Com’è riguardare oggi Z la formica, il primo film di DreamWorks Animation

Sky Cinema DreamWorks è acceso fino al 19 aprile: oggi parliamo di Z la formica, primo film DreamWorks Animation e secondo film in CGI uscito negli USA

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Fino al 19 aprile Sky Cinema Collection diventa Sky Cinema DreamWorks: al canale 303, on demand sulla piattaforma e su Now Tv, trovate i migliori film del grande studio d’animazione. Nel nostro speciale troverete tutti i video, le curiosità e gli approfondimenti!

A riguardarlo oggi, Z la formica è un film che ti fa esclamare “ma che cosa gli è venuto in mente?”.

Uscito ormai più di vent’anni fa, nel 1998, in mezzo a una guerra ideologica tra la neonata DreamWorks Animation e una Pixar al tempo ancora indipendente da Disney, è uno dei primissimi esempi di film animati interamente in CGI, nonché uno dei primissimi esempi di film animato che si regge tanto sulla notorietà dei suoi doppiatori quanto sul valore dell’opera stessa, e pure un esempio perfetto di quello che DreamWorks diventerà negli anni a venire. È un film un po’ goffo, zoppicante in termini di ritmo, a tratti confuso su quello che vuole raccontare, ma è anche una storia raccontata con estremo coraggio e sprezzo del pericolo, una parabola quasi-socialista che non è chiaro perché sia stata concepita come film per bambini ma che, per un adulto e anche nel 2020, è sorprendentemente ficcante.

Dietro la genesi di Z la formica c’è una storiaccia di litigi tra ex amici e colleghi. L’idea per il film risale al 1988, quando in Disney arriva un pitch sulla storia di una formica pacifista che convince le sue compagne di colonia del valore della non-violenza. Avanti veloce di qualche anno e Jeffrey Katzenberg, al tempo a capo della divisione cinema di Disney, litiga con Michael Eisner, CEO, e molla la casa di Topolino per fondare DreamWorks, insieme a Steven Spielberg e David Geffen. Katzenberg ed Eisner non si lasciano benissimo, tanto che quando DreamWorks programma l’uscita del suo primo film, Il principe d’Egitto, Disney decide di far loro concorrenza facendo uscire nello stesso momento A Bug’s Life, un cartone animato che parla di formiche e altri insetti. Peccato che DreamWorks avesse già in lavorazione un film chiamato Z la formica che parlava di formiche e altri insetti (ma soprattutto formiche): di fronte alla scelta di Disney si decide di rimandare Il principe d’Egitto e di anticipare l’uscita di Z, per farla coincidere con quella di A Bug’s Life.

In teoria sarebbe dovuto essere l’inizio di un’accesa rivalità che avrebbe spinto le due case rivali a sfidarsi a colpi di creatività per conquistare i cuori del pubblico dei più piccini. In realtà basta una visione di Z la formica, e un rapido confronto con A Bug’s Life, per accorgersi che c’è una differenza fondamentale di approccio tra Pixar e DreamWorks. Se la prima infatti fa “film per bambini”, per quanto abbastanza raffinati e intelligenti da non annoiare neanche gli adulti al seguito, DreamWorks (e non vale solo per Z, pensate anche a Shrek, o a Wallace&Gromit) preferisce i “film per tutti”, con abbastanza azione e divertimento e colori da attirare l’attenzione di un infante ma anche strapieni di tematiche “per adulti”, riferimenti al sesso e alla morte, e pure di citazioni colte impossibili da beccare se non si hanno almeno trent’anni.

Basta guardare i nomi del cast: Sharon Stone, Gene Hackman, Sylvester Stallone, Christopher Walken. Soprattutto, a doppiare Z, formica operaia che si stufa della monotonia senza prospettive della vita di colonia e cerca un modo di uscire dal grigiore, c’è Woody Allen, e il film si apre con la nostra protagonista seduta sul lettino di uno psichiatra che confessa di sentirsi inadeguata e insoddisfatta e infelice della sua esistenza nonostante in teoria non le manchi nulla. In pratica l’inizio di un vero film di Woody Allen, solo con una formica. Finisse qui si potrebbe pensare a un’improvvisata, una scenetta estemporanea per far sentire a casa i genitori fan di Allen che hanno portato i figli al cinema a vedere questo cartone animato che parla di insetti. Invece Z la formica inizia psicanalitico e non molla mai la presa, svolazzando qui e là tra tematiche leggerissime e tipicamente infantili tipo “l’identità” e “la libertà” intesa in senso politico, e ponendo domande da nulla tipo “una persona è il lavoro che fa?” o “è corretto che i mezzi di produzione appartengano ai padroni e non agli operai?”. Non vale neanche dire che siccome si parla di insetti sociali è ovvio che si finisca a parlare di tematiche altrettanto sociali: il succitato A Bug’s Life, che uscirà un mese dopo, ha come protagoniste formiche, cavallette e altri insetti, ma non ha un’oncia dell’afflato politico di Z, preferendo puntare sui buoni sentimenti e il sano divertimento di una volta.

z la formica

Non funziona tutto, ma con il senno di poi il motivo è attribuibile all’inesperienza e a una tecnologia ancora non all’altezza della visione. Fanno specie in particolare i volti dei protagonisti, modellati di modo da assomigliare ai loro doppiatori, il che li fa finire in una sorta di uncanny valley amplificata dalla scelta di dotarli tutti di una dentatura umana. Ma vale anche per il resto del comparto tecnico, fondali, animazioni, tutto quanto: si sente (si vede) che Z la formica ha 22 anni, e d’altra parte la sfortuna dei film in CGI è che invecchiano alla velocità a cui avanza la tecnologia, che è poi quella a cui va Jason Statham in Crank (cioè molto alta).

Però è anche una visione alleggerita dal sentire Woody Allen promuovere il socialismo e il pacifismo nella sua colonia di formiche militarizzate e guidate da un militare terrorista e fan dell’eugenetica. Dal vedere, in quello che in teoria sarebbe un film per bambini, una formica operaia che si ribella contro un soldato esclamando “i mezzi di produzione appartengono al proletariato!” Da qualche buffo personaggio estemporaneo e particolarmente azzeccato, come la coppia di vespe solidali che amano dedicare il loro tempo libero ad aiutare gli insetti più sfortunati, quelli senza ali. Semmai dispiace che il coraggio degli autori venga un po’ meno nel momento in cui si tratta di chiudere il discorso: in un cartone animato serve comunque un eroe, “quello speciale” che risolve la situazione nello spettacolare climax finale, e tutti i discorsi sull’uguaglianza e l’importanza della comunità si indeboliscono un po’ di fronte al classico momento di celebrazione del salvatore (e quindi di un singolo, specialissimo individuo).

Ma provate a rileggere quanto scritto finora: non sono certo le classiche discussioni che si fanno intorno a un cartone animato per bambini, anzi, ci sono fior di film “per grandi” che vorrebbero tantissimo lanciare altrettanti spunti. Dopo Z, che piacque più alla critica che al pubblico, DreamWorks corresse parzialmente il tiro, e nel giro di dieci anni fece uscire opere più universali (e di maggior successo) come Shrek o Kung Fu Panda. Eppure se volete capire la storia di uno studio d'animazione che è nato come “rivale di Pixar” e che negli anni si è costruito una sua identità (o anche solo se vi fa piacere godervi una bella botta di orgoglio operaio), Z la formica è un passaggio obbligato.

Ora potete rivedere Z la Formica su Sky Cinema DreamWorks, dal 1 al 19 aprile sulla piattaforma e anche on demand e su Now TV.

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