Coraline e la porta magica: è tornato al cinema un capolavoro

Coraline e la porta magica di Henry Selick è tornato in sala per i suoi 15 anni: non perdetevelo!

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Questo pezzo potrebbe aprirsi e chiudersi in due sole frasi: non perdetevi Coraline e la porta magica! Il film di Henry Selick, prima storica produzione della Laika fortemente voluta dallo stesso autore del romanzo da cui è tratta (che sarebbe Neil Gaiman), compie quest’anno 15 anni, e per l’occasione è successa una di quelle cose bellissime che si verificano sempre più spesso e che danno a un sacco di gente una seconda possibilità di godersi un’opera come si deve: torna al cinema, dal 31 ottobre al 3 novembre, in una versione rimasterizzata sia in 2D sia nel 3D nativo con cui era stato girato all’epoca. Certo, una di queste due frasi è particolarmente lunga, ma quando un film se lo merita…

Coraline e la porta magica e Nightmare Before Christmas

La storia produttiva dietro Coraline e la porta magica assomiglia più che altro a una favola, o ancora meglio a un sogno di gloria nel quale tutto va bene. Fondata ufficialmente nel 2005 da, tra gli altri, il proprietario della Nike Phil Knight, la Laika riuscì fin dall’inizio ad assicurarsi nel proprio roster un pezzo da novanta: nel 2003, Henry Selick, già regista di Nightmare Before Christmas, divenne direttore e supervisore dello studio. Dopo un corto datato 2005 che potete vedere qui, avvenne l’incontro che diede un’altra spinta fondamentale ai destini di Laika.

Selick fece infatti la conoscenza di Neil Gaiman, che si dichiarò un grande fan dei suoi precedenti lavori e gli raccontò che stava finendo di lavorare a un romanzetto per bambini a tinte horror e illustrato dall’altrettanto grandissimo Dave McKean. Si chiamava Coraline e raccontava di una bambina che scopriva l’esistenza di un mondo parallelo il cui accesso era nella sua camera da letto e che, nonostante l’apparenza di perfezione, nascondeva un oscuro segreto. Selick accettò con entusiasmo, decise di espandere la storia del libro così da avere abbastanza materiale per riempire un film, ingaggiò l’illustratore giapponese Tadahiro Uesugi e si mise al lavoro a quello che si rivelerà essere una delle opere in stop motion più ambiziose di sempre.

Il mondo di Coraline

Come detto, la storia di Coraline e la porta magica è molto semplice da raccontare: Coraline vive con due genitori assenti e distanti, sempre immersi nel loro lavoro; la famiglia si trasferisce in una goticissima magione di campagna, nella quale la bambina scopre l’eponima porta magica e il mondo parallelo che si trova dall’altra parte, dove delle copie identiche dei suoi genitori (ma con i bottoni al posto degli occhi) le offrono tutte le attenzioni e l’affetto che mamma e papà non riescono più a darle.

È un’ambientazione classicamente gaimaniana, costruita intorno alla magia dei piccoli segreti quotidiani ai quali gli adulti tendono a non dare importanza e che per i bambini diventano invece una porta per un altro mondo – in questo caso letteralmente. Per dar vita a questo doppio universo, Selick e la Laika spesero circa 60 milioni di dollari, costruirono 150 set diversi, animarono migliaia di elementi (compresi tutti i fiori che si vedono nel giardino), usarono con un certo anticipo sui tempi la stampa 3D per creare i dettagli di scena, e girarono tutto quanto con due macchine da presa contemporaneamente, così da poter catturare la stereoscopia necessaria a rendere il film 3D (ancora oggi, l’effetto 3D di Coraline e la porta magica è tra i migliori mai visti al cinema). Un dispiegamento imponente di forze e creatività, che impegnò 450 persone e richiese un anno e mezzo di riprese a passo uno per essere completato: i quasi 200 milioni di incassi ripagarono Selick e la sua squadra degli sforzi compiuti.

Non è solo questione di soldi

Soprattutto, il risultato finale ripagò la Laika degli sforzi. Coraline e la porta magica è, ed è la primissima cosa che si nota riguardandolo oggi, una grande festa per gli occhi, uno dei film animati in stop motion più visivamente ricchi e avvolgenti a memoria d’uomo. Ogni set, ogni personaggio, ogni animazione, anche la più minuscola, è curata fin nel minimo dettaglio, e infonde di vita quelli che di fatto sono dei pupazzi statici che vengono fotografati per dare l’illusione del movimento. Rispetto al romanzo di Gaiman, il film di Selick riesce ad avere addirittura più atmosfera, anche perché rinuncia al ritmo forsennato del libro per crogiolarsi con tutta calma nelle sue stesse ambientazioni.

E tutto questo nonostante, come detto, Selick avesse arricchito la fonte letteraria: Coraline e la porta magica non dà mai l’impressione di andare di fretta, o di aver dovuto tagliare qualcosa per questioni di sintesi cinematografica. Aiuta che la sua sia una storia tanto semplice quanto chiara: parla di una bambina che impara a non sfuggire davanti ai problemi ma ad affrontarli di petto, con la consapevolezza che non sempre si possono cambiare le cose con uno schiocco di dita. È un film che ha la qualità delle migliori favole classiche, senza tentazioni meta- o postmoderne: vuole insegnarci qualcosa e lo fa con delicatezza, illustrandoci con azioni e movimento l’importanza della pazienza e soprattutto dell’empatia. Fa anche paura, certo, magari non agli adulti ma certamente ai bambini; ma questa è la cifra stilistica di Gaiman, uno che ha dedicato la seconda parte della sua carriera a spiegarci come mai spaventarsi faccia bene e aiuti a crescere, e in fondo anche di Henry Selick, che già aveva trafficato con l’orrore a misura di minore in Nightmare Before Christmas. Come dicevamo all’inizio, un incontro un po’ casuale ma che si rivelò necessario e forse inevitabile: il risultato è uno dei migliori film (animati e non) di questo millennio.

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