Coronavirus e Gamescom, la fiera di Colonia sembra non volersi fermare e rischia il boomerang

Nonostante l'emergenza Coronavirus e la cancellazione dell'E3 di Los Angeles, a Colonia si parla ancora della prossima Gamescom 2020

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Non c'è stato un solo evento che ha resistito all'emergenza legata al Coronavirus, che si parli di videogiochi o che si parli di qualsiasi altro tipo di fiera: persino il Salone del Mobile, un evento fieristico di portata molto più vasta e di grandissimo appeal rispetto ad altre attività, ha dovuto sottostare alle regole della sanità mondiale. Il FuoriSalone si terrà esclusivamente in digitale, poi quando l'emergenza sarà placata si tornerà a pensare all'evento fisico, ma per restare nei settori a noi più vicini basti pensare che l'E3 di Los Angeles ha alzato bandiera bianca. Il convention center di Downtown non brulicherà di stampa, influencer, utenti finali e addetti ai lavori a giugno, ma dall'altro lato del mondo, da questo lato, sembra che qualcuno non si stia minimamente preoccupando dell'emergenza: parliamo della Gamescom di Colonia.

La kermesse teutonica ha aperto nella giornata di ieri gli accrediti per la stampa, come ultimo capitolo di una comunicazione che da oltre un mese sta premendo l'acceleratore sulla possibilità di presenziare ad agosto alla Koelmesse, la struttura fieristica che annualmente, da quando la Gamescom si è trasferita in Germania, ospita l'evento più importante dal punto di vista consumer e business per il mercato videoludico.

Dal 24 al 29 agosto, leggermente più tardi rispetto al solito e anche in confronto a quanto accaduto lo scorso anno, la fiera tedesca aspetta tutti: la stampa, che avrà il solito accesso anticipato per poter adempiere a tutte le necessità del caso, le software house, gli sviluppatori indipendenti, in cerca di investitori o publisher, tutti gli attori di un mercato che ha una forte componente B2C, e ovviamente tutti gli utenti finali, che si accalcheranno sia per acquistare tutto il merchandising del caso, sfruttando il padiglione mercato allestito da qualche edizione, sia per file di oltre tre ore per provare l'ultima build del loro gioco più atteso. Tutto nella totale normalità, come se non ci ritrovassimo dinanzi a una delle più pericolose e allarmanti pandemie degli ultimi due secoli.

La comunicazione della Gamescom è disarmante, come se arrivasse da una fiera che si trova a vivere fuori dal mondo: si parla dell'evento del più grande per quanto riguarda i videogiochi, come se si volesse mandare un messaggio all'E3 di Los Angeles, che quindi è costretto a inseguire. Non pensiamo al Tokyo Game Show, che in quanto a grandezza non vuole competere, avendo anche un target ben diverso e una struttura più da show che da business; non si fa un minimo cenno all'emergenza legata al Coronavirus, nonostante nelle precedenti email la kermesse si sia mossa in tal senso.

In un precedente comunicato inviato alla stampa, la Gamescom annunciava che a metà maggio avrebbe fatto delle nuove valutazioni sulla possibilità di svolgere parte delle attività esclusivamente in formato digitale, sacrificandone chiaramente altre. La fiera tedesca, d'altronde, sa benissimo come gestire gli eventi in streaming e non avrebbe bisogno di prendere lezione su quest'aspetto: il loro Opening Night Live raggiunge già milioni di fan da tutto il mondo, collegati per seguire la diretta, quindi in nessun modo si potrebbe precludere l'accesso a tutti i partecipanti se si dovesse decidere di svolgere l'intera fiera online.

Non si può di certo credere che una struttura del genere, nel 2020, non abbia la potenza di fuoco per trasmettere un intero evento su piattaforme proprietarie o eventualmente Twitch, con il supporto di Amazon.

A tal proposito, vista la tacita volontà di vincere la battaglia del 2020 con l'E3 di Los Angeles, la Gamescom potrebbe, annunciando esclusivamente lo show online, vincere facilmente: l'Entertainment Software Association, l'ente che organizza la manifestazione videoludica della California, ha infatti annunciato che non sarà presentato nemmeno uno show online per l'E3 2020, che quindi viene completamente cancellato e rimandato all'anno successivo. Verrà organizzata una copertura che permetterà alle singole società interessate di annunciare e mostrare nuovi contenuti sul sito della manifestazione, di mese in mese, ma non ci sarà un evento unico, che convoglierà tutta la community online nelle date in cui avremmo dovuto spiccare il volo, fisicamente o con la testa, verso Los Angeles.

La Gamescom, quindi, potrebbe non solo dimostrare grande lungimiranza annunciando la propria edizione 2020 esclusivamente online, ma potrebbe anche dimostrare grande sensibilità nei confronti dell'emergenza nazionale.

Capiamo benissimo che per una città come Colonia l'evento estivo rappresenti un giro economico di grandissima portata: la città si congestiona talmente tanto da riempire la maggior parte dei ristoranti, tutti gli hotel e persino le abitazioni private. In molte occasioni si perpetra quella medesima pratica che abbiamo visto proliferare a Lucca a cavallo tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre, con molti proprietari di casa che abbandonano le proprie abitazioni per affittarle a tutti i visitatori e gli operatori del Lucca Comics & Games: Colonia vive di Gamescom, l'intera amministrazione e anche i comuni limitrofi, come ad esempio Bonn e Leverkusen, che raccolgono tutti coloro i quali non riescono a trovare un posto dove stare nei pressi della Koelmesse.

Rinunciare a un evento del genere significherebbe dover respingere quella che è tra le attività più prolifiche dell'anno, insieme al famosissimo carnevale che si tiene a novembre: messe a paragone, però, è facile capire come la Gamescom, che ogni anno porta in città circa 350.000 persone, abbia un valore molto più pesante per una città che ha "appena" un milione di abitanti e quindi vede aumentare la propria densità di un terzo. Posto questo, allo stato attuale, non c'è però ragione economica che tenga dinanzi a una pandemia e uno stato di pericolo che sta portando tutta l'organizzazione a sottovalutare tale aspetto.

La Gamescom, al netto di quelle che sono le esigenze economiche, dovrebbe rinunciare sin da subito all'evento fisico: mancano quattro mesi, è vero, la situazione potrebbe rientrare entro fine maggio e la valutazione che l'organizzazione farà tra circa un mese porterebbe facilmente, in tal caso, a una decisione che equivale al tenere il programma saldo come lo scorso anno, ma in quanti rischieranno? Quanta stampa deciderà di andare a Colonia dopo due mesi di lockdown e di quarantena, così come quanti utenti finali, scevri da necessità lavorative e mossi solo da passione, potrebbero decidere di sfidare la sorte e mischiarsi ad altre duecentomila persone in una struttura che si congestiona per un intero weekend?

Si rischia, in questo caso, di tenere aperta un'edizione che avrà gli stessi costi vivi degli anni precedenti, ma che farà registrare, in tal senso, un afflusso inferiore, proprio perché figlio della paura. Annunciare quindi la regolare esecuzione dell'edizione 2020 della Gamescom significherebbe, in conclusione, rischiare non solo un boomerang di comunicazione, perché nessuno innalzerebbe a eroi i manager tedeschi in tal caso, ma anche uno spreco di risorse, registrando l'afflusso più basso della storia della Koelmesse. Tutto rimandato a metà maggio, insomma, ma intanto confidiamo nel fatto che la comunicazione inizi a essere più contestualizzata e meno

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