre a finire nell’unico posto possibile: il fondo di un precipizio. È quindi un mezzo miracolo che riesca comunque a trovare tempo per far ridere.
Così è la vita non abbandona del tutto la tentazione antologica di Tre uomini e una gamba: ci sono ancora un paio di sketch, in particolare il corto su Al, John e Jack che apre il film, che esistono in quanto opere a loro stanti innestate a forza sul resto del film. È però molto meno uno spettacolo teatrale, e anche un film meno parlato sia del precedente sia del successivo. Ci sono meno tormentoni, meno battute note e riciclate in contesto cinematografico, e proprio perché per una volta i rapporti tra i tre non sono quelli tradizionali, e costringono quindi Aldo, Giovanni e Giacomo a inventarsi nuove soluzioni.
Alcune funzionano (la scena del ristorante e la storia del leone e della gazzella), altre forse un po’ meno (l’incontro con Giovanni Cacioppo e la moglie partoriente), altre ancora portano addosso grossa così la data di scrittura e oggi verrebbero cassate prima di arrivare sul set (si veda ogni frase pronunciata dal personaggio di Francesco Pannofino). Ma sono nuove, e contribuiscono a dare a Così è la vita quell’aria di esperimento, di deviazione temporanea, che lo rende ancora oggi una mezza anomalia nella carriera del trio. Che poi verrà ritentata, con successo infinitamente inferiore, con La leggenda di Al, John e Jack; ma questa è un’altra storia.