Comics vs. Movies: Death Note, di Shusuke Kaneko

Il primo lungometraggio live action di Death Note è un fedele adattamento del manga di Ohba e Obata

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Death Note posterNel giugno 2006, poche settimane dopo la pubblicazione dell'ultimo capitolo del manga sulle pagine della rivista Weekly Shonen Jump, esce nei cinema giapponesi Death Note, lungometraggio cinematografico in live action ispirato all'omonimo fumetto scritto da Tsugumi Ohba e disegnato da Takeshi Obata. Il film, in realtà, è solo la prima parte dell'adattamento, di cui il pubblico nipponico potrà vedere il finale già quattro mesi dopo.

La regia di entrambe le pellicole è stata affidata a Shusuke Kaneko, noto per aver diretto una trilogia dedicata a Gamera e il 26° film di Godzilla. La produzione targata Warner Bros Japan, forte del successo del manga, gode di budget e mezzi sopra la media, potendosi addirittura permettere di chiudere una stazione della metropolitana per girare una scena con numerose comparse: mai era accaduto qualcosa del genere in Giappone per le riprese di un film.

Questo primo adattamento live action di Death Note può essere considerato all'altezza della versione cartacea? Analizziamolo attraverso la nostra rubrica Comics vs. Movies!

Light Yagami

Tatsuya FujiwaraA interpretare Light Yagami viene chiamato Tatsuya Fujiwara, attore già apprezzato in patria per il suo ruolo di protagonista nei due film di Battle Royale. Ventitreenne all'epoca delle riprese, nel film, Light esordisce come studente universitario; l'età non gli avrebbe infatti consentito di risultare credibile nei panni di un liceale. La recitazione riesce a rendere degnamente un personaggio complesso, pur non raggiungendo gli estremi espressivi della controparte cartacea.

In realtà, l'approccio con cui viene presentato Light in questo film è più umano, forse perché vedere un attore in carne e ossa comportarsi da subito in maniera fredda e spietata avrebbe portato il pubblico a non empatizzare con lui. Mantenendo un equilibrio precario che non snatura la caratterizzazione originale, la decisione di utilizzare il quaderno, con tutti i dilemmi etici del caso, risulta invece comprensibile agli spettatori; inoltre i lunghi monologhi presenti nel manga sono assenti e in molti passaggi viene lasciato allo spettatore il compito di interpretare i silenzi e le espressioni del protagonista. Questa ambiguità crolla drasticamente nel finale, dove con un colpo di scena viene rivelato fino a che punto Light possa spingersi per portare avanti la sua crociata contro i criminali.

Vincitore: Pareggio

vs pareggio

L

L

La figura del detective L è forse più complessa da rendere rispetto a quella di Light, ma anche in questo caso possiamo dire che il film fa un buon lavoro. Come per il protagonista, è stato scelto un attore ben noto agli appassionati di adattamenti di manga: all'uscita del film, infatti, Kenichi Matsuyama era noto per aver interpretato Shin nel live action di Nana, opera di Ai Yazawa.

Il modo in cui viene presentato L, però, difficilmente può essere ritenuto all'altezza del personaggio del fumetto, soprattutto dal punto di vista estetico: i grossi occhi rotondi e le occhiaie scavate possono rendere sulla carta, ma sul volto di un attore in carne e ossa sarebbero risultati assurdi; ecco dunque una versione in cui ritroviamo tutte le caratteristiche realisticamente adattabili dell'originale, trovando un compromesso credibile ma rinunciando a buona parte del carisma della controparte cartacea.

L ha meno spazio a disposizione rispetto a quanto gliene viene concesso nel fumetto, ma riesce comunque a catalizzare l'attenzione dello spettatore; in particolare nel finale, dove l'incontro con Light (nel manga la scena si svolge all'università, con un confronto più prolisso e meno spettacolare) lascia intendere che il detective abbia ancora forti sospetti su Light: un duello di sguardi in cui è racchiusa la forte tensione pronta a esprimersi nel secondo film.

Vincitore: Fumetto

vs comic

I personaggi secondari

La stessa cura nel trasportare i personaggi dalla tavola cartacea al grande schermo è stata applicata anche ai comprimari. Ritroviamo il padre di Light e l'intera squadra di polizia - Watari, Raye Penbar e Naomi Misora - in una versione fedele al fumetto ma realizzata senza l'ossessione di ricalcarne pedissequamente l'aspetto estetico. Lo shinigami Ryuk riesce a essere inquietante e divertente quanto lo è nel manga, mentre un paio di sequenze anticipano l'arrivo di Misa Misa nella vicenda: in particolare, la scena finale è un gancio al capitolo successivo che strizza l'occhio agli appassionati (in maniera non troppo dissimile da quanto avviene dopo i titoli di coda dei film Marvel Studios), ma in grado di incuriosire anche chi non ha letto il manga.

Vincitore: Pareggio

vs pareggio

Shiori

ShioriLa più grande novità del film è senza dubbio Shiori, la fidanzata di Light. Se inizialmente può sembrare un personaggio marginale, aggiunto soltanto per rimpolpare il cast femminile, presto si realizza quanto il suo inserimento cambi le carte in tavola allontanando la trama da quella originale del manga. È un elemento sorprendente in grado di mantenere viva l'attenzione dei fan di Death Note, che in questo modo non si limitano a seguire la trasposizione di una vicenda già nota, ma si chiedono cosa accadrà in futuro a causa della sua inedita partecipazione.

Il suo rapporto con Light è adulto e affatto banale; sono sufficienti l'apparente freddezza tra i due e la volontà del ragazzo di evitare le effusioni in pubblico a rendere plausibile una relazione che altrimenti sarebbe sembrata fuori luogo per il protagonista.

Infine, è proprio la ragazza a permettere al film di avere un climax altrimenti assente nel manga in quel punto della storia, ponendo Light di fronte a una difficile scelta davanti alla quale lo spettatore capisce quali limiti possano raggiungere la sua ferocia e la sua furbizia.

Vincitore: Film

vs movie

La trama

La complessità del manga originale era difficile da rendere in circa due ore di film. La saggia scelta degli sceneggiatori è stata quella di selezionarne una parte limitata - i primi venti episodi - e farne un adattamento fedele in grado di mostrare i primi passi di Kira, così da far comprendere anche a chi non conoscesse già la storia gli elementi più intriganti e le atmosfere della versione originale. Il risultato è un ottimo lavoro di sintesi, raggiunto anche attraverso alcuni stratagemmi narrativi: Naomi che assiste alla morte di Raye, ad esempio, permette di superare più rapidamente diversi passaggi dell'intreccio, compensando molti ragionamenti cervellotici con reazioni emotive più immediate da parte dei personaggi. Il manga resta comunque su un altro livello a livello di complessità e ricchezza dello storytelling, ma, considerando il tempo a disposizione della pellicola, va detto che sarebbe stato difficile fare di meglio.

Vincitore: Fumetto

vs comic

La realizzazione tecnica

Il punto debole del film è certamente il comparto tecnico, che purtroppo risulta nettamente inferiore a quello di produzioni occidentali con budget ben superiori. Gli effetti speciali sono abbastanza dozzinali, a partire da un Ryuk realizzato in computer grafica che potrebbe essere uscito da un videogioco, mentre la fotografia è piatta e indebolisce molto i toni inquietanti dell'opera. La colonna sonora non aggiunge molto, quando invece avrebbe potuto fare la differenza. La regia cerca di compensare questi limiti con alcuni passaggi ispirati - su tutti, l'incipit che mostra il mondo costruito da Kira senza svelare il protagonista per almeno cinque minuti - ma è evidente che i mezzi tecnici non siano all'altezza.

Vincitore: Fumetto

vs comic

Tiriamo le somme

Al netto dei difetti tecnici, il primo film di Death Note è una buona trasposizione del manga. Si tratta della versione più riuscita tra tutte quelle realizzate ad oggi, in grado di sintetizzare in modo efficace la prima parte del fumetto: perfetta per chiunque sia incuriosito ma non abbia il tempo di dedicarsi al manga o all'anime. Si tratta comunque di un lungometraggio live action che affronta solo in superficie meccanismi narrativi e personaggi molto più intricati (e intriganti) nella versione cartacea; va apprezzato il tentativo di aggiungere alcuni elementi inediti per rendere il film un prodotto originale, ma questo obiettivo sfuma di fronte al già pesante compito di dover adattare un'opera di non immediata fruizione.

VINCITORE FINALE: FUMETTO

vs comic

Death Note

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