Cosa abbiamo scoperto su Chi ha incastrato Roger Rabbit grazie a Oggetti di scena

Ecco tutto quello che abbiamo scoperto su Chi ha incastrato Roger Rabbit nell'episodio di Oggetti di scena disponibile su Disney+

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Nel settimo episodio della serie di documentari Oggetti di scena, disponibili su Disney+, il collezionista Dan Lanigan va alla scoperta delle prop di uno dei film di animazione più rivoluzionari di sempre: Chi ha incastrato Roger Rabbit. Nel format dello show vengono mostrati diversi cimeli e reperti dal set, raccontati dalle vive parole degli artisti che hanno contribuito a creare il mito. In questo modo è possibile, per tutti gli appassionati e gli aspiranti filmmaker, scoprire i segreti del set e delle lavorazioni più complesse ritrovando il lato umano dietro ai fotogrammi che hanno fatto la storia.
Ecco gli aneddoti e le migliori curiosità che abbiamo scoperto sul film Chi ha incastrato Roger Rabbit diretto da Robert Zemeckis.

Dare vita a Roger

Negli effetti speciali contemporanei, la computer grafica viene spesso mischiata agli effetti speciali pratici. I set vengono ampliati in digitale, le creature fantastiche, impossibili da replicare dal vero, sono presenti sul set tramite referenze fisiche: oggetti ricoperti di verde che vengono poi sostituiti dal modello 3D a computer. Andreas Deja animatore capo del film Chi ha incastrato Roger Rabbit ha mostrato la complessa sinergia tra oggetti reali sul set e disegno. Nell’inquadratura in cui Roger Rabbit sputa l’acqua, ad esempio, sul set era presente un piccolo spruzzino poi coperto dai disegni degli animatori. Quando Roger ed Eddie (Bob Hoskins) sono ammanettati insieme, l’attore “umano” aveva delle manette rigide che davano l’idea di una trazione dall’altra parte. Il personaggio animato veniva successivamente sovrapposto, fotogramma per fotogramma, alle immagini in modo da nascondere i “trucchi” e dare l’illusione che il cartoon fosse realmente ammanettato all’uomo.

“È che mi disegnano così…”

Il design di Roger Rabbit non è cambiato molto nel corso delle prove: il bozzetto iniziale era simile a quello finale, con le proporzioni leggermente diverse e il naso più grande. Gli animatori si sono allontanati molto dal modello presente nella copertina del libro che ha ispirato il film e si sono basati soprattutto sullo stile dei cartoni animati anni ’40 e inizio ’50. Jessica Rabbit invece era inizialmente ispirata a Lauren Bacall, ma da lì si allontanarono molto. Nelle prime prove aveva un aspetto più realistico e umano, con le linee più simili a quelle dell’attrice, orizzontali e nette. Il risultato finale arriva da un compromesso con la fisicità dell’attrice e doppiatrice Kathleen Turner, la quale ha preso parte attivamente nel processo di design suggerendo modifiche alle proporzioni delle gambe e del seno del personaggio.

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L’abito fa il cartoon

Il costume del Giudice Morton interpretato da Christopher Lloyd è stato utilizzato da Zemeckis come strumento narrativo per suggerire l’origine cartoonesca del personaggio. Nella sequenza che mostra la prima apparizione del villain era stato montato sul set un ventilatore che facesse muovere il mantello. Un movimento sottile, ma dalla chiara origine cartoonesca dal momento che, nel locale in cui è ambientata la scena, non vi erano aperture da cui potevano giungere spifferi. Un altro strumento molto importante per la caratterizzazione furono gli occhiali. Il regista e il direttore della fotografia prestarono molta attenzione a fare rimbalzare la luce sulle lenti per creare un’aura opaca sugli occhi del cattivo.

Sotto il cofano di Benny

Benny il taxi è stato creato sovrapponendo le immagini animate a una piccolissima auto, realmente funzionante. Il veicolo era guidato da uno stunt, nascosto dietro alla struttura meccanica, che manovrava il veicolo seguendo i movimenti eseguiti da Bob Hoskins su un finto volante. Il motore della macchina è basato su un’Honda ATX 300 del 1986 ed è tutt’ora funzionante.

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Bucare lo schermo

Roger Rabbit salta dalla finestra, la frantuma, e “buca” gli oscuranti. Una delle gag più viste nei cartoon di ogni tipo, ma una delle sequenza più complesse da realizzare “dal vivo”. Ogni singola parte della veneziana è stata ritagliata con il laser, basandosi sulla forma del protagonista del film, e successivamente ricomposta. I pezzi che venivano travolti da Roger erano legati con un filo da pesca a un macchinario che li ha trascinati via nel momento indicato da Zemeckis. A quel punto gran parte del lavoro era fatta. Agli animatori non restava che aggiungere il personaggio fotogramma per fotogramma e far coincidere la sua forma con quella impressa negli oscuranti.

Interpretazione transproiezionale

L’attore Charles Fleischer ha creato in autonomia l’iconica parlata di Roger Rabbit e gli animatori si sono basati su ritmo delle parole (e della balbuzie del personaggio) date da lui. Solitamente avviene il contrario: i doppiatori devono cercare di seguire il ritmo delle immagini. Fleisher invece seguì la produzione in presenza sul set. Fleisher ha giustificato questa scelta come “interpretazione transproiezionale”: l’attore è dietro la cinepresa con un microfono, vede quello che succede e si proietta nello spazio dell’inquadratura immaginando di essere presente nell’inquadratura. La leggenda racconta che l’effetto fu così riuscito che l’attore Bob Hoskins continuò a sentire la voce dei personaggi animati per mesi dopo la fine delle riprese.

Cosa ne pensate degli aneddoti sugli oggetti di Chi ha incastrato Roger Rabbit? Potete dire la vostra nello spazio dei commenti!

Oggetti di Scena è disponibile su Disney+ dal 1 Maggio 2020

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