Con Air è il vero antenato di Suicide Squad
Con Air è tipo Suicide Squad, senza la parte in cui i supercattivi sono costretti a salvare il mondo, ma in compenso con molto più Nicolas Cage
… OK, lo ammettiamo, il titolo di questo pezzo si potrebbe classificare come clickbait. Eppure riguardando Con Air, e in particolare il modo ultramoderno in cui Simon West presenta il nutrito parco di detenuti protagonisti del film, è impossibile non pensare a David Ayer e James Gunn e alla sfilata di facce da crimine più o meno efficaci che caratterizza le rispettive versioni di Suicide Squad. Non contento di avere a disposizione un gruppo di superdelinquenti rinchiusi in un aereo in volo, West decide di trattarli come superstar, di dedicare tempo e attenzione non solo alle loro azioni ma alla loro personalità, alle loro motivazioni e ai loro eccessi. È uno dei due principali segreti del successo di Con Air – l’altro, manco a dirlo, è il faccione serafico (e il terrificante accento del sud) di Nicolas Coppola in arte Cage.
Con Air parla di almeno tre cose contemporaneamente. È un film su Cameron Poe (Cage), soldato e buon padre di famiglia che rimane suo malgrado coinvolto in una rissa da bar che lo trasforma in assassino. Dopo aver servito i suoi anni in galera è pronto a tornare a casa a riabbracciare finalmente moglie e foglia. È un film su un gruppo dei peggiori delinquenti d’America che vengono messi su un aereo per venire trasferiti in altre parti del Paese, e che prendono possesso di suddetto aereo per usarlo per fuggire dall’America (non direttamente, ma non andiamo a complicarci le cose). Ed è un film su un agente federale che vede la sua semplicissima missione di trasloco andare a ramengo anche, ma non esclusivamente, per colpa di un agente della D.E.A. interessato alle operazioni perché coinvolgono anche un signore della droga messicano.
A proposito del succitato Jason Isaacs: era lui uno dei candidati al ruolo di Cyrus the Virus, ma il provino andò malissimo, come vi abbiamo raccontato qui, e per un motivo che oggi fa ancora più impressione, purtroppo (d’altra parte tutta la produzione fu perseguitata da problemi di sicurezza, culminati nella morte di un addetto agli effetti speciali, schiacciato sotto il modello di aereo). La parte di Cyrus, la mente dietro l’ambizioso piano di fuga, andò alla fine a John Malkovich, che secondo i trivia di IMDb non amò particolarmente l’esperienza, perché il copione continuava a venire riscritto, il che gli impediva di definire con precisione il suo personaggio. C’è da dire che non si direbbe, a giudicare dal risultato finale: Malkovich è, insieme a Steve Buscemi al quale però viene riservata una parte relativamente minore, il protagonista assoluto del film, nonché quello a cui vengono date le battute migliori. Si prenderebbe tutta l’attenzione, se non fosse che…
… se non fosse che è arrivato il momento di parlare di Nicolas Cage, che per l’occasione decise di imparare a fare l’accento del sud degli Stati Uniti – e fallì clamorosamente. È inspiegabile il fatto che Cage rimanga pervicacemente attaccato a una pessima imitazione quando il fatto di venire da sud non ha alcuna influenza sul suo personaggio (se non per il fatto che gli altri detenuti lo chiamano “hillbilly”). A lui vengono dedicate la maggior parte delle scene più riflessive e intense – che vengono buttate nel cestino nel momento in cui apre bocca. C’è da dire che, accento a parte, Cage è in generale overacting per l’intera durata del film, una scelta che avrebbe avuto più senso se gli avessero dato da interpretare uno dei cattivi invece del vero protagonista ed eroe di giornata.
Questo ovviamente vale se volete una valutazione tecnico/critica il più distaccata possibile della prestazione del signor Coppola. Se invece volete sapere che effetto fa vedere Nicolas Cage che delira su un aereo circondato da criminali sanguinari, be’, ovviamente fa un effetto inimitabile: nessun attore al mondo riesce a cambiare un film e plasmarlo intorno a lui con la sua semplice presenza quanto fa Cage, e Con Air ne è una delle dimostrazioni più lampanti. Non è da tutti rubare la scena a Steve Buscemi, Dave Chappelle, Danny Trejo e Ving Rhames, e questo basta per classificare la prestazione del nostro tra le migliori della sua carriera, pur essendo una delle peggiori. In fondo è il bello di Con Air; avrà anche tutti i problemi che volete e assomiglierà un po’ troppo a “The Rock solo che in volo”, ma guardatelo: come si fa a volergli male?