Come vengono fatti gli inseguimenti in auto al cinema?

Un video-saggio spiega come Hollywood realizza gli inseguimenti in auto al cinema e come si sono evolute le tecniche negli anni.

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Come sono fatti gli inseguimenti in auto al cinema?

Il cinema è l’arte del movimento. Il tempo e lo spazio in rapporto tra di loro sono la tavolozza di colori su cui dipingono i registi. Sin dalla sua origine il film venne usato per catturare la realtà (i Lumiere) o per superarla (Méliès). Mentre si scoprivano le potenzialità dei fotogrammi riprodotti in rapida sequenza, l’umanità diventava sempre più veloce perfezionando mezzi quali l’auto, il treno, gli aerei. Nel clima di entusiasmo futurista, il movimento in velocità fu un sinonimo di progresso amato e studiato.

L’incontro tra il cinema e il concetto di "inseguimento" fu quindi naturale.

Gli inizi

Sin dai primi film i registi cercarono di dare continuità alle inquadrature. Volevano dare l’impressione di un movimento continuo dei personaggi che entravano e uscivano dall’immagine. Si pensi ad esempio a Rescued by Rover, importantissimo film di Cecil Hepworth del 1905, dove un eroico cagnolino si lanciava all’inseguimento di una donna che aveva rapito un bambino. Quella strada, percorsa avanti e indietro più volte, fu la base teorica per come riprendere il movimento.

Di inseguimenti la storia del cinema ne ha visti molti e con tutti i mezzi possibili. L’automobile è sempre stato il preferito. In una sessantina d’anni gli inseguimenti in auto hanno avuto un’evoluzione pazzesca che ha coinvolto registi coraggiosi e innovatori e una rapida evoluzione della tecnologia.

Se vi chiedete quale sia il migliore inseguimento di auto della storia del cinema vi invitiamo a leggere il nostro speciale su Il braccio violento della legge. Se invece siete curiosi di scoprire come si sono evoluti nel tempo, vi consigliamo di dare un’occhiata ad un interessante video di Insider che trovate in cima all’articolo.

Uno dei maestri indiscussi del movimento e delle acrobazie al cinema è Buster Keaton. Protagonista di stunt spesso estremi (ma in totale sicurezza spesso grazie a trucchi o illusioni prospettiche), riuscì ad attraversare i binari venendo sfiorato da un treno in rapida corsa. Ne uscì incolume con un semplice accorgimento: tutta la scena venne filmata al contrario.

Per gran parte della storia degli inseguimenti si girava negli studi, spesso utilizzando retroproiezioni. Una sorta di green screen senza la sostituzione dello sfondo in digitale. Si riprendevano i personaggi in primo piano, dietro di loro uno schermo con immagini di paesaggio in movimento simulava il viaggio in auto. A volte si potevano vedere anche inseguimenti veri e propri (come in Agente 007 - Licenza di uccidere). Spesse volte i movimenti del volante o lo sguardo del guidatore non corrispondevano all’azione sullo sfondo.

Gli inseguimenti nelle strade

Tutto cambiò con Bullitt. Il film di Peter Yates con Steve McQueen si giovò di un duplice avanzamento tecnologico. Per girare efficaci inseguimenti d’auto su set veri servono due cose: automobili malleabili, in grado di reggere non tanto le alte velocità (vedremo tra poco perché), ma curve a gomito e acrobazie varie. In parallelo l’arrivo di cineprese più agili e piccole, come la Arriflex 35 II permisero di collocare il punto di vista all’interno dell’automobile. Un’innovazione sconvolgente che venne prontamente rilanciata da William Friedkin ne Il braccio violento della legge.

Un inseguimento dal punto di vista del guidatore, ogni sbalzo, curva e buca ripresi dal vivo. Con una particolarità: per girare la scena non bloccarono la strada e non crearono un set. Gli stunt eseguirono tutto nella città gremita di gente con incidenti sfiorati (e fatti) davvero.

Da qui non si poteva più tornare indietro. L’esigenza di realismo spettacolare nelle scene d’azione fece correre lo sviluppo di mezzi per delle sequenze sempre più immersive. Il problema degli inseguimenti in auto è semplice: occorre mostrare con chiarezza quello che succede e mantenere il fuoco alle reazioni degli spettatori. Infine, serve l’impressione di velocità senza mettere a repentaglio le vite. Viene in aiuto l’undercrancking. Si riprendono le scene d’azione a un basso numero di fotogrammi al secondo (tra i 12 e i 18, rispetto ai classici 24). In questo modo si ricrea un effetto accelerato molto vicino a quello dei cinegiornali del muto (che per risparmiare pellicola abbassavano il numero di frame). 

Una tecnica usata anche recentemente da Mad Max: Fury Road (guardandolo non vi sembra che sia sempre leggermente accelerato?), ma che funziona al meglio quando il soggetto inquadrato è l’unico ad essere in movimento.

Seabiscuit e una nuova tecnica di ripresa

Gli inseguimenti attuali sono debitori di Seabiscuit. Ebbene sì, il dimenticabile film con Tobey Maguire riuscì a risolvere un problema dell’azione "su quattro ruote". In film come Ronin gli inseguimenti erano eseguiti da stunt driver seduti vicini al protagonista. Le auto erano dotate di un volante finto (quello dell’attore) e di uno vero, dello specialista posto accanto. Sì, un po’ come la macchina dei Simpson. Ma con così tanto spazio occupato nel veicolo restavano poche possibilità per le cineprese.

Il cosiddetto “biscuit”, per via del suo primo uso in Seabiscuit, è un veicolo al cui interno è agganciata l’automobile  - oggetto di ripresa -. L’attore, all’interno, finge di guidare. Nel frattempo riceve le indicazioni dello stunt-man che manovra il mezzo, in modo da sapere che cosa sta per accadere e sincronizzare i movimenti con l’azione.

Come mostrato nel video un grande esempio delle potenzialità di questa tecnologia l’abbiamo vista in Drive di Nicholas Winding Refn dove sembra che sia proprio Ryan Gosling a manovrare l’automobile.

E la CGI?

Spesso infine gli inseguimenti si svolgono in strade chiuse, come fatto da Christopher Nolan in Tenet. Altre volte, quando capita di girare scene ambientate in grandi città ben note al pubblico, si usano strade simili per poi ritoccare digitalmente il paesaggio, aggiungendo monumenti, persone ecc…

Insomma, gli inseguimenti in automobile sono, ancora oggi, una delle espressioni più pure del cinema di adrenalina. Nonostante l’onnipresenza della CGI ancora molti registi amano riprendere le acrobazie e la velocità dal vivo. In quasi 100 anni di cinema le evoluzioni sono state moltissime e ancora oggi due macchine che sfrecciano riescono a stupirci e a coinvolgerci. Eppure il continuo rilancio spettacolare, con acrobazie sempre nuove ed estreme, costringe le produzioni a lunghi mesi di lavoro sulle sequenze. Talvolta anche solo sulle inquadrature. Come ad esempio nel nuovo Fast and Furious 9, in cui per girare soli 4 secondi il team degli effetti speciali ha lavorato 8 mesi (come potete leggere qui).

Perché, come dice Justin Lin, girare inseguimenti è “il lavoro migliore del mondo”.

Cosa ne pensate del video di Insider? Fatecelo sapere nei commenti!

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