Cosa abbiamo imparato su Mine vedendolo con Fabio Guaglione
Che un film può avere una vita lunghissima, che Mine si pronuncia all'inglese e che Fabio Guaglione si traduce i commenti al film nelle altre lingue
Mine ha girato tutto il mondo e proprio questo aspetto, cioè la capacità che ha avuto di toccare un pubblico ampio per anni un film che è uscito in sala solo in pochi territori ma che come direct to video ne ha raggiunti tantissimi, è stata centrata molta della conversazione.
Il video integrale della serata lo trovate qui in cima e sull’account YouTube di Badtaste ma noi qua vi riassumiamo tutto quello che abbiamo imparato su Mine vedendolo con Fabio Guaglione. E la prima cosa è che il titolo si pronuncia all’inglese e non all’italiana, perché è importante il doppio senso con “mio”...
Lo scarto di Rami Malek
Armie Hammer come noto è altissimo ed era un problema trovare qualcuno che potesse stargli accanto per fargli da spalla nelle prime scene senza sembrare un nanetto. Tra i molti vagliati c’era anche Rami Malek che tuttavia è stato scartato perché ha un volto troppo particolare e per quella parte serviva qualcuno di più generico.
La produzione americana
Ad aver voluto produrre Mine è stato Peter Safran, produttore di The Conjuring, Buried, Aquaman e Shazam!. Contrariamente a quel che si pensa riguardo i produttori Peter Safran ha lasciato molto liberi Fabio & Fabio: “Ci dava molto tempo per lavorare ma continuava a mandarci note su cose che potevano migliorare il film, erano tutte osservazioni orientate a ridurre la durata e tenere il ritmo alto. Col senno di poi aveva veramente ragione ed è stato un signore nel modo in cui scriveva le note e ci parlava, altri produttori sarebbero stati più brutali. Io poi sono anche co-montatore e facevo fatica a tagliare via scene intere che invece oggi con più esperienza giudico decisamente troppo lunghe”.
Il compagno di liceo Andrea Bonini
Fabio & Fabio lavorano sempre con il compositore Andrea Bonini, loro compagno di liceo: “Con lui abbiamo un approccio nostro: guardiamo di cosa parla la storia, il suo senso, e guardiamo in che ambienti reali e metaforici si muoverà. Quindi guardiamo prima di tutto i suoni, poi lui attacca con le melodie e procediamo a step sull'arrangiamento, sul mix ecc ecc Considera che per i primi 20 minuti di film ci piaceva usare le musiche di quei filmacci di guerra che ti noleggi quando vuoi l'azione fatta in maniera canonica, ci servivano ad aumentare il valore produttivo di alcune scene. Cioè qui [quando il protagonista guarda con il binocolo il suo bersaglio ndr] ci sono 6 comparse in ciabatte con una camionetta e un foulard in testa, ma la musica gli dà una dimensione più grande”.
Save The Cat
Si chiama Save The Cat una delle più famose tecniche di sceneggiatura che prevede di fare in modo che nei primi 15 minuti di film il protagonista compia un’azione che risuoni nel pubblico e lo faccia affezionare a lui, oltre a mettere in chiaro il suo universo di valori: “Ecco a noi serviva il nostro Save The Cat perché altrimenti non sai niente di lui, ci servivano dei trucchi come un lungo dialogo e una lunga camminata in cui escono molte informazioni personali per far affezionare il pubblico a loro, ma soprattutto il fatto che non esegua biecamente gli ordini e non spari ad un innocente. Poi il fatto che le vittime innocenti siano due che stanno andando a sposarsi capisci solo dopo essere non casuale”.
Il problema di non sparare
Proprio il fatto che il protagonista non spari, nonostante gli sia stato ordinato, è stato un problema non da poco per il mercato americano: “Io sono un pazzo e mi guardo tutti i commenti di tutto il mondo con google translate, ed ho scoperto che era vero quello contro cui ci aveva messo in guardia Safran, cioè che per il pubblico americano è difficile digerire un marine che non esegue gli ordini contro presunti terroristi. Va proprio contro la sensibilità statunitense, e ho letto tra i commenti che molti in quel momento stoppano il film e non vanno avanti”.
Girare in spiaggia, a Fuerteventura
Il film non è stato girato nel deserto ma nell’isola delle Canarie Fuerteventura, per convenienza, praticità e scenari. Girare sulla sabbia però pone il problema delle impronte che lascia la troupe ad ogni stop, motivo per il quale c’erano un paio di addetti armati di palme che dovevano cancellarle ogni volta e comunque alcune le hanno dovute rimuovere in post e lo stesso ne sono rimasto un paio. Ma soprattutto in postproduzione è stato necessario rimuovere i turisti nello sfondo o semplicemente le persone che si dirigevano verso il mare, a poche decine di metri dal luogo in cui giravano.
Non uscire mai dalla parte
“Tom Cullen [nel film amico del protagonista e suo compagno nell’azione militare ndr] non usciva mai dalla parte e quando magari nella scena in cui è a terra senza gambe sanguinante, Armie Hammer sbagliava una battuta e si fermava tutto, lui gli dava le battute o le indicazioni necessarie rimanendo in parte, cioè urlando di dolore: “Gli diceva proprio: "Devi andare indietro di una pagina, devi dire questo!!" urlando, che fa ridere ma sul momento eravamo tutti angosciati in realtà e non ridevamo per niente!”.
La locandina americana
Fino all’anno scorso Mine era il terzo film direct to video di maggior successo per Universal: “Ma è stato per una combinazione di fattori, l’abbiamo capito quando il distributore americano ci spiegò che avevano scelto di fare una locandina con il volto di Armie e la bandiera strappata, in modo che chi scorre le thumb ci si fermasse sopra e vedesse il trailer da cui si capisce l’high concept, la combinazione di questi due elementi ha trainato il film. Ma anche in Italia ho visto che ogni volta che il film è arrivato in una nuova finestra di sfruttamento, on demand o in tv o in home video, ha continuato a creare contatti come views e gente che mi scrive”.
Le reazioni del pubblico
“Ci sono persone che mi hanno scritto da tutto il mondo raccontandomi cose personali che gli sono state risolte e o suscitate dalla visione del film”. Nonostante Mine sia uscito nel 2016 Guaglione continua a ricevere messaggi da nuovi spettatori “e per me è il successo più grande, colpire e rimanere impresso emotivamente. Vuol dire che il film ha una valenza e tutto lo studio fatto a livello narrativo ha funzionato.
Ad un certo punto mi è capitato che qualcuno mi scrivesse addirittura dalla sala mentre lo guardavano, mi mandavano le foto!!”
Le reazioni in sala
Fabio Guaglione andava anche in sala a vedere il film con il pubblico senza palesarsi per capire le reazioni, vedere come andava e tastare il polso. Una volta durante la scena con i licaoni “uno si è girato verso di me senza sapere chi fossi e mi ha detto: "Minchia che ansia sto film!" e io gli ho risposto "Eh non dirlo a me!", è stato il momento più bello in assoluto”.
E nonostante il film sia uscito direttamente in video in molti paesi secondo Fabio con questi panorami giganti è proprio un film da sala: “Quando ci andavo notavo come le persone i primi 10 min sono interessate poi quando muore Tommy cade il silenzio, poi rumoreggiano, quando arriva il berbero vedi le nuche che vanno in dietro perché sono spiazzati e poi dopo ci sono altri momenti che senti che hai preso la sala, hai preso 300 persone tutte insieme in una volta sola, un vero rito”.
Il berbero
Nella scena in cui il protagonista viene visitato da un berbero c’è un errore che è stato montato: “Nel primo ciak per errore l’attore si è fermato molto lontano da Armie e hanno fatto la scena urlandosi, in realtà doveva arrivargli subito vicino ma da quell’errore abbiamo capito che era molto meglio così”
La nascita del film
L’idea è di Fabio Resinaro e arriva dopo che ai due avevano tolto un film cui stavano lavorando. Era il momento di fare qualcosa di rapido, senza grandi investimenti e semplice da raccontare. Resinaro quindi tirò fuori l’idea della mina mentre Guaglione non ne era convintissimo. Ha cambiato idea dopo aver capito che era una maniera per raccontare un blocco personale che avrebbe portato a visioni e miraggi, un viaggio interiore. Di lì Safran l’ha voluto subito perché vedeva sia il concept buono che la possibilità di farlo con poco.
La manovra Schuman
Si chiama manovra Schuman quella tecnica che il protagonista cerca di mettere in pratica per liberarsi dal problema di aver messo il piede su una mina. Non esiste davvero, è un’invenzione di sceneggiatura: “Tuttavia noi abbiamo avuto un consulente militare americano per una 1 settimana sul set con noi, allora siamo andati da lui per sistemare questa cosa della manovra Schuman, e lui non ci ha nemmeno fatto finire e ci ha detto "Certo certo, la conosco! Va benissimo così, la insegnano anche da noi".
Il futuro
“Sto continuando a scrivere, un film in particolare è nella fase in cui ci sono ancora le case di produzione attaccate ma manca un canale televisivo, quindi ancora niente greenlight, ma intanto stiamo lavorando ad un paio di serie (io in particolare a 3 serie) e sto scrivendo il mio primo film da solista, un horror investigativo drama con high concept. In un certo senso come concezione somiglia a Mine, mi piacerebbe replicare quell'impianto produttivo che è anche creativo: un high concept che tiene costi contenuti ma non l’immaginazione, che abbia un attore internazionale (americano inglese o francese) capace di migliorare e trainare il prodotto”.
Il futuro di Ride
“Ride ha avuto altri risultati rispetto a Mine e una delle idee è dargli dei seguiti partendo dal merchandising, quindi stiamo sviluppando altre cose come un libro game o un videogame e stiamo vedendo di trovare publisher e developer. Si sposerebbe molto bene con il linguaggio del film, non sarebbe forzato, creerebbe un circuito virtuoso così che se va su PS Store hai gioco e pilota di una serie con formato 10 min. Ma siamo davvero ancora in fase di early talks eh…”