Come sarebbe stato Il Signore degli Anelli girato da Michael Bay?

Il Signore degli Anelli e Michael Bay: impossibili da mischiare come l’olio e l’acqua, oppure abbiamo perso l’occasione della vita?

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Prima di cominciare, un’avvertenza: questo articolo non nasce da esigenze informative, non contiene scoop né vere e proprie notizie, non è neanche un pezzo di critica (o forse sì). No, questo articolo su come sarebbe stato Il Signore degli Anelli se l’avesse girato Michael Bay nasce dalla locura di una redazione entusiasta del ritorno al cinema della trilogia di Peter Jackson, e più in generale entusiasta del ritorno al cinema dopo un anno e mezzo di lockdown e sale chiuse. Qui a Badtaste vogliamo un bene dell’anima sia al Signore degli Anelli, sia a Peter Jackson (come si deduce dal nome del nostro sito), sia all’esperienza del cinema vissuto nel buio della sala tra pop-corn e applausi scroscianti ogni volta che Gandalf apre bocca. E a volte l’emozione ti fa fare cose folli; come, per l’appunto, immaginare come sarebbe stato l’adattamento del romanzo di Tolkien se al timone non ci fosse stato un nerd neozelandese appassionato di fantasy e splatter, ma un gigante americano appassionato di esplosioni, montaggio futurista e fondoschiena femminili. Seguiteci in questo viaggio verso il tramonto definitivo, se avete il coraggio.

 

Il Signore degli Anelli Gandalf

 

Capitolo 1: Bad Hobbits

Il film si apre come si apriva l’originale: con uno schermo nero, e una voce flautata che racconta la storia del mondo dove stiamo per immergerci. Dura poco: giusto il tempo di ascoltare le parole “il mondo è cambiato”, dopodiché vediamo un vecchissimo albero bianco ripreso dal basso con un bel movimento di macchina a girargli intorno un paio di volte – fino a che l’albero non esplode. Stacco. Primo piano del culo di Galadriel (Megan Fox: siamo nel 2001 e non aveva ancora litigato con Bay) che sale uno scalone di marmo illuminato a giorno dalla luce della luna; mentre ancheggia prosegue con il suo monologo, per cui assistiamo a un riassunto rapidissimo della storia dell’anello del potere, una serie di flashback di pochi secondi alternati al già citato primo piano del culo di Galadriel, e qui e là qualche fugace inquadratura del suo volto. Nelle sue pupille si riflettono i fuochi della guerra: vediamo altri alberi che esplodono, poi interi villaggi dati alle fiamme. Primo piano su Isildur con l’anello in mano: guarda in camera ed esclama “IT’S MINE MOTHERFUCKERS!”.

Nero.

Ci troviamo ora nella Contea, dove incontriamo un giovane Frodo insieme agli amici di sempre Sam, Merry e Pipino (interpretati nell’ordine da Mark Wahlberg, Ryan Reynolds, Ben Affleck e Steve Buscemi). I quattro stanno per combinare uno dei loro misfatti! Entrano in una stalla, rubano quattro pony e cominciano a scorrazzare tra le colline e i campi di grano, rovinando raccolti, abbattendo steccati e lanciando palle di sterco sulle pareti delle caverne hobbit. Che ragazzacci! Per fortuna che nella Contea ci tengono all’ordine: i discoli vengono inseguiti e arrestati da Sbirro Boffin, un poliziotto interpretato da uno Stanley Tucci dall’aria sempre più rassegnata. Gli hobbit si preparano a passare l’ennesima notte al fresco, quand’ecco palesarsi il loro vecchio amico, il mago Gandalf (Dwayne Johnson), che paga la cauzione e li porta tutti al pub a festeggiare la riconquistata libertà. Il gruppo si siede all’aperto, su una panca affacciata sulla vallata sottostante: siamo al tramonto, e vediamo le cinque sagome in controluce; stanno discutendo del futuro: Gandalf ha un’offerta per loro, che potrebbe cambiare le loro vite per sempre.

9 Underground

Capitolo 2: 9 Underground

Come nei migliori heist movie, Gandalf non può spiegare agli hobbit quale sia l’offerta prima che i quattro abbiano accettato: c’è troppo in ballo. “Noi lo facciamo” esclama Frodo “ma ci serve una squadra!”. È qui che Bay decide di tagliare un po’ di tutte quelle manfrine scritte da Tolkien per snellire il prossimo beat narrativo: Gandalf spiega agli hobbit che ha già contattato le persone giuste per il lavoro, e a questo punto ci godiamo il più classico dei montaggioni di presentazione, con tanto di scritte in sovraimpressione fatte con il neon e i font pazzi. Facciamo così la conoscenza di:

  • Aragorn (Nicolas Cage), figlio delle ombre, “il Fantasma dell’Eriador”, esperto di infiltrazioni e missioni sotto copertura. È un orfano, figlio di due miliardari uccisi in un vicolo buio di Gondor da un tizio con una strana risata

  • Boromir (il corpo di Hafþór Júlíus Björnsson su cui è stata innestata in digitale la faccia di Sean Bean), figlio del reggente di Gondor, un guerriero grossissimo che si esprime solo a one-liner e frasi epiche. Più avanti conosceremo anche suo fratello Faramir (il corpo di Hafþór Júlíus Björnsson su cui è stata innestata in digitale la faccia di Rory McCann)

  • Legolas (Johnny Depp), figlio di Thranduil, un elfo acrobata ubriacone. Bay ce lo presenta mentre fa surf con uno scudo sulle chiome degli alberi della sua foresta; a un certo punto spicca un balzo, estrae dalla tasca una fiasca di liquore e se la scola alla goccia mentre veleggia nell’aria in slow motion. Poi strizza l’occhio alla camera e atterra tra gli applausi degli astanti

  • Gimli (Tyrese Gibson), figlio di Gloin, unico personaggio sostanzialmente invariato rispetto alla versione di Jackson: urla, beve, fa casino e funge da spalla comica

La compagnia si incontra per la prima volta in una stanza privata sul retro del Puledro Impennato: ci si presenta, ci si stringe le mani, gli hobbit accettano finalmente il lavoro, e a quel punto Gandalf fa comparire per magia una lavagna sulla quale illustra il piano e l’obiettivo. Si tratta di un’infiltrazione in territorio nemico: la squadra speciale dovrà entrare a Mordor senza farsi beccare, e raggiungere il cuore pulsante della terra di Sauron, il Monte Fato, dove Frodo dovrà gettare l’anello del potere [è già in programma una serie tv spin-off prequel che spiegherà come lo hobbit ne è venuto in possesso, nda] per generare l’esplosione più grossa che si sia mai vista nella Terra di Mezzo. “A cosa serve?” chiede Pipino. “Sarà l’esplosione più grossa che si sia mai vista nella Terra di Mezzo” ripete Gandalf, come se questo spiegasse già tutto.

Balrog

Capitolo 3: Pain and Gain

Comincia a questo punto una sequenza d’azione tra le più lunghe mai girate nella carriera di Bay, uno che ha dedicato gli ultimi tre quarti d’ora del terzo Transformers esclusivamente alle botte tra robot. Nel giro di cinquantatré tesissimi minuti la Compagnia lascia Brea, viene intercettata dagli agenti di Sauron (guidati da un Nazgul interpretato da Jason Momoa senza barba) ed è protagonista di un lunghissimo inseguimento che li porterà a passare rapidamente da Gran Burrone – dove uno stupitissimo Hugo Weaving assiste attonito allo spettacolo di una decina di cavalli neri che sfrecciano talmente veloce che incendiano il suolo su cui stanno correndo, e di un mago con la faccia di Dwayne Johnson che fa esplodere sassi, cespugli e piccoli animali cercando di rallentarli –, poi attraverso le miniere di Moria in una sequenza che omaggia la scena dei carrelli da minatore nel secondo Indiana Jones, fino al grande showdown sul ponte di Khazad-dûm.

È qui che Gandalf, ormai talmente circonfuso di fiamme ed energia magica da assomigliare a un incrocio tra la Torcia Umana e Goku, si scontra con il Balrog (Andy Serkis in motion capture), in un duello che contiene più esplosioni di quante siano concepibili dalla mente umana; per stemperare un po’ la tensione, Bay le alterna con primi piani del culo di Galadriel in pantaloncini, perché non si sa mai. Lo scontro si conclude con il Balrog che salta in aria, e Gandalf che precipita nel vuoto sulle note di I Don’t Want to Miss a Thing; sconvolti dalla perdita del loro leader, gli otto compagni fuggono da Moria. Quando emergono all’aria aperta è ovviamente il tramonto, un tramonto rosso sangue: scorrono fiumi di lacrime, e Aragorn si consola pensando al suo amore lontano – Arwen, interpretata da Liv Tyler, che vediamo in un flashback mentre prende il sole in topless sulla spiaggia di Harlond, nel golfo di Lune.

Il Signore degli Anelli Gandalf il bianco

Capitolo 4: 13 Hours

La morte del leader è un brutto colpo per la Compagnia: per la prima volta, Bay dedica qualche raro minuto di attenzione ai suoi personaggi, mostrandoci i primi screzi tra i membri del gruppo; neanche la loro visita ai boschi di Lothlorien, dove finalmente incontrano Galadriel (della quale finalmente vediamo la faccia per più di tre secondi), serve a riportare serenità: Sean Bean è sempre più convinto della sua morte imminente ed è quindi sempre più paranoico e sospettoso, e Frodo e Sam stanno meditando di mollare la squadra e mettersi in proprio, perché un bottino diviso in due è meglio di un bottino diviso in otto. Le tensioni esplodono quando la Compagnia incontra un gruppo di orchetti capitanati da un irriconoscibile Josh Hartnett: nello scontro che segue, Sean Bean perde la vita (esclamando “VE L’AVEVO DETTO!!!”), Legolas e Aragorn litigano perché il secondo accusa il primo di aver fatto sesso con Arwen, Merry e Pipino vengono rapiti da Josh Hartnett e Frodo e Sam riescono finalmente a mettersi in proprio, e a partire per le brulle colline dell’Emyn Muil e la fine del loro viaggio (illusi).

Legolas, Aragorn e Gimli fanno la pace davanti a un bel boccale di birra magicamente comparso nello zaino di uno di loro, e valutano la situazione: il piano è saltato, Frodo e Sam sono ormai irraggiungibili, il gruppo si è sfaldato. Rimangono solo Merry e Pipino: “Se li salviamo” esclama Aragorn “e li riportiamo fino alla Contea, sicuramente ci sarà una ricompensa per noi!”. Gli orchetti però hanno la fama di essere creature sadiche e crudeli: i tre capiscono che hanno solo 13 ore per recuperare gli amici, o dovranno dire loro addio per sempre. Si mettono quindi all’inseguimento: inizia un lungo piano sequenza a cavallo, nel corso del quale i nostri attraversano pianure sconfinate, bucolici villaggi (iconica la scena in cui Gimli e Legolas, che cavalcano insieme, sfondano a tutta velocità un carretto di frutta e verdura, che pochi secondi dopo esplode) e la fitta foresta di Fangorn. È proprio qui che si riuniscono a Gandalf, che è Dwayne Johnson reso caucasico dalla CGI: “Sono Gandalf il bianco!” esclama “e ora farò meno fatica ad avere ruoli da protagonista a Hollywood!”.

Gollum

Capitolo 5: Bad Hobbits 2

Il ritorno di Gandalf cambia i piani: gli hobbit sono ormai al sicuro, presi in custodia dall’Ent di nome Barbalbero (Andy Serkis in motion capture), oppure sono ormai impossibili da raggiungere, e il cash vero, spiega lo stregone, sta a Isengard; lì Saruman (Ian McKellen) custodisce un artefatto potentissimo, che farebbe la gioia di qualsiasi capo di Stato. I quattro cavalcano quindi verso Orthanc, la distopica reggia dello stregone multicolore, un monolite nero che sorge nel mezzo di una pianura brulla e punteggiata (indovinate?) da costanti esplosioni; qui si riuniscono con Merry, Pipino, re Theoden (personaggio introdotto un po’ a caso e senza alcuna backstory, interpretato da Christopher Lee) e soprattutto con il loro nuovo amico in CGI, un gigantesco albero incazzato che insieme ai suoi amici giganteschi alberi incazzati fa a pezzi Isengard e riduce Orthanc a un mucchietto di sassi neri. Dalle macerie emerge Saruman, ferito ma non sconfitto: ha un Palantir, e non ha paura di usarlo.

Una freccia nel cranio partita dal furtivo arco del cecchino Legolas stronca il problema sul nascere: ora che quel che resta della Compagnia ha il Palantir è arrivato il momento di piazzarlo sul mercato nero degli artefatti antichi. Il gruppo parte quindi alla volta di Gondor, cavalcando verso il tramonto: dissolvenza, e ci ritroviamo nell’Emyn Muil, di nuovo in compagnia di Frodo e Sam. I quali, scopriamo in una breve sequenza in soggettiva, hanno appena fatto un prigioniero: è Gollum (Andy Serkis non in motion capture), informatore e guida turistica a Mordor, un tizio gracile e pallidino che cede alle loro minacce (“Ti lamo! Ti tiro le capate!” esclama più volte Samwise Gamgee) e accetta di malavoglia di guidarli verso Monte Fato, “attraverso sentieri temporaneamente chiusi al pubblico perché in attesa di manutenzione”.

Fantasmi

Capitolo 6: la vendetta dei caduti

Siete pronti a un altro montaggio anni Ottanta? Questa volta è misto: in una sequenza dal ritmo vertiginoso, Bay alterna le immagini di Gandalf e gli altri che cavalcano verso Gondor, e quelle di Frodo, Sam e Gollum che arrancano su fuoripista e sentieri non segnati, in una terra rosso fuoco nella quale sembrano essere perennemente le sei e mezza di sera. La scena si conclude con un’ideale convergenza: mentre Aragorn e gli altri entrano a Gondor e fanno la conoscenza di Denethor (Tony Shalhoub), padre di Boromir e reggente della città, la strada di Frodo e Sam si incrocia con quella del figlio Faramir. Il primo è un vecchio bilioso convinto che la tanto agognata “esplosione più grande di sempre” farà solo danni al suo regno, che si trova proprio lì al confine con Mordor e che rischia dunque di venire sepolto sotto tonnellate di cenere; il secondo è un giovane rampante cresciuto nell’ombra del fratello maggiore ormai defunto, che vuole catturare gli hobbit e consegnarli alle forze dell’ordine nella speranza di ingraziarsi il padre.

Frustrato dall’ostruzionismo di Denethor, Aragorn elabora un nuovo piano: sottrae di nascosto il Palantir a Gandalf e fugge tra le montagne, dove usa il potere della pietra per evocare un esercito di fantasmi verdi digitali [è già in programma uno spin-off animato che ne spiega le origini, ndr] che si mettono al suo servizio. Per fare cosa? Non è chiarissimo a nessuno: Aragorn torna a Gondor armato fino ai denti e la trova sotto assedio da parte di un esercito di creature malvagie e grossi elefanti. Cosa ci fanno lì? È stato Denethor a chiamarle? Niente di tutto questo viene spiegato, e forse non è importante: quello che conta è che assistiamo a un’epica battaglia tra eserciti che si risolve in realtà in pochi minuti nel momento in cui ci rendiamo conto che i fantasmi sono imbattibili e in grado di spazzare via interi reggimenti semplicemente passandoci attraverso. O meglio, si risolverebbe: Bay non perde l’occasione di allungare il brodo facendoci vedere almeno sette stunt pazzeschi di Legolas, un paio di inquadrature del culo di Galadriel e un epico faccia a faccia tra Eowyn (Rosie Huntington-Whiteley) e il capo dei Nazgul interpretato da Jason Momoa senza barba. Alla fine il nemico è sconfitto, ma Gandalf e compagni non hanno ancora guadagnato un euro: è arrivato il momento dell’ultimo sforzo, è arrivato il momento di aiutare Frodo e Sam e riprendersi la propria parte del bottino.

Mordor

Capitolo 7: Armageddon

Gandalf evoca quindi le sue utilissime amiche, le aquile (Andy Serkis in motion capture), e vola come una saetta verso il tramonto, e Monte Fato. Le aquile volano talmente veloci che l’immagine si fa sfocata, e quando torna a fuoco siamo di nuovo con Frodo, Sam e la loro guida turistica. Che ha segretamente deciso di rivolgersi all’HR di Mordor per lamentarsi del trattamento ricevuto e della scarsa protezione offerta dal datore di lavoro; un po’ a sorpresa, la risposta dell’azienda è rapidissima, e il Dipartimento Risorse Artropodi spedisce immediatamente un grosso ragno velenoso a dare manforte al povero Gollum. Le parti si sono quindi ribaltate! Ora sono Frodo e Sam quelli che subiscono e che devono sopravvivere agli attacchi della bestia, mentre Gollum li sfotte e tira loro sassolini e caccole.

È qui che arrivano le aquile! Una picchiata vertiginosa (grazie GoPro!) e Gandalf, Aragorn, Legolas e Gimli sono sul campo di battaglia, mentre Merry e Pipino rimangono in sella alle bestie alate per fornire supporto aereo. Quello che comincia come una scaramuccia tra sei guerrieri e un ragno grosso come una casa (e che, stando a questo studio, può correre fino a 60km/h) assume rapidamente proporzioni sempre più grosse: prima arrivano gli orchetti a dar manforte a Shelob, poi umani di entrambe le fazioni giunti in zona non si sa bene come [è già pronto uno spin-off a fumetti che lo spiega, nda] si gettano nella mischia facendo mulinare spade, asce e lance, dopodiché c’è un primo piano del culo di Galadriel, infine cominciano a esplodere le cose.

È l’occasione che Frodo stava aspettando: silenziosamente, senza farsi notare, lo hobbit abbandona il campo di battaglia e si dirige verso Monte Fato, per chiudere la faccenda una volta per tutte. Purtroppo la terra di Mordor è brulla e accidentata: Frodo inciampa, cade in un crepaccio e il braccio destro gli rimane intrappolato sotto una piccola frana. Lo hobbit è così costretto a tagliarselo, ma l’amputazione gli fa perdere troppo sangue: ci vuole l’intervento dell’amico Sam, che lo aveva visto allontanarsi e l’ha seguito da distanza di sicurezza, per aiutarlo a percorrere i chilometri che lo separano dalla sua meta. Dove lo attende un’ultima prova: Gollum, infuriato perché i due stanno percorrendo un sentiero chiuso al pubblico (“C’è chiaramente scritto sui cartelli! Vietato l’accesso ai non addetti ai lavori!”). Parte una rissa tra Gollum e Sam: le sorti della battaglia sembrano girare a favore del primo, finché Frodo, che pareva svenuto per il troppo sangue perso, riesce a rialzarsi e a infilare l’anello del potere in mano a Gollum, e a spingerlo nell’abisso infuocato. Mentre Gollum sta precipitando vediamo che Frodo tiene in mano un detonatore: esclama “Adios, amigo!”, preme il bottone e

Boom

Epilogo: The Island

Sopravvissuti alla missione più pericolosa della loro vita, ritroviamo i nostri eroi sul ponte di una nave: sono in costume da bagno, svaccati su delle sdraio, e sorseggiano cocktail elfici mentre contano il denaro che hanno appena guadagnato. Al timone c’è Galadriel, che sorride con aria saputa. Lo yacht lascia i Bianchi Porti diretto verso Himling, un’isola quasi completamente disabitata a parte per il gestore della taverna locale (Michael Bay, in un cameo). Ritroviamo gli otto membri rimasti della Compagnia dell'Anello nella veranda della taverna, seduti intorno a un tavolo mentre bevono birra e guardano il mare incendiato dal tramonto più rosso che la Terra di Mezzo abbia mai visto: la macchina da presa sale, sale, e ci regala un’ultima panoramica del mondo visto dall’alto, e della gigantesca esplosione a forma di occhio che ancora brilla all’orizzonte.

fine

NB: nell’edizione home video si trovano tra le altre cose le seguenti scene tagliate e contenuti extra:

  • Il trip psichedelico di Frodo e Sam a casa di Tom Bombadil (Cheech Marin)

  • Il corto “Orrore nei Tumulilande” di James Wan

  • La battaglia del fosso di Helm, che Bay ha girato ma che non sapeva dove infilare nel film

  • Oltre venti minuti di scene d’amore tra Nicolas Cage/Aragorn e Liv Tyler/Arwen

  • “Making of The Ring”, un documentario sul fabbro elfico Celebrimbor e le sue creazioni

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