Come si scrive un film come Borat, così basato sull'improvvisazione? Parla uno degli sceneggiatori

Parla uno degli sceneggiatori di Borat e spiega come hanno pianificato il mockumentary in modo tale che seguisse le linee della sceneggiatura

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Borat – Seguito di film cinema è un mockumentary. Ovvero una forma ibrida tra il documentario e la finzione. In parole povere: le avventure di Borat si svolgono nel mondo vero, e fanno i conti per lo più con gente inconsapevole di quello che sta succedendo, ma il film è scritto. I personaggi sono inventati, e ci sono degli scrittori dietro alle situazioni e alle motivazioni che li scatenano. 

Sacha Baron Cohen e Maria Bakalova si sono ritrovati in situazioni al limite del pericolo per girare il film. Hanno coinvolto nelle loro peripezie anche uomini di potere, come ad esempio Rudy Giuliani, causando uno scandalo e un conseguente piccolo terremoto politico.

Se volete sapere come come hanno fatto a girare le scene più estreme trovate tutto in questo articolo

Ma come si scrive un film come questo? Come si può entrare in produzione avendo un’idea di come sarà l’opera finita se questa si basa in gran parte sulle reazioni spontanee e sull’abilità degli attori di improvvisare?

Capire il processo dietro alla produzione di Borat – Seguito di film cinema permette di apprezzare maggiormente anche il talento della coppia, che si è meritato anche un importante riconoscimento grazie alla candidatura di Maria Bakalova come migliore attrice non protagonista agli Oscar. 

Scrivere Borat è una cosa che non si fa da soli. Già per il primo film del 2006 (Borat - Studio culturale sull'America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan) Baron Cohen aveva reclutato un vasto team di sceneggiatori. Anche quel primo film aveva ottenuto la candidatura come miglior sceneggiatura non originale.

Se si legge l’elenco dei nomi degli sceneggiatori di Borat - Seguito di film cinema nominati dall’Academy c’è da restare impressionati:

Sacha Baron Cohen, Anthony Hines, Dan Swimer, Peter Baynham, Erica Rivinoja, Dan Mazer, Jena Friedman e Lee Kern, soggetto di Sacha Baron Cohen, Anthony Hines, Dan Swimer e Nina Pedrad.

Otto persone per una preparazione di un qualcosa di più di un semplice canovaccio: una guida per ogni evenienza. A detta di Anthony Hines il film finito segue infatti fedelmente le intenzioni iniziali. Hanno costruito il tutto partendo da una forte struttura centrale: Borat deve portare la figlia Tutar in dono all’allora Vice Presidente Mike Pence. Erano nei piani gran parte degli incontri con i personaggi celebri e le situazioni che si sarebbero dovute creare. Per tenere il timone della produzione gli sceneggiatori hanno dovuto pensare a tutte le possibili reazioni che avrebbero spostato l’asse della trama. Ogni evenienza doveva avere un piano preciso per affrontarla. Per 30 secondi arrivati sullo schermo, dicono, ci sono dietro circa dieci pagine di sceneggiatura.

Per aiutare gli attori, che non potevano certo memorizzare pagine e pagine di ipotesi e reazioni, la produzione ha escogitato un trucco. Hanno dotato i due di un finto dizionario armeno-inglese. All’interno erano nascosti dei bigliettini. In caso di bisogno agli attori bastava inscenare un po'di incertezza linguistica, aprire il dizionario e vedere dove portare la gag in maniera da non tradire il film.

Hines spiega che sono partiti in maniera tradizionale nelle prime fasi di scrittura. Hanno delineato alcune idee poi diventate un primo trattamento, fino ad arrivare ad una stesura completa della sceneggiatura in cui tutti, tranne i due attori, sono persone reali.

Scrivi la sceneggiatura e cercando in qualche modo di predire quello che vorresti dicessero in scena. Una sorta di scenario ideale rispetto a come desideri che vada la scena

Ha aggiunto poi che gran parte delle idee sono arrivate dopo avere trovato Maria Bakalova e conosciuto il suo modo di lavorare. La sinergia con Sacha e il coraggio dell’attrice hanno aperto nuove esilaranti possibilità.

Quando abbiamo scritto il film all’inizio, non sapevamo quanta enfasi mettere nella satira politica o sul rapporto padre-figlia. La loro relazione è diventata una parte fondamentale quando abbiamo scoperto quanto fosse convincente Maria e abbiamo capito che lei era il motore emozionale del film. Allora abbiamo riscritto e ricalibrato il film per esplorare meglio questa dinamica e renderla più centrale.

Con l’arrivo della pandemia Borat ha adattato il suo terzo atto alla contingenza. Il team di scrittura è riuscito a trovare un modo di inserire la pandemia senza inficiare la struttura portante con al centro Tutar. È il mondo reale ad avere fornito il grande colpo di scena del terzo atto, in una certa misura in favore del film stesso. 

Fonte: Hollywoodreporter

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