Cosa è stato James Bond nei 15 anni di Daniel Craig

Un eroe all'americana, pieno di impeto e sentimento, a cui viene chiesto di essere britannico, questo è stato il James Bond di Daniel Craig

Critico e giornalista cinematografico


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Cosa è stato James Bond nei 15 anni di Daniel Craig

A partire da Casino Royale e per la prima volta, i film di 007 sono stati una saga, tutti collegati e tutti uniti nel raccontare un più grande arco narrativo, la storia di una spia internazionale e delle sue origini, l’origine delle sue nemesi e il conflitto tra quello che era e quello deve essere. Non è stato solo il racconto di come 007 sia diventato quello che conoscevamo dai film precedenti, ma anche il racconto di un nuovo 007 molto meno infallibile e molto fragile. Il passaggio è in sé epocale ma anche molto normale se si pensa all’evoluzione del genere e quanto suonassero fuori dal tempo i film con Pierce Brosnan che non avevano centrato l’equilibrio giocherellone di Goldeneye.

Il 28 Settembre, due giorni prima dell’arrivo nelle sale di No Time To Die cioè l’ultimo film di Daniel Craig come 007, verrà rilasciato su AppleTv+ Being James Bond, documentario realizzato assieme a Daniel Craig e ai principali animatori dei film di Bond, per raccontare il suo mandato. Tutto è concentrato soprattutto sul primo film e non a caso. È in Casino Royale che si concentra tutta la diversità, il rischio e il mutamento di questa versione del personaggio. I film seguenti hanno cercato di fare lo stesso e seguire quella traccia ma con poca capacità di aggiungere. Ad oggi rimane Casino Royale il vero contributo di Craig alla più grande storia di James Bond.

bond aston martin

Ora che questa storia si chiude, e vedremo come, si possono tirare le fila della gestione. Daniel Craig è stato James Bond per più tempo di tutti, anche se ha realizzato solo 5 film, e il suo periodo è stato caratterizzato, in soldoni, dallo scontro tra quella figura e il proprio tempo, il tentativo in ogni modo di ricondurlo verso la tradizione e verso i valori britannici da che, per la prima volta, Bond sembra aspirare a qualcosa di diverso.
Il dettaglio più interessante di Daniel Craig come attore è che non recita 007, ma recita un uomo che recita la parte di 007. Il suo James Bond non è quello che sa di dover essere e continuamente questo gli sfugge per poi essere rimesso in riga. La componente principale che sembra non controllare è l’emotività e M, lungo i vari film, non fa che bacchettarlo per questo, per ricondurlo ad una postura e un atteggiamento tradizionali britannici.

Gli eroi d’azione da sempre sono simulacri dei modelli di riferimento maschili della propria epoca. Tra tutti 007 (al cinema) per via dei vari cambi di attore lungo gli anni, e per come è scritto proprio per incarnare l’ideale della mascolinità desiderabile della propria epoca, è il modello più modello di tutti. Non solo possiede destrezza, coraggio e sprezzo del pericolo, ma anche capacità di comando, cultura, abilità al gioco, con le armi e nella guida, fino al massimo del machismo tradizionale, cioè un’eterosessualità monolitica unita ad una spiccata capacità di attrarre le donne. A lui, almeno nei romanzi, sono stati contrapposti spesso dei villain descritti come sessualmente ambigui. Il suo opposto logico. 007 è immutabile, ma i costumi no e negli ultimi 30 anni quel modello è stato sempre meno credibile o meno desiderabile.

bond pistola

Con Casino Royale per la prima volta è sembrato che Bond fosse invece figlio del proprio tempo. In Goldeneye (per fare un esempio recente di esordio di un nuovo 007) veniva presentato come un relitto di un’altra era, qualcuno attaccato a modelli maschili che gli altri non erano più disposti ad accettare. Craig invece passa dall’altra parte, passa tra quelli che faticano ad accettare certe cose e propone sempre un modello di maschio ovviamente macho, ma con altre caratteristiche. Qualcuno che quando Silva (il personaggio di Javier Bardem in Skyfall), lo provoca mettendo in dubbio la sua incrollabile eterosessualità, risponde facendo intuire che non è per niente incrollabile, anzi. Di nuovo nel suo passato c’è qualcosa che va contro quello che è 007 nel nostro immaginario e che propone un nuovo modello aureo di mascolinità.

Quello di Craig è un Bond che si innamora (era già capitato in passato e succede anche nel romanzo Casino Royale, ma quando mai al cinema abbiamo lo abbiamo visto in una scena tenera come quella della doccia con Eva Green?), è un Bond che viene scambiato per parcheggiatore (!) e che quando accade si vendica danneggiando l’auto di chi ha commesso l’errore, è un Bond pieno di sentimenti che sa di non dover manifestare ma che gli scappano. Cosa provassero Sean Connery e Roger Moore non solo non l’abbiamo mai saputo ma non è proprio mai stato di interesse per nessuno.

bond statua

Lo stesso documentario Being James Bond, come già detto, si occupa tantissimo di raccontare la scommessa che fu prendere un attore simile per quel ruolo e girare un film come Casino Royale, con tutti quei cambiamenti. Il film è e rimane eccezionale anche oggi, quello che però risalta con il senno di poi è quanto presentasse un eroe d’azione in tutto e per tutto americano, cioè disposto ad andare anche contro l’autorità per quel che ritiene giusto, dotato di un impeto inarrestabile più che di una calma calcolatrice, un eroe quasi da Sylvester Stallone, che fa tantissimi errori prima di fare la cosa giusta. Uno a cui M continua a chiedere “riuscirai a controllare le tue emozioni? Riuscirai a sviluppare il necessario distacco?” ovvero “Riuscirai ad essere britannico a sufficienza per questo incarico?”. Ora che sono passati 4 film possiamo dire che no, non solo non ci è riuscito ma sempre di meno ha cercato di farlo.

La gestione Craig (a meno di capovolgimenti finali) è stata la storia di come James Bond nelle sue avventure sia fuggito dalla gabbia dell’essere quello che il mondo intorno a lui (e noi) si aspetta che sia, per affermare una maniera propria di incarnare quel ruolo al di fuori delle gabbie della tradizione. Non è molto diverso da quel che raccontano The Crown o altri grandi affreschi su figure cardine del mondo britannico: un sistema più forte dei singoli che li obbliga a sviluppare distacco per esercitare il proprio ruolo.
E come un americano in un mondo inglese lo 007 di Casino Royale non è mai davvero a suo agio: sbaglia la giacca per la serata di poker (forse l’errore più incredibile, qualcuno lo immagina Roger Moore in una serata del genere con la giacca sbagliata?) e Vesper Lynd nell’inquadrarlo capisce che indossa abiti che dicono di lui qualcosa con il disprezzo che le fa intuire che quel qualcosa è una menzogna, che non ci crede nemmeno lui. Noi diremmo “che sta interpretando un personaggio”.

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