Cosa abbiamo imparato su Lo Chiamavano Jeeg Robot durante il commento live di Gabriele Mainetti

Dalla scelta degli attori, alle difficoltà nel realizzare, fino alle soluzioni più particolari e alle discussioni sulla sceneggiatura di Lo Chiamavano Jeeg Robot

Critico e giornalista cinematografico


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Ieri sera Gabriele Mainetti, regista di Lo Chiamavano Jeeg Robot, ha visto e commentato il film in diretta con noi su YouTube, rispondendo alle nostre domande e a quelle dei lettori collegati. Scena per scena ha parlato della realizzazione e delle difficoltà, ha raccontato i dietro le quinte e spiegato come mai alcune soluzioni sono state adottate al posto di altre o sono state fatte certe scelte invece di altre.

È uscito fuori un ritratto più completo del film da cui è evidente che molto è stato deciso sul set e soprattutto quanta lotta sia stata necessaria ad ogni stadio della realizzazione per dargli vita nella forma in cui lo vediamo, cioè come un film che all’epoca (ma forse anche adesso) era totalmente inusuale per il cinema italiano.

Il video della live contiene molto di più (scoop sulle esperienze americane mai nate, informazioni sui film preferiti di Mainetti, su Freaks Out e su un progetto horror che ha in mente) e lo trovate qui (premendo play nel momento in cui lo facciamo noi potete ascoltarlo mentre vedete il film) ma questo è tutto quel che di nuovo abbiamo imparato da Mainetti su Lo Chiamavano Jeeg Robot durante la serata.

Il drone

Tutte le riprese con il drone (principalmente quelle che aprono e chiudono il film) sono state abbastanza frustranti e faticose, nonostante possa sembrare il contrario. La ragione è che era complicato scegliere la camera da usare per avere un look coerente con il resto del film che non ballasse non avesse problemi di risoluzione e funzionasse a dovere.
In entrambe le panoramiche le zone di Roma scelte sono quelle di casa sua, il drone infatti partiva dal suo tetto.

Come diventare Enzo Ceccotti

Claudio Santamaria ha finito con il pesare 20Kg in più per il ruolo. Per arrivarci aveva anche chiesto consulenza ad un nutrizionista ma il nutrizionista gli ha detto solo: “Devi mangià”.
Non solo però, faceva anche attività perché doveva esser pesante e prestante al tempo stesso, come qualcuno che era stato prestante una volta ed era poi diventato bolso. Mainetti gli consigliò infatti di andare a vedere l’orso allo zoo per ispirarsi.

Gli effetti visivi

Le riprese del film sono finite ben un anno e mezzo prima della premiere al Festival di Roma. In mezzo c’è stato il montaggio e poi quasi un anno di lavoro sugli effetti visivi perché fosse davvero pronto come voleva Mainetti.

La testa finale

C’era stato un dibattito tra lo sceneggiatore Nicola Guaglianone e Gabriele Mainetti riguardo il momento in cui alla fine del film si vede la testa mozzata dello Zingaro. Mainetti non voleva, preferiva lasciarlo più vago, mentre Guaglianone ha insistito perché si vedesse; per dare soddisfazione al pubblico si doveva vedere la morte.

L’occhio di Ilenia Pastorelli

Pochissimo prima di iniziare il film Ilenia Pastorelli sì è fatta molto male, ha preso lo spigolo di una finestra in pieno poco sopra l’occhio alzandosi in piedi. Un taglio per riparare il quale sono stati necessari diversi punti. Questi punti e il livido non andavano bene per le riprese che sono state quindi spostate in avanti di 4 giorni e rischiavano di rimandare il tutto di ancora di più se non fosse stato per un lavoro di trucco e poi per il ritocco digitale che gli ha consentito di lavorare lo stesso per due settimane con i punti. Ora quelle poche scene girate con i punti non si notano anche se Mainetti sostiene che a ben vedere si nota che l’occhio è diverso per via del bozzo del livido.

Lo strappo

La scena finale allo stadio è la più costosa del film perché c’erano 180 comparse coinvolte (ovvero i tifosi inquadrati). Era un giorno importante e teso ma subito nel girare la corsa in cui Enzo insegue lo Zingaro, Claudio Santamaria si strappa e comincia a zoppicare. Lo strappo non gli consentiva di girare tutta la parte con i tifosi che era prevista per quella giornata (e che non poteva essere rimandata perché avrebbero dovuto riconvocare tutte le 180 persone). Per questa ragione ci sono pochissime scene di lui che sale le scale di fronte e molte di spalle (le ha fatte lo stunt).
Lo strappo però è stato utile per girare la parte successiva, quando Enzo zoppica un po’ in seguito alla caduta dalla curva. Lì Santamaria non recita.

Perché proprio Jeeg

Inizialmente era Lo Chiamavano Daitarn III poi è diventato Ufo Robot e infine si è optato per Jeeg un po’ perché era il più sfigato ma soprattutto perché Jeeg ha una donna che gli lancia i componenti, cioè che lotta insieme a lui e lo aiuta. E poi il fatto che la maschera di Jeeg è caratterizzata da molti colori forti. Enzo veste apposta per tutto il film di blu e grigio, mentre Alessia è sempre vestita colorata. Alla fine indossando la maschera di Jeeg che gli ha fatto lei, lui finalmente trova dei colori, cioè anche visivamente c’è un po’ di lei in lui.

Renato Zero

Nella sceneggiatura originale lo Zingaro canta le canzoni di Renato Zero, quella in discoteca ad esempio doveva essere “Mi Vendo”. Poi però Zero non ha concesso i diritti e così Mainetti ha pensato che non sarebbe stato male fargli cantare le canzoni delle dive della musica italiana anni ‘80. Non riusciva a decidersi su quale e alla fine le ha messe tutte.

I problemi dello Zingaro

Uno dei segreti per i quali piace così tanto lo Zingaro sono i suoi guai. Nonostante sia un villain ha moltissimi problemi e dei nemici molto peggiori di lui. In diversi casi stiamo con lui perché subisce dalla Camorra. A tal proposito Mainetti spiega che la forza è proprio dargli una scadenza, deve avere un certo quantitativo di soldi per una certa data, la roba però gli viene a mancare e ha qualcuno di più pericoloso di lui sul collo.

La scrittura delle scene action

Nonostante Nicola Guaglianone sia stato assieme a Menotti ideatore e sceneggiatore del film (insieme anche ovviamente a Mainetti stesso) e nonostante le sue sceneggiature sono dei gioielli di cinema d'azione e abbiano il merito di essere molto dettagliate, poi le singole scene action sono in gran parte decise sul set. Come spiega Mainetti molte scene action del film erano più brevi e secche di come poi in realtà non sono state nel film finito perché era previsto che fossero ampliate e curate sul set o in fase di pianificazione da Mainetti stesso. Addirittura la prima, nell’appartamento di Alessia è stata improvvisata e l’idea di Enzo che solleva il più pesante degli sgherri dello Zingaro è del coordinatore degli stuntmen. Molto infine è merito di Santamaria, specie le parti più lievi, come quando, ricevuto il colpo sul piede, si leva la scarpa e la agita per far uscire il mignolo.

Com’è stato possibile avere Salvatore Esposito in un ruolo minore

Lo Chiamavano Jeeg Robot è del 2015, Gomorra - La Serie del 2014, quindi quando il primo è uscito la seconda era già da un anno un successo pazzesco. Lo stesso nel primo c’è in un piccolo ruolo l’attore che interpretava il personaggio più carismatico e importante di Gomorra, Salvatore Esposito. La cosa è stata possibile perché, come già detto, le riprese sono avvenute più di un anno e mezzo prima dell’uscita del film, in un momento in cui Gomorra non era ancora andato in onda e Salvatore Esposito non era noto.
Mainetti ha però specificato anche che Esposito è “una persona intelligente e deliziosa” che aveva voluto fortemente fare il film anche interpretando un ruolo breve, anzi era venuto sul set costruendosi da sé tutto un personaggio, ha creato e inventato per esempio il fatto di avere sempre qualcosa da mangiare in ogni scena (tra cui la prima, un carrello all’indietro mentre mangia fenomenale, solo un attore vero può reggere da solo una scena basata sul fatto che sta mangiando).

Regista/compositore

Oltre che regista, co-sceneggiatore e produttore, Gabriele Mainetti è anche autore delle musiche del film assieme al compositore Michele Braga. Il regista ha raccontato che lui in realtà scrive o in certi casi abbozza i temi come ha fatto per esempio con quello dello Zingaro ma poi è Michele Braga, vero musicista, a comporre. L’idea che avevano avuto per il film era di fare in modo che Enzo arrivasse a meritarsi l’orchestra nel tempo, cioè che inizialmente, già dai titoli di testa, l’organico orchestrale fosse scarno per arrivare poi ad uno più grosso alla fine.

La scelta di Tor Bella Monaca

La location del film è molto importante e molto caratterizzante, il quartiere di Tor Bella Monaca di Roma, tutto palazzoni aggressivi e stradone ampie. Ma non è stata una scelta di Mainetti, che il quartiere lo conosceva per i suoi trascorsi teatrali (lì c’è un grosso teatro), quanto di Guaglianone che lì aveva fatto l’assistente sociale sui minori.

La scelta di Marinelli

Uno dei motivi per i quali è stato scelto Luca Marinelli rispetto agli altri è perché nel provare le scene più violente del personaggio molti altri tendevano ad avere atteggiamenti da bufalo, ad esagerare in pazzia e violenza, invece lui no. Per Mainetti infatti sono le azioni a determinare quanto uno è pazzo o cattivo. Eppure lo stesso Marinelli sul set non si sentiva davvero cattivo, aveva paura di non emergere come villain spietato.

“Il genere in Italia non interessa a nessuno”

Gabriele Mainetti non reputa Lo Chiamavano Jeeg Robot un film straordinario in assoluto ma anzi abbastanza ordinario se lo si guarda rispetto a quel che si produce nel mondo. Sa bene però che in Italia era (ed è) speciale e quindi farlo capire a produttori, ormai abituati a pensare il cinema in un certo modo, non è stato facile. Tra le cose che gli furono dette quando cercava fondi ci fu: “Il genere è morto, non lo vuole vedere nessuno”.
Per questa ragione, ha spiegato, un film come questo per essere fatto bene non deve essere mai mollato ma occorre lottare come matti su ogni dettaglio e tenerlo sempre d’occhio.
Tra i “suggerimenti” che gli furono dati in fase di montaggio sempre dai distributori c’erano frasi come : “Ma Enzo corre... corre... ma ndo core? Ma ndo va?”, “Poi la faccia dello Zingaro con gli occhi strabuzzati…. Insisti troppo sui suoi primi piani, ma levalo è sopra le righe, levalo!” o riguardo Ilenia pastorelli: “Quella è lagnosa, ripete sempre le stesse cose!”.
Per questa ragione, ha spiegato Mainetti “se poco poco sei remissivo, anche dopo che l’hai fatto il film te lo massacrano”.

La mamma col ferro da stiro

Siccome come già scritto Nicola Guaglianone non scrive l'azione speso sul set si sono trovati in difficoltà in quei momenti. Se per la sparatoria con il trans e la Camorra, esasperato, Mainetti ha deciso di lavorare al massimo della semplicità, optando quando è possibile su piccoli pianosequenza, invece nella più coreografica scena in cui lo Zingaro fa fuori i camorristi con Anna Oxa di sottofondo è stata fatta una pianificazione molto basilare, il trucco della riuscita sta tutto nell'esecuzione. In più la signora con il ferro da stiro è la madre del coordinatore degli stunt, e fu lui a proporre di inserire una vecchia con il ferro da stiro che viene fatta fuori "Ce metto mia madre!". Invece che alla fine la boss sia uccisa con un abbraccio è un'idea di Mainetti.

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