Cosa abbiamo scoperto su Smetto Quando Voglio guardandolo con Sydney Sibilia
Dalla seconda banda poi tagliata, alla scena in discoteca fino alle soluzioni più artigianali di Smetto quando voglio raccontate dal suo regista
È forse la più clamorosa delle scoperte fatte su Smetto Quando Voglio durante il Watch Party con Sydney Sibilia in cui abbiamo rivisto il film commentandolo.
https://soundcloud.com/badnetwork/smetto-quando-voglio-commento-live-con-sydney-sibilia
Al cinema con Edoardo Leo mascherato
Sydney Sibilia ha ancora il biglietto del cinema Lux di Roma dove andò a vedere il film una volta uscito, assieme ad Edoardo Leo: “Edoardo era tutto bardato ma nonostante questo la commessa ci ha riconosciuto. Ci siamo fatti dare i posti in prima fila per non levare quelli buoni agli spettatori, forse chi non ci ha riconosciuto ha pensato che fossimo lì per limonare. La sala era strapiena e fu un grandissimo weekend un momento storico incredibile, avevamo poche copie del film e tutti gli spettacoli erano pieni, facemmo una media per copia clamorosa. E considera che in quel weekend ci scontravamo con il remake di Robocop! Cioè io stesso non so se sarei andato a vedere Smetto Quando Voglio invece che Robocop!”
Il remake di successo
“Oh il remake spagnolo di Smetto ha fatto più dei nostri tre messi insieme!” dice Sydney Sibilia “L’ho dovuto vedere perché dal trailer mi pareva più fico del mio”. Lo Dejo Cuando Quiera in effetti è stato il secondo film spagnolo più visto della stagione “Ho anche pensato di fare io il remake del remake spagnolo, per farlo meglio, e poi sperare che loro facessero il remake del mio remake del loro remake, a oltranza fino a ottenere il film perfetto”.
La scena più costosa
È quella in discoteca, perché quella con più comparse. È anche quella in cui il prof. Zinni ha l’idea e in quel momento ci doveva essere un costoso effetto speciale della gente dietro di lui che va in ralenti mentre lui è a velocità normale. Avevamo parlato con diversi esperti. Era un po’ come una scena in cui si scopre un potere. Ma alla fine sul set Sydney ha chiesto al DJ se poteva mettere la musica al 50% della velocità e poi a tutte le comparse di rallentare di colpo e questo basta a creare l’illusione.
Per le comparse poi avevano usato anche praticamente tutta la troupe, che è una soluzione pratica che lui ha sempre sfruttato ma che non ha potuto usare nel suo nuovo film perché è ambientato negli anni ‘60: “Regà non si può fare perché poi le comparse le devi anche vestire, mica possono venire con i loro vestiti da casa!”.
L’unica scena action
“La volevo mettere assolutamente” ed è quella di Edoardo Leo in bicicletta nei sottopassaggi (“abbiamo girato lì perché così potevamo farlo anche in caso di pioggia e poi sono già illuminati di loro”). È sempre l’attore in tutte le riprese, ha veramente fatto la corsa. Lo stunt entra in gioco solo nel momento in cui rischia di essere messo sotto.
I colori
Fu una delle cose più apprezzate all’epoca dell’uscita, la fotografia a doppia dominante di Vladan Radovic che in realtà, per il primo film era una color correction molto forte “invece nel secondo e terzo abbiamo creato quell’effetto direttamente sul set”. Ma era tutto nato dal fatto che Sibilia odiava l’idea che il suo film apparisse come tutti gli altri.
Il cazzo sulla faccia
“Quello è entrato nell’ultima revisione della sceneggiatura e viene da un mio ricordo. A Salerno se ti addormentavi in giro, magari in pullman durante le gite, facilmente ti svegliavi con un cazzo disegnato addosso”. Nella fase di preparazione però, quando lavorava al piano terra degli uffici della Fandango, ad un certo punto fu convocato da Domenico Procacci (il boss della casa di produzione) all’ultimo piano. “Quando sono arrivato Domenico aveva la sceneggiatura aperta e la parte sul disegno in faccia era tutta sottolineata. Mi fa “Ma ce sta un cazzo disegnato sulla faccia de uno!” e poi mi fa vedere che sul sito la Fandango c’è scritto che la Fandango è un progetto culturale! E io gli ho dovuto spiegare che sì ma anche un cazzo in faccia può essere un progetto culturale”.
Kim DotCom
“Ma ve lo ricordate Kim Dotcom?” il personaggio a cui Sydney fa riferimento è Kim Schmitz, creatore di Megaupload e nerd malvagio, miliardario finito in galera e prima di quello noto per i suoi eccessi: “Il personaggio di Stefano Fresi lo volevo come lui, un nerd all’ultimo stadio con un lato oscuro molto spiccato, che poi lui è quello che opera la transizione più grande. Ad un certo punto la casting director Franca Borromeo mi chiama e mi dice di aver trovato l’attore perfetto. Io Fresi l’avevo visto in Romanzo Criminale e dopo il provino mi sono subito reso conto che era straordinario. Questo film è quello che è anche grazie a Stefano. Sai i film sono strani, ci sono una serie di cose che devono accordarsi e Stefano è diventato il pilastro del successo di questo”.
Le location su cui tornare
Ci sono molte location del primo in film in cui poi la troupe è tornata per girare il secondo e il terzo e in tutti i casi come lo sfascio o l’università la prima volta li avevano accolti con indifferenza e la seconda come eroi: “Considera che erano sempre tutti fomentatissimi quando tornavamo, dopo una prima volta anonima alla seconda ci trattavano come i Beatles”.
Perché La Sapienza
“Perché io abito a San Lorenzo che è lì vicino e poi è l’università per antonomasia, la più grande del paese con strutture e aule grosse e monumentali. C’ha le statue!!”. Lì il film ha girato almeno per un mese.
I personaggi esclusi
Ci sono alcuni spunti per personaggi, in tanti casi presi dalla vita vera, che dovevano entrare nel film ma alla fine non ci sono entrati: “C’era un matematico, uno che aveva studiato matematica pura, ma che poi era finito a fare il comico. Era un personaggio vero praticamente i genitori erano disperati ma lui li ha rassicurati dicendo che in realtà voleva fare il comico. Addirittura eravamo andati a beccarlo ad un suo stand up show ma alla fine non lo inserimmo perché io avevo la fobia che il film diventasse troppo surreale”.
Perché Libero Di Rienzo
“Uno come lui serviva, Libero c’ha che parla benissimo e poi mi serviva proprio il fico, il Jack Sparrow, quello che può morire da un momento all’altro. Forse anche per questo tra il secondo e il terzo film è l’unico a capire l’aspetto surreale di quello che gli accade. Io gli dicevo proprio che il suo personaggio quasi riesce ad intravedere che sono in un film”.
I Pills
Nel film compaiono Matteo Corradini, Luca Vecchi e Luigi Di Capua dei The Pills, con cui in seguito Sydney Sibilia avrebbe concepito la serie Zio Gianni e (con Luigi Di Capua) scritto il secondo e il terzo film. Tuttavia nel cut finale Di Capua manca: “Ci sono Matteo e Luca ma non Luigi perché la versione della scena con Luigi che entrava in discoteca non girava bene, tuttavia nei titoli di coda è rimasto il ringraziamento a lui”.
Il contatto era dovuto a Matteo Rovere, produttore del film, che era stato anche produttore della seconda stagione dei ThePills con Ascent: “Sai poi nei ruoli minori ti giochi gran parte della credibilità del film, eppure non hai tanto tempo per dirigere gli attori che fanno quei ruoli. Con persone come loro vai sul sicuro perché sono spontanei e perfetti”.
L’amicizia con Rovere all’epoca dei corti
“Con Matteo ci siamo conosciuti molto prima di Smetto, quando entrambi frequentavamo il circuito dei cortometraggi. Sai alla fine nei festival di corti i registi sono sempre gli stessi e alla fine ci si incontra spesso e ci si conosce. Io e Matteo poi spesso ci scrivevamo anche, perché eravamo i più giovani nel giro. Comunque già all’epoca i corti di Matteo erano i più costosi… Tipo: “Prima guerra mondiale…”, da quel momento poi Matteo ha voluto produrmi un corto e poi abbiamo fatto il film”.
La scena più bella
Secondo Sibilia è quella nel terzo sulle origini del Murena “perché l’ho scritta di getto, senza l’ansia che poi le persone non andranno a vedere il film successivo, che un po’ avevo quando scrivevo il secondo. Alla fine il terzo è un film meno ragionato in cui fare un sacco di azione, era proprio la festa di fine liceo”.