Comics Reloaded: Il Signore dei Ratti, di Leo Ortolani

Riscopriamo Il Signore dei Ratti, la parodia a fumetti della celebre trilogia fantasy scritta e disegnata da Leo Ortolani

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Da grande fan de Il Signore degli Anelli, che si parli del romanzo originale di J.R.R. Tolkien o dei film cinematografici diretti da Peter Jackson, Leo Ortolani decide di proporre una sua versione dell'epopea fantasy con Il Signore dei Ratti, parodia che segue la scia di quanto fatto anni prima con il fantascientifico Star Rats.

L'operazione nasce sull'onda della popolarità ritrovata grazie alla trilogia appena conclusa sul grande schermo, come si intuisce anche dalla copertina dell'albo, ispirata alla locandina di La Compagnia dell'Anello.

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Si tratta di una delle parodie più ricche realizzate da Ortolani, che sfrutta molti elementi originali delle sue opere, a cominciare dal cast di Rat-Man: l'eroe con le orecchie da topo qui interpreta Bolo/Frodo, Brakko è Granbrakko/Aragorn (approfittando del soprannome "Grampasso"), mentre Cinzia è l'elfo Annabello/Legolas.

Molto azzeccato il riutilizzo delle dinamiche tra Aldo e Giuda di Venerdì 12 per la coppia Bulbo/Sauron e Sofferenzio/Gollum, così come l'ovvio casting del Ragno nei panni di Shelob. Inoltre, le gag con Nano - uno dei personaggi meglio riusciti grazie al tormentone legato al suo mutismo e alla sua immobilità - ricordano il meccanismo comico utilizzato solitamente con Piccettino.

L'autore crea diversi passaggi ispirati che propongono una narrazione collaterale e citazionista, come nella scena in cui Bolo condanna i quattro hobbit de Il Signore degli Anelli, rivelando il loro nascondiglio ai Nazgul. L'attacco con il dado gigante è poi un omaggio ai giocatori di ruolo, mentre il Ragno ironizza sulle Collector's Edition delle edizioni home video della saga cinematografica. Il parallelismo più ispirato, per quanto surreale e anacronistico, risiede però nel ruolo dei cellulari nell'epilogo della vicenda, un efficace reinterpretazione della critica alla tecnologia che Tolkien aveva inserito nella sua opera.

È evidente che Ortolani si sia divertito molto durante la stesura de Il Signore dei Ratti, assemblando un universo fantasy con nomi di luoghi presi dal territorio parmense, ma che, nonostante ciò, risultano ottimi per un contesto fantasy.

Tra tanti volti noti "riciclati" dagli altri fumetti dell'autore, spicca la caricatura di Ian McKellen per Sedobren Gocce, realizzata ricalcando fedelmente il Gandalf cinematografico. In fase di progettazione era stato preso in considerazione anche un Saluber/Saruman interpretato da Christopher Lee, ma il personaggio non è poi stato incluso nella versione finale.

La "profezia" del Ragno si avvererà a tre anni di distanza della prima edizione, esaurita rapidamente in poche settimane; la ristampa, riconoscibile grazie al titolo dorato sulla copertina, contiene anche alcune gag scartate, dalle quali possiamo scoprire alcuni divertenti elementi che non hanno trovato spazio nel fumetto.

Rimpiangiamo soprattutto l'assenza di Tom Bombadil, che sarebbe stato preso di mira ironizzando sulla sua esclusione dai film, salvo poi subire lo stesso destino anche nei fumetti. Ortolani avrebbe voluto anche inserire tanti Cioppy nel ruolo dei Mannari, o le Miniere di Moira in cui i protagonisti avrebbero trovato scheletri di elefanti e la parrucca di Moira Orfei, ma anche queste idee sono state sacrificate.

È un peccato che tutto questo materiale non sia stato incluso, e, considerando l'importanza del romanzo su cui si basa la parodia, l'autore avrebbe potuto benissimo sviluppare il fumetto in tre parti. Ma l'impegno su Rat-Man e le scadenze in generale lo hanno costretto a realizzare questo albo speciale senza ulteriori progetti di sviluppo; l'unico rimpianto di Ortolani resta quello di non aver ancora visto la versione a colori de Il Signore dei Ratti. Ma, chissà, forse prima o poi anche questa edizione raggiungerà gli scaffali delle fumetterie, per la gioia del Ragno.

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