Comics vs. Television: Death Note, la serie live action

La serie TV di Death Note ripropone la storia del celebre manga con alcune aggiunte sorprendenti

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Nel 2016, a nove anni dalla conclusione del manga originale di Tsugumi Oba e Takeshi Obata e dall'uscita nei cinema nipponici dei due film live action, Death Note torna in una nuova forma: un drama televisivo, scritto da Yoshihiro Izumi e diretto da Ryuichi Inomata e Ryo Nishimura: undici episodi per una durata di circa dieci ore complessive sembrano un buon compromesso tra la sintesi che aveva costretto i due lungometraggi a riassumere l'intera trama in sole quattro ore e l'anime che ricalcava fedelmente il fumetto.

Il serial televisivo giapponese trasmesso su Nippon Animation ripropone la vicenda già nota ai fan del manga, modificando però alcuni personaggi e rielaborando lo svolgersi degli eventi, così da sorprendere anche i lettori del fumetto.

Questi cambiamenti riescono a confezionare un prodotto all'altezza della versione cartacea? Analizziamolo punto per punto attraverso la nostra rubrica Comics vs. Television!

Light Yagami

1. Masataka Kubota - Light YagamiSin dalle prime scene, la figura di Light Yagami lascia perplesso chiunque già conosca Death Note: lo vediamo infatti caratterizzato come un normale universitario giapponese, anche un po' nerd, che assiste inerme al maltrattamento di un amico da parte di un bullo; nel tempo libero va ai concerti delle idol e per guadagnare qualche soldo lavora come cameriere in un'osteria.

È un personaggio quasi agli antipodi con l’imperturbabile studente dallo smisurato quoziente intellettivo del manga. È ingenuo e molte sue azioni lo rendono più facilmente individuabile dai suoi oppositori; non riesce a nascondere i suoi pensieri e ha reazioni impulsive che il Light freddo e razionale del manga non si lascerebbe mai sfuggire. Il suo passato è segnato dalla morte della madre, un elemento fin troppo simile al background di Misa Amane, e di cui inizialmente si fatica a comprendere l’utilità.

Gradualmente, però, queste scelte narrative cominciano a essere giustificate da un disegno più ampio che vuole delineare il protagonista in modo differente dal manga. Light, infatti, viene volontariamente tratteggiato come un universitario qualunque al fine di trasformarlo gradualmente in uno spietato villain, un processo che può ricordare il passaggio da Sméagol a Gollum e da Walter White a Heisenberg; affascinante perché continua a stupire man mano che le sue azioni diventano sempre più spietate, risultando emotivamente più forti quando le si confronta con il suo atteggiamento nei primi episodi.

Alcune fasi di questa evoluzione, sopratutto nelle fasi iniziali, sono brusche e certe scelte sembrano abbastanza forzate, ma sulla lunga distanza il personaggio può definirsi riuscito, grazie anche alla recitazione di Masatasa Kubota, seppur a tratti sopra le righe.

Vincitore: Pareggio

vs pareggio television

L

2. Kento Yamazaki - LNel manga, il personaggio di L è decisamente bizzarro, e l'apatia è solo una delle sue molteplici caratteristiche; per renderlo al meglio è necessario un equilibrio precario, che qui viene ricercato con alcuni atteggiamenti ossessivo-compulsivi, come i numerosi succhi di frutta e i dolci consumati, o i continui cambi di camicie bianche stirategli da Watari; una scelta in cui vediamo un po' di fanservice per il pubblico femminile, dato che in più occasioni viene mostrato l’attore Kento Yamazaki a torso nudo, in modo abbastanza immotivato.

Inizialmente, a causa della caratterizzazione di Light più ordinaria, lo scontro intellettuale tra i due è meno sottile, le mosse sono dichiarate e ci sono meno bluff. L si presenta addirittura alla sua nemesi nel contesto dell'università, rivelando la sua identità davanti agli altri studenti, una scelta alquanto discutibile.

Anche in questo caso, però, il personaggio riesce a farsi perdonare i difetti iniziali grazie ad alcuni espedienti che sopperiscono alla sua assenza nella seconda parte del manga. Nel fumetto, la sua morte avviene in modo sorprendente e senza alcun preavviso, mentre qui viene imbastito un vero e proprio scontro finale tra i due avversari, al contempo fisico e mentale. L continua poi a essere presente fino all’epilogo, grazie a dei video girati in precedenza: una sorta di rivalsa dall’aldilà, a differenza del fumetto dove la sua uscita di scena appare a tutti gli effetti come una sconfitta.

Vincitore: Pareggio

vs pareggio television

Misa Amane

4. Hinako Sano - Misa AmaneIl personaggio di Misa Amane è tra i più simili a quelli dei manga: la buona interpretazione di Hinako Sano restituisce il suo entusiasmo e la determinazione nel rimanere al fianco a Light, costi quel che costi. Forse la sua efficacia viene leggermente sminuita dal minor contrasto con il contesto circostante: nelle prime fasi, il fumetto è molto più dark e la sua entrata in scena è un travolgente spiraglio di leggerezza, mentre qui risulta in linea con l’atmosfera generale.

Light conosce già Misa, e fin dalle prime scene lo vediamo assistere a un suo concerto; viene dunque accentuata la forza di una celebrità che desidera fidanzarsi con lui, a differenza del manga, dove il protagonista non la conosce né è minimamente interessato a lei, anzi, ne è a tratti infastidito (un gioco di status divertente che qui purtroppo manca).

Come nel fumetto, Misa viene messa un po’ da parte nella seconda parte della storia, ma anche per lei viene ideato un nuovo epilogo abbastanza sorprendente: in seguito alla distruzione del suo quaderno, dimentica ogni cosa e riprende la sua vita come se nulla fosse.

Vincitore: Pareggio

vs pareggio television

Gli Shinigami e il Death Note

RyukAncor più che nei due film live action, la realizzazione tecnica degli shinigami è grezza dal punto di vista tecnico, con una computer grafica che visivamente appare estremamente fittizia sullo schermo, complice anche una scarsa attenzione nelle interazioni degli attori: non c’è quasi mai un contatto, ma quando gli esseri umani si rivolgono a loro, difficilmente gli sguardi sono allineati.

Ryuk è caratterizzato quasi come un pagliaccio, e l’inquietudine che dovrebbe generare la sua presenza lascia spazio unicamente a un ruolo da buffa spalla; è addirittura attratto fisicamente dalle forme di Misa Amane.

Inizialmente, Rem sembra rivestire un ruolo simile, reagendo con una scarsa tolleranza alla frivolezza dell’idol, ma presto la sua figura rientra nella caratterizzazione originale.

La mitologia del Death Note viene rispettata e le regole sono spiegate in modo efficace allo spettatore, anche se spesso queste sono una conseguenza delle scelte dei personaggi, invece di essere raccontate per osservare come i protagonisti decideranno in seguito di sfruttarle. Appare un po’ bizzarro che Ryuk non conosca alcune delle regole del Death Note, quando nel fumetto il suo ruolo è perlopiù quello di spiegarle a Light.

Buona la trovata di colorare il secondo quaderno di rosso, in modo da differenziarli e rendere alcuni passaggi più comprensibili nella successiva parte della vicenda.

Vincitore: Fumetto

vs comic

Near

3. Mio Yuki - NearPer rendere tutto più omogeneo, la figura di Near viene introdotta già dai primi episodi, nel corso dei quali osserva l’operato di L e addirittura lo incontra alla Wammy’s House.

In questo modo, il suo ingresso in scena nella seconda parte potrebbe farlo apparire in misura minore "un rimpiazzo di L”, ma purtroppo alcune scelte sortiscono proprio quell’effetto: gli autori, infatti, decidono di farlo arrivare al quartiere generale della polizia, e nel finale il suo confronto in solitaria sembra proprio voler mettere in scena un erede.

Si fa inoltre fatica ad accettare il modo in cui si è deciso di rappresentare il personaggio: per quanto Mio Yuki faccia un buon lavoro, la natura femminile dell'attrice è evidente. Purtroppo non si è optato per un attore maschio, forse per il timore di dover affidare un ruolo così di rilievo a un bambino.

A rendere ancor meno credibile il personaggio ad ogni sua apparizione è la capigliatura, resa con una parrucca bianca visibilmente posticcia che gli dà quasi l’aspetto di un cosplayer.

Vincitore: Fumetto

vs comic

Mello

MelloSe nel manga il ruolo di Mello incute timore ma risulta sacrificato dalla progressione della trama, il drama trova un modo originale per inserire il personaggio.

Inizialmente, lo vediamo con le fattezze di un burattino di legno, un pupazzo con cui Near si confida, ma negli ultimi episodi la realtà viene svelata: Mello è una sua seconda identità, una sorta di "Mr. Hyde" che il bambino cova dentro di sé e si libera quando la rabbia ha il sopravvento.

Alla morte di L, riaffiora Mello e il doppio personaggio viene ben gestito, rendendolo una vera minaccia e facendo sempre dubitare di quale delle due identità abbia realmente il controllo: una scelta ingegnosa da parte degli sceneggiatori che sfrutta una figura importante nel manga, che a un certo punto lo stesso Oba non ha saputo più gestire.

Inoltre, l’interpretazione della Yuki è più convincente nei panni di Mello che in quelli di Near, nonostante sarebbe stato lecito aspettarsi il contrario.

Vincitore: Televisione

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Soichiro Yagami

Soichiro YagamiIl padre di Light, supervisore delle operazioni della polizia, è senza dubbio il personaggio a cui il passaggio dalla carta stampata al piccolo schermo ha giovato di più. In generale tutti gli agenti sono ben caratterizzati (spicca Matsuda, la cui somiglianza con la versione disegnata è impressionante), ma il lavoro fatto su Soichiro Yagami è probabilmente uno degli elementi meglio riusciti di tutto il serial.

I fan devono rinunciare ai baffi che caratterizzavano il personaggio, ma, per il resto, la caratterizzazione è perfetta; anzi, aggiunge spessore a una figura dalle grandi potenzialità, che qui vengono finalmente esplorate a fondo.

Essere il padre del protagonista e al contempo il responsabile delle indagini lo carica di un conflitto interiore che esplode nel confronto tra i due: nel penultimo episodio, Light e Soichiro sono infatti protagonisti del momento più emozionante dell’intera serie, anche più della lotta con L o del finale. Il merito è in buona parte dell’ottima interpretazione di Yutaka Matsushige, ma il sacrificio finale che compie nella speranza di far redimere il figlio è un gesto potente che nobilita il personaggio in un modo che nemmeno il manga era riuscito a fare.

Vincitore: Televisione

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Shoko Himura

Shoko HimuraNella task force della polizia giapponese che ha come obiettivo la cattura di Kira compare un'agente donna, assente nella versione a fumetti. Per ovvi motivi, la sua presenza spicca e l'interpretazione di Megumi Seki rende il personaggio una figura autorevole e diligente, che però lascia trasparire poco altro.

Il basso profilo serve in realtà a celare un doppio gioco di cui sarà protagonista nella seconda parte della storia, quando apparentemente tradirà la sua squadra per mettersi al servizio di Mello.

Il suo personaggio è l'azzeccato mix di diverse figure apparse nel manga, prendendo anche alcuni elementi di Naomi Misora, elemento comunque presente nel drama; come lei, Shoko Misura è un'agente dell'FBI che in passato aveva collaborato con L, una delle poche persone di cui il ragazzo si fida realmente.

Questa presenza secondaria che non diventa di certo equiparabile ai personaggi principali, ma è in grado di dare nuovi spunti d'interesse ai lettori del manga, catturati dalle piccole differenze e dai colpi di scena realizzati per allontanarsi dall'opera originale, così da non limitarsi ad adattarla pedissequamente.

Vincitore: Televisione

vs television

Teru Mikami

Teru Mikami

Anche in Teru Mikami confluiscono alcuni aspetti di altri personaggi: possiamo riconoscere alcune azioni compiute da Kyosuke Higuchi - proprietario del Death Note sacrificato assieme all'arco narrativo dedicato alla Yotsuba Corporation - mentre la sua alleanza con Kira avviene tramite un contatto diretto, senza dover utilizzare Kiyomi Takada come intermediaria.

L'interpretazione di Shugo Oshinari è idonea a ciò che richiede il ruolo, ma non spicca particolarmente; forse, nel fumetto, la capigliatura più lunga caratterizzava meglio il personaggio, e il maggior spazio a lui concesso permetteva di addentrarsi più a fondo nella sua follia.

La scelta degli autori è stata comunque quella di metterlo in secondo piano, pur restando una presenza importante, ma non tale da distogliere l'attenzione da Light e Near/Mello, come invece avviene nel manga, che però si concede fin troppe divagazioni.

Buona l'idea di farlo entrare in scena in grande stile rendendolo l'esecutore materiale della morte di L; in questo modo, il compito non viene eseguito dagli shinigami come se fossero deus ex machina, ma rientra nella lotta interamente umana tra i proprietari del Death Note e la squadra anti-Kira.

Vincitore: Pareggio

vs pareggio television

La trama

Il compito dello sceneggiatore Yoshihiro Izumi non era semplice: riscrivere Death Note con il fenomeno già diffuso in tutto il mondo e due film che avevano dimostrato che era possibile sintetizzare una trama apparentemente complessa e verbosa.

Con undici episodi, c'era tutto il tempo per sviluppare la storia a dovere, ma non si è optato per una trasposizione identica all'originale; alcuni passaggi sono stati sacrificati e in certi casi si sente la mancanza di momenti memorabili, ma in altri è un bene che determinati elementi siano stati trascurati. È stato fatto un lavoro di taglia e cuci, ma il risultato finale è tutto sommato godibile, sia per i neofiti che per i fan.

Fin dall'inizio, ci sono infatti piccole e grandi differenze che non fanno annoiare chi conosce già il fumetto: dallo stalker di Misa che si finge la sua guardia del corpo a Reye Penbar inizialmente sopravvissuto al piano ordito da Kira, nessuno spettatore ha l'idea di come si svolgeranno le cose, ma, nonostante questo, la trama resta fedele all'ossatura e allo spirito dell'opera originale, un traguardo non semplice da raggiungere.

Vincitore: Pareggio

vs pareggio television

La realizzazione tecnica

Il difetto più grave del drama di Death Note risiede senza dubbio nei mezzi tecnici e nel budget che consentono di girare un prodotto visivamente povero, nella media dei serial televisivi, quando forse il richiamo del brand avrebbe meritato qualcosa in più.

La regia non ha particolari guizzi, le inquadrature sono statiche, la fotografia è piatta e non infonde un briciolo di atmosfera alla narrazione. Più si prosegue nel racconto e più queste carenze scompaiono (o forse è meglio dire che ci si abitua a esse), ma il "come" non riesce a reggere il passo con l'efficacia del "cosa".

La recitazione è inoltre altalenante, e anche per gli attori che forniscono buone interpretazioni ci sono alcuni passaggi di rilievo purtroppo resi in maniera superficiale, forse per le tempistiche di lavorazione troppo strette.

Vincitore: Fumetto

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Tiriamo le somme

Dopo una partenza un po' traballante (i primi quattro episodi lasciano intravedere una resa mediocre), il drama di Death Note riesce a riprendersi e offrire un prodotto degno di essere visto da tutti: chi non conosce il manga ha modo di approcciarsi alla trama attraverso un'opera più che soddisfacente, mentre i fan possono comunque godere di alcune sorprese, tra passaggi in cui il serial si discosta dal fumetto e relazioni esplorate in modo approfondito.

La sintesi effettuata è più che buona, tra elementi rimossi e altri esplorati più a fondo; il cast è discreto e la resa dei personaggi altrettanto. La macchia principale che purtroppo affligge la versione televisiva è una realizzazione tecnica non all'altezza; con un po' di cura in più sarebbe potuto essere un prodotto equiparabile al fumetto.

VINCITORE FINALE: FUMETTO

vs comic


Death Note drama

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