Come prevenire i comportamenti poco professionali e gli abusi sui set cinematografici? L’idea del produttore Gary Foster
Un produttore ha avanzato un'idea per prevenire i comportamenti poco professionali e gli abusi sui set, spiegando qual è la causa scatenante
C'è stata un'epoca in cui Hollywood era una macchina dei sogni perfetta. Riusciva a vendere le illusioni di un mondo senza macchia. Quel tempo sembra di gran lunga finito.
Come una grande lente di ingrandimento, quale è il cinema, l’industria audiovisiva più influente al mondo (forse ancora per poco) amplifica nel bene nel male i movimenti presenti nella società. Si sono viste spesso positive istanze di rappresentazione, come le battaglie per la parità salariale o l’accesso alle minoranze etniche. Ma Hollywood è stata attraversata anche da terribili scandali, si pensi al caso Weinstein o alla più recente ondata di accuse di comportamenti abusivi sul set ai danni di Joss Whedon.
Con questo spirito il produttore Gary Foster (Corto Circuito, Ghost Rider, Il solista) è intervenuto su Deadline per proporre una profonda riforma della gestione dei set, con una rinnovata attenzione verso l’aspetto umano della produzione. Ha inoltre articolato una sua ipotesi sul come mai accadano così spesso casi di abusi durante la lavorazione di un film.
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Insomma, nel suo intervento Foster mette le mani davanti: sa bene di cosa sta parlando.
Eppure è proprio qui il problema: non è raro che un produttore incontri situazioni simili senza avere armi per controbattere. La mancanza di esperienza che pervade la macchina produttiva è una delle debolezze strutturali che aprono spiragli ai comportamenti poco professionali. Spesso i giovani si ritrovano a fare esperienza direttamente sul set, senza avere alle spalle una formazione da leader. Non ci si può improvvisare capo, dice Foster, e questa mancanza di leadership chiara, forte e formata è una delle prime condizioni da risolvere. Bisogna meritarsi il proprio posto preparandosi attraverso il cammino della carriera.
Per molto tempo, continua il produttore, le produzioni hollywoodiane si sono ridotte a una sorta di “sopravvivi al bullo”. Il compito dei produttori era quello di gestire i problemi che si presentavano uno dopo l’altro, cercare di arrivare alla fine delle riprese il prima possibile. Ogni giorno in più sul set significa ingenti quantità di denaro drenate dai costi della produzione. Le riprese sono considerate una corsa contro il tempo che non permette di fermarsi a risolvere i problemi. Questi vengono tamponati nella sola speranza che non diventino pubblici e non rovinino la tabella di marcia.
“Questo approccio al conflitto”, dice Gary Foster, “non solo non è accettabile, ma è anche poco lungimirante, costoso e basato sulla reazione”.
Per anni Hollywood ha dato la responsabilità di centinaia di persone a brillanti creativi ma senza capacità manageriali. A volte, come nel caso di scrittori passati dietro la macchina da presa, senza nemmeno avere dimestichezza con il set. Dilettanti, spesso geniali, ma comunque in balia degli agenti e degli artisti senza freni.
Abbiamo permesso ai cattivi comportamenti di dettare legge e definire il nostro stile di lavoro. Qualcuno di noi è stato addirittura elogiato per la singolare visione e la determinazione, quando invece abusavamo e distruggevamo chiunque si mettesse sulla nostra strada. Un famoso regista una volta disse: “nessun grande film nasce da un’esperienza piacevole”. Questo detto venne tramandato ad altre persone che non videro alcuna ragione per disapprovare il messaggio. È una c*****a. Solo dal bene possono nascere cose grandi. La produttività è data da una forza lavoro attivamente coinvolta nel processo. Ci sono tantissimi casi di set difficili che hanno dato film o serie senza successo. Abbiamo avuto tanti casi di set con un buon clima che si sono tramutati in prodotti di successo.
La sua proposta che avanza è dunque di adeguare Hollywood alle modalità meritocratiche adottate da altre industrie. Per un ruolo dirigenziale deve servire un’esperienza e una formazione da leader. Servono persone esperte nella gestione del conflitto e dei rapporti lavorativi che affianchino e guidino nelle situazioni più difficili. Insomma, serve una struttura che anticipi il problema e lo risolva, che agisca in maniera produttiva invece che limitarsi a reagire.
Ma la strada è ancora lunga, dal momento che non è facile cambiare abitudini e usanze ormai impresse nella struttura stessa.
Gary Foster ha pertanto lanciato programma a due step per cercare di prevenire gli abusi sul set. Proprio come l’industria cinematografica si è dimostrata capace di ripetere alti standard per la tutela degli animali sul set (tramite la Humane Society of the United States), e l’ambiente (grazie alla Sustainable Production Alliance), così vanno istituite commissioni di controllo per i comportamenti sul posto di lavoro. Il primo step è quindi quello del programma Humanity on Set per stabilire standard e regole che incoraggino la partecipazione e la creazione di un ambiente di lavoro positivo. Il secondo è il Lead program, per sviluppare competenze e dare gli strumenti per attraversare le produzioni con successo, delineando un meccanismo di supporto e prevenzione gestito da esperti.
Cosa ne pensate di queste proposte per prevenire i comportamenti abusivi sui set? Fatecelo sapere nei commenti
Fonte: Deadline