Come The Father ha cambiato la percezione tramite trucchi di scenografia

In The Father - Nulla è come sembra le scenografie cambiano in maniera impercettibile per farci sentire lo spaesamento del protagonista

Condividi
Spoiler Alert
In The Father - Nulla è come sembra ci sono almeno tre forze che concorrono a caratterizzare il protagonista. Il primo è chiaramente uno straordinario Anthony Hopkins, che riesce a interpretare la sceneggiatura attraverso piccoli gesti (quando tocca la spalla alla figlia alzandosi da tavola è un momento che dice tutto di lui) e un volto che esprime una fragilità quasi infantile. Il seconde strumento è Olivia Colman. Presta il volto ad Anne, la figlia di Anthony, l’uomo anziano al centro del film che sta combattendo contro la demenza senile. La sua perdita di memoria gli provoca confusione e spaesamento. Egli cerca Anne come un appiglio sicuro nel qui ed ora. Il terzo elemento è la scenografia. Un appartamento, all’apparenza semplice e convenzionale, che in realtà nasconde tanti piccoli cambiamenti. Vediamoli insieme.

L’articolo contiene importanti spoiler rispetto alla trama del film.

The Father fa vivere direttamente allo spettatore l’esperienza dell’orrore della demenza senile. La prospettiva da cui prende le mosse il film è quasi interamente quella di Anthony. Siamo nella sua testa, abbiamo quasi lo stesso numero di informazioni sulla sua vita e sulla sua identità che possiede lui. Quando l’uomo non riconosce le persone in casa sua, gli stessi personaggi hanno il volto di attori diversi. A rafforzare questo alone di mistero quasi paranormale che attraversa questo dramma da camera c’è la scenografia.

Per creare l’idea di spaesamento il regista Florian Zeller ha lavorato insieme allo scenografo Peter Francis per fare sì che l’appartamento fosse una sorta di capsula temporale contenente il passato, il presente e l’apparente futuro del protagonista.

La casa cambia mentre il film scorre. Ci sono infatti piccoli cambiamenti, spesso subliminali e difficili da cogliere ad una prima visione. The Father è girato ai West London Film Studios in un unico set modificato di volta in volta.

L’idea di Peter Francis era quella di rendere il corridoio la chiave di tutto. È uno dei luoghi della casa più mostrati. L’attraversamento di quei pochi metri di mura e pavimento simbolicamente corrisponde nel film a un momento di tensione verso la verità della memoria. Aprire le porte della casa significa per Anthony squarciare un velo che obnubila la mente. 

Le stanze hanno due o più ingressi, spesso usati in maniera incoerente, per spiazzare lo spettatore. I personaggi entrano ed escono da luoghi che non corrispondono logicamente. Spiega lo scenografo che il soggiorno aveva tre ingressi, lo studio due. La sala da pranzo ne aveva due, così come la cucina. 

Le pareti cambiano di colorazione durante il film: passano dai toni caldi dell’appartamento di Anthony a quelli più freddi della casa di cura dove si trova l’uomo. Secondo l’interpretazione di Francis infatti:

Ciascuno può trarre le conclusioni che vuole dal film. Io lo vedo come se Anthony fosse sempre nello stesso spazio durante tutto il film. Dal mio punto di vista, egli è nella casa di cura sin dal primo momento, e quello che lui vede, e tutto quello che noi vediamo, sono memorie.

L’appartamento è quindi un’immagine della vita del protagonista, un luogo dell’anima che simboleggia un’esistenza, ma anche una prigione molto concreta e terrorizzante. Così continua lo scenografo: 

Doveva essere l’appartamento di Anthony, la casa di Anne, l’ambulatorio medico e la casa di cura alla fine. L’unica costante in tutto questo doveva essere la camera da letto di Anthony perché è dove si chiude il film alla fine. Volevamo che il set aumentasse la sua confusione in modo da non essere mai sicuri di dove ci troviamo.

Quanto attendete The Father? Fatecelo sapere nei commenti.

Fonte: hollywoodreporter

Continua a leggere su BadTaste