Cosa leggere nel weekend: speciale The Wire

Un'edizione speciale della rassegna stampa, con articoli risalenti a qualche anno fa (ma non solo), per festeggiare il decennale di The Wire...

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The Wire

Un'edizione speciale della rassegna stampa, con articoli risalenti a qualche anno fa (ma non solo), per festeggiare il decennale di The Wire:

David Mills intervista David Simon

I due si conoscevano dai tempi del college; Mills ha lavorato insieme a Simon in numerose serie (Homicide: Life on the Street, The Corner, The Wire e Treme) ed è morto pochi giorni prima dell'inizio di Treme.

Simon discute a lungo di socialismo, capitalismo e determinismo sociale, in relazione alla quarta stagione di The Wire; conclude con una sintesi sulla natura ultima della serie, che afferma essere una tragedia greca:

La maggior parte della narrazione americana — “The Shield”, per esempio, senza entrare nello specifico della serie, ma niente è più essenzialmente americano dell'impulso di rendere l'individuo superiore alle istituzioni per cui lavora. Vic Mackey regna ben oltre il Dipartimento di Polizia di Los Angeles. “Di cosa è capace? Di cosa non è capace?”

“The Wire” non solo è andato in una direzione opposta, ma ha resistito all'idea che nell'America post-moderna gli individui possano trionfare sulle istituzioni. L'istituzione è sempre più grande. Non tollera quel grado di individualità a nessun livello, in qualsiasi momento. Quei momenti epici sono essenzialmente falsi. Hanno origine nei vecchi western, o cose del genere. Un tizio arriva in città. La ripulisce. Va via.

Non c'è più la pulizia, non c'è più l'arrivo e la partenza. C'è solo la città.

Nella seconda parte dell'intervista si parla anche del modello di business della HBO.

Perché in Inghilterra non si può fare The Wire

Se in Italia ci sono voluti 10 anni per vedere The Wire in chiaro, le cose non vanno meglio in Inghilterra, dove il successo è arrivato a circa 7 anni dal debutto americano. La serie e la storia della sua distribuzione al di qua dell'oceano diventano il pretesto per parlare della situazione televisiva inglese, soffocata dal monopolio della BBC. Almeno a detta del Prospect Magazine, e con riferimento alla fine del 2009. Il magazine illustra brillantemente la complessità di un episodio a caso di The Wire, caratterizzato da 21 storyline diverse che si intersecano senza mai compromettere la narrazione: il confronto con la materia prima inglese è semplicemente schiacciante. La maestria di David Simon è merce rara, è vero, ma la si deve prima di tutto coltivare.

The Wire vs Life on Mars

Inside HBO's The Wire

Pubblicato prima dell'inizio della quinta stagione negli Stati Uniti, questo lungo reportage dal set della serie di Nick Griffin mette in primo piano Joe Chapelle (regista e co-produttore esecutivo della serie) per focalizzare l'attenzione sulla vera e propria produzione di The Wire: com'è girarlo? Viene spiegato, tra le altre cose, perché è stato girato in 4:3 dal primo all'ultimo episodio, nonostante sia terminato oltre l'avvento del 16:9. Il 4:3, a detta di David Simon, è più reale e televisivo e meno vicino al cinema. Il che, per lui, deve essere un vanto.

E infine, per chi non ne avesse abbastanza, una lunga ricostruzione delle genesi della serie e della sua produzione, attraverso le parole e le testimonianze del cast, degli autori e dello stesso David Simon, pubblicata in questi giorni su Maxim.

Foto: New York Times

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