Come si fanno i film con il Coronavirus? Un viaggio attraverso i protocolli dei set
Il Coronavirus ha rallentato, ma non fermato le produzioni audiovisive. Un report di Variety illustra come sono i protocolli adottati sui set
Ridurre, non annullare, perché -come logico. nessuna misura di sicurezza porta a zero le possibilità di creare un focolaio all’interno di un set. I protocolli di sicurezza servono, ma il costo è ingente sia in termini di denaro speso che di tempo. Fare un film durante una pandemia è un’attività estremamente più lenta e laboriosa rispetto al normale. Un positivo tra il cast principale può fermare la produzione per settimane. Gli aggiustamenti tra una ripresa e l'altra, il coordinamento tra reparti, è infinitamente più complesso.
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Ma cosa succede in concreto? Immaginiamo di dovere lavorare al film ed entriamo nel set.
Ai membri della troupe, senza un ruolo di primo piano, viene effettuato con regolarità un tampone, all’ingresso viene misurata la temperatura e consegnati i dispositivi di protezione individuale. Negli studi la produzione ha organizzato i dispenser di gel igienizzante posizionandoli capillarmente su tutta l'area e ha acquistato mascherine in numero sufficiente per tutti. La ventilazione del luogo è gestita da appositi macchinari con filtro HEPA che permettono un ricambio costante e sicuro. Più il teatro di posa è ampio più macchinari occorrono, maggiore è il costo.
La troupe entra nel set secondo percorsi divisi per categorie e compiti. Quella verde è per il cast principale ed è la più isolata e protetta. È una divisione del set a “bolle” mai comunicanti direttamente. Si creano delle zone divise per colore. Un colore un reparto (o una mansione specifica). Nei set più grandi, come quello di Jurassic World: Dominion, che è stato uno dei primi a ripartire e che ha quindi fatto da capofila nell’applicazione dei protocolli, si trovano degli addetti alla sicurezza. Queste persone devono assicurarsi che tutti mantengano le distanze, nonostante le evidenti difficoltà a comunicare con una mascherina a due metri l’uno dall’altro. Con regolarità un annuncio audio in filodiffusione ricorda a tutti di cambiare le mascherine.
Il Coronavirus e gli attori. Che cosa succede?
Per i normali lavoratori i protocolli finiscono qui, per le star di primo piano invece è tutto molto più complesso. Una loro malattia rischiererebbe di contagiare tutto il set e di fermare i lavori per lungo tempo.
I test per loro sono più numerosi, almeno tre a settimana, e i protocolli più rigidi. I giornalieri, così come le inquadrature, vengono visualizzate senza ammassarsi dietro a un monitor, ma dalla distanza attraverso appositi tablet.
Bisogna evitare però che il cast principale incontri troppe persone o che esca dalla “bolla” sicura del set, una volta finito il lavoro. Per fare questo la produzione fa alloggiare gli attori in hotel noleggiati per tutti i giorni di girato. L’obiettivo è di creare una routine giornaliera che sia sicura 24 ore su 24.
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Come sappiamo non sempre è così: può capitare che le produzioni si fermino perdendo ingenti somme di denaro (stipendi, noleggio macchinari, location e così via). Tutto questo diventa ancora più complesso quando si lavora sulle serie tv, che hanno tempi di ripresa più lunghi, quindi più rischi e più perdite in caso di stop prolungati. Non è semplice inoltre per il cast principale vivere in queste aree di sicurezza per molte settimane limitando i contatti.
Per quanto l’industria stia prendendo con estrema serietà la situazione, le difficoltà sono ancora molte e avranno conseguenze a lungo termine sui prodotti finiti, soprattutto quelli con meno risorse a disposizione. Non è detto che tutto sia negativo, spesso le difficoltà hanno stimolato gli autori. trovare soluzioni alternative che hanno giovato alla qualità del prodotto finito. Passato il lo stadio della rassegnazione l'audiovisivo si è adeguato pazientemente alla situazione, dal momento che, anche con la prospettiva di un vaccino, sembra che questa sarà la normalità del set ancora a lungo.
Fonte: Variety
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