Esplosioni nei film: come si fanno? E perché rappresentano un problema ecologico?

"Mi piace l'odore del napalm al mattino": ovvero come si fanno le esplosioni nei film e cosa comportano in termini ecologici.

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I veri duri non guardano mai le esplosioni... e non sanno cosa si perdono! C’è infatti qualcosa di bellissimo e primordiale nel vedere le cose saltare in aria al cinema.

Da quelle di Michael Bay alle più drammatiche di 1917 di Sam Mendes o di Dunkirk di Christopher Nolan, abbiamo la prova che le esplosioni nei film godono di ottima salute. Non sono però semplici da mettere in scena e ci sono tantissime varietà. Scopriamo insieme come vengono fatte e quali sono le principali tecniche utilizzate.

Chi si occupa delle esplosioni nei film?

Ci sono società che si occupano apposta di esplosioni. Insider ha raccontato l’opera della Rowley SFX, azienda a conduzione famigliare con sede nel nord dell’Inghilterra che ha lavorato a Peaky Blinders. Quando si devono realizzare le esplosioni si entra nel campo degli effetti speciali. Possono essere sia digitali che pratici. Il più delle volte sono una combinazione tra le due cose. Vanno però pensate e coreografate insieme agli stunt e quindi è necessario un'interazione e un fitto dialogo con quest'altro reparto tecnico sia per ridurre i rischi durante l’azione che per ottenere il massimo della spettacolarità. 

Ogni detonazione è unica, particolare, e va calibrata sulla base delle esigenze del racconto. L’esperto pirotecnico si occupa proprio di creare un’orchestrazione tra tutti questi elementi, raggiungendo la spettacolarità richiesta in totale sicurezza. Per fare questo mestiere occorre avere una licenza ottenuta con corsi specialistici e necessariamente rinnovata ogni tre anni per garantire un costante aggiornamento. 

esplosioni nei film

Le esplosioni più piccole

Di piccole esplosioni ne vediamo tantissime sia al cinema che in televisione. Li chiamiamo spari.

Sul set i colpi di pistola si realizzano mostrando solamente l’impatto del proiettile sulle superfici. Il cemento dei muri che salta, le pietre scalfite, le scintille del metallo e così via.

Si nascondono infatti nella scenografia dei piccoli sacchetti riempiti di finti detriti realizzati ad hoc e polvere con dentro un petardo che viene innescato via radio. Si usa la plastica come involucro perché detonando non spara in giro pezzi solidi che potrebbero colpire e ferire chi si trova nelle vicinanze. 

Il colpo è semplicemente della polvere che scoppia e si perde nell’aria. Il vantaggio è quindi che gli attori possono trovarsi molto vicini senza correre alcun rischio. Sincronizzando gli scoppi si può simulare una mitragliata che sfiora i piedi dell’eroe che corre al riparo. O una raffica contro un veicolo i cui vetri esplodono in mille pezzi. 

Le esplosioni con il fuoco

Ci sono molti modi per far saltare in aria gli edifici. Come dicevamo il metodo più utilizzato oggi è quello di ricreare in computer grafica l’intero effetto. Soprattutto se i danni e la distruzione da applicare sono particolarmente impegnativi.

Un tempo si utilizzavano i modellini in miniatura, ricostruzioni in scala dei set in maniera molto realistica. Le fiammate che si vedono all’inizio di Blade Runner sembrano enormi grazie a un gioco prospettico, in realtà sono un piccolo fuoco controllato su un set in miniatura.

La luce emanata dal fuoco, che illumina lo spazio e la pelle, è molto difficile da rendere in maniera realistica se la si riproduce solamente a computer. Per questo si tende ancora a eseguirne il più possibile dal vivo, magari per poi aumentarle in CGI. 

L’effetto pratico aiuta inoltre chi recita a reagire a qualcosa di concreto, a guardare nella direzione giusta, spaventandosi e riparandosi fingendo il meno possibile. 

Esplosioni nei film

Effetti fuori scala

Per il fuoco si usa il propano, emesso da un piccolo serbatoio nascosto dalla cinepresa che permette di direzionare l’esplosione dove lo si desidera. Si può anche regolare l’intensità, l’espansione e la velocità di rilascio del gas. 

Sul terreno generalmente si mettono dei piccoli segnali di posizione che aiutano gli attori a correre nella direzione giusta. È fondamentale sincronizzare i tempi. Ovviamente quando avvengono le esplosioni tutti sono a una distanza di sicurezza. Grazie al lavoro sulla lunghezza focale e sulla prospettiva sembra che il soggetto e le fiamme siano a pochi centimetri di distanza, quando invece si tratta di molti metri. 

La prima regola dell’azione è però che l’eroe si deve salvare sempre per un pelo e ogni colpo deve esplodere il più vicino possibile. Sono previsti pertanto dei piccoli trampolini messi a terra su cui saltare. Altre volte si usa un’ imbracatura, poi rimossa in digitale, che aiuta a simulare l’accelerazione del corpo spinto dallo spostamento di aria. In generale sul grande schermo tutto quello che vediamo è frutto anche di lenti e angoli di ripresa studiati apposta per espandere l’effetto.

Un problema "green"

Per anni si sono usate al cinema delle combinazioni di elementi chimici tossici che emettevano parecchio fumo. Un danno per l’ambiente e per i polmoni di chi era nelle vicinanze. Come raccontato da The Verge nel 2017 Hollywood si è “alleato” con l’esercito per trovare un modo di diminuire le emissioni. Hanno lavorato per togliere soprattutto il fumo, controproducente anche durante gli eventi dal vivo, variando le composizioni chimiche e creando dei nuovi fuochi. L’arte pirotecnica è così in continua evoluzione nonostante al cinema esista sin dalle origini e coinvolge tutt'ora più settori per trovare la formula migliore per lo scoppio perfetto.

Fonte: Insider, Allegiant Fire

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