Come Terrifier 2 è diventato un successo grazie al vomito e al passaparola
Un piccolissimo film come Terrifier 2 è diventato un successo incredibile al botteghino. Merito del passaparola, del vomito e di scene estreme
Come Terrifier 2 è diventato un successo tra vomito, gore e Stephen King.
Il terzo elemento, quello che può portare bene, ma anche molto male al film, è l'endorsement del maestro dell’horror Stephen King. Lo scrittore è stato capace di prendere grandi cantonate, di sostenere flop clamorosi, ma in qualche caso di catalizzare l’attenzione su opere minori. Nel caso di Terrifier 2 si sono verificati tutti e tre gli eventi.
https://twitter.com/stephenking/status/1583203975351836672Terrifier 2 non ha ricevuto un rating dalla Motion Picture Association, l’organo di autocensura dell’industria per assegnare le valutazioni contenutistiche dei film. Non avere il loro sigillo ha comportato l’ostilità degli esercenti. Senza una valutazione contenutistica, in pochi sono stati disposti a mettere a disposizione la sala per un minuscolo film dell’orrore. Ma l’avvicinarsi di Halloween e una presenza di horror interiore del 45% rispetto al 2019 hanno permesso a Terrifier 2 di ritagliarsi il suo spazio e di sfruttarlo al meglio.
Già questo poteva considerarsi un successo, dato che il primo Terrier non era riuscito nemmeno ad arrivare al grande schermo. Le terribili gesta del clown Art hanno poi una durata insolita per gli horror: 2 ore e 18 minuti. Lunghissimo, rispetto agli standard. Riuscì comunque ad arrivare in 886 cinema nella prima settimana, incassando 825 mila dollari e ripagando da subito il suo budget. Invece dell’atteso declino della seconda settimana il film riguadagnò terreno in una maniera inaspettata. Una di quelle che accadono ben poche volte nel mercato. Trainato da una scena di torturagore considerata tra le peggiori viste recentemente (c’è un letto, una donna, arti strappati e tanta sofferenza) Terrifier 2 è diventato imperdibile per gli stomaci forti.
Così, a fronte di una contrazione degli schermi disponibili, scesi a 700, il film superò gli incassi del weekend precedente con 850 mila dollari. Ritornarono allora alcuni schermi e iniziò a spandersi il passaparola, con 2 milioni di incasso nella terza settimana e la vendita dei biglietti in continuo rialzo del 4% nella settimana successiva. Arrivato a 8 milioni si prevede che il film possa incassarne almeno fino a dieci, e chissà, forse anche di più se il fenomeno dovesse continuare ad crescere nella portata virale.
Grazie anche a una ricezione critica generalmente positiva quella di Art il clown è diventata una figura del terrore perfettamente viralizzabile. Derivativo, ma con un pizzico di originalità, estremo in un periodo poco radicale per l’horror. Capace di andare a coprire un buco nella programmazione e a prendersi la sua nicchia. Perfetto per i social, per il passaparola e per le sfide con gli amici per vederlo fino in fondo.
La vicenda di Terrifier 2 può essere quindi analizzata sotto due punti di vista: come il segnale dell’importanza del marketing nel successo di un film in sala. Una disciplina piuttosto trascurata nel periodo post pandemico. Ed è un importante indicatore di come alcune fette ben specifiche di pubblico siano ancora in grado di muovere numeri significativi “adottando” alcuni titoli specifici. Un dato che fa pensare anche rispetto alla tentazione di mettere i film di questo calibro produttivo alla svelta in piattaforma. Costruire un fenomeno, provare a trovare terreno fertile per mettere le radici a un’opera, grande o piccola che sia, conviene a tutti. Crea valore su tutta la filiera, porta introiti e, dato che il cinema è anche arte, permette a un regista con un nome noto ai soli appassionati di provare a lasciare traccia nella cultura popolare.
Fonte: Variety