Come i visori e la Realtà Virtuale potrebbero cambiare il mondo del cinema secondo Hollywood
La Realtà Virtuale (e la realtà Mista) potrebbero cambiare per sempre il modo in cui fruiamo i film? Cosa ne pensa Hollywood?
Il cinema dovrà, prima o poi, fare i conti con la Realtà Virtuale. Forse prima di quanto si pensi. L’attenzione sul mondo della VR da parte dell’industria audiovisiva è, fino ad ora, stata bene o male quella di chi sta alla porta per vedere cosa succede. Ci sono eccezioni. Alla Mostra del Cinema di Venezia (ma non solo) si è provato a governare questa nuova frontiera dell'intrattenimento creando una sezione competitiva per le opere interattive. Una decisione importante, quella della Mostra, di affiancare la VR al cinema tradizionale. Con l’arrivo dell’Apple Vision Pro si sta verificando il tanto atteso salto generazionale che potrebbe spostare i visori da dispositivi con una vocazione prevalentemente videoludica (come i celebri PS VR o Meta Quest) a oggetti per la produttività e l’intrattenimento domestico. Si è pertanto ritornati a parlare di come questa tecnologia potrebbe essere adottata dal cinema.
Primo e secondo schermo
Ci sono due modi diversi di intendere la Realtà Virtuale. Il primo è quello che potremmo definire in maniera grossolana "del metaverso", in cui l’immersività è totale, in un ambiente interamente virtuale. L’utente si immerge in un mondo "altro". Nell’occhio ci sono esclusivamente immagini simulate. La seconda opera sul pass-through, ovvero poter vedere la realtà che ci circonda insieme al contenuto virtuale. La Realtà Mista è la caratteristica prevalente delle nuove generazioni di visori.
Produrre contenuti per la Realtà Mista e i visori
Non sarà una strada semplice però quella della Realtà Mista nell’offerta di contenuti video. Player come Netflix e YouTube sono ancora riluttanti nell’offrire i loro contenuti al Vision Pro.
Alcuni rumor sostenevano che Monarch fosse stata girata con la tecnologia dello spatial video per Apple Vision Pro. L’informazione è stata poi smentita dai creatori stessi dello show. Nonostante questo non è difficile immaginare che in un futuro prossimo verranno prodotti contenuti fruibili sia sul televisore che in 3D immersivo con il visore. Ancora non è dato sapere quali costi potrebbero comportare produrre questo tipo di contenuti. Come nota però Michael Cioni, fondatore della società di post-produzioni Light Iron le possibilità creative sono molte.
Fino ad ora si è pensato al rettangolo come confine delle immagini in alta definizione. Il visore potrebbe rompere questi limiti. Si sono già visti, ovviamente, numerosi esempi di film immersivi, sia interattivi che statici. Alcuni di questi sono anche particolarmente riusciti, come nota Wired citando il cortometraggio Henry. Queste forme di racconto audiovisivo non sono mai riuscite però a raggiungere il grande pubblico e a venire considerate dai grandi studio. Potrebbero cambiare le cose? In un futuro prossimo potremo vedere le serie TV in più formati? Dal rettangolo 2D a quello tridimensionale fino all’immersione totale?
La Realtà Virtuale e la Realtà Mista faranno tornare l’immersività al centro del discorso?
James Cameron nel 2015 aveva giudicato i visori come una tecnologia che lo annoiava. Oggi ha cambiato idea e ne parla come di un’esperienza religiosa. Certo, il commento è piuttosto interessato, dato che è riferito alla visione del suo Avatar: La via dell’Acqua sul dispositivo Apple (con cui la Disney ha fatto un accordo commerciale per la produzione di contenuti). Il suo parere però conta particolarmente dato che Cameron è ad oggi probabilmente il primo dei registi impegnati a sperimentare come le nuove tecnologie possano aiutare l’arte. Sarà seguito dai colleghi nel suo entusiasmo?
I contenuti probabilmente torneranno a mettere al centro l’immersività. La capacità di far scomparire i confini e riempire l’esperienza dello spettatore. Questo è la principale sfida lanciata dai visori alle altre forme di intrattenimento.
Demetri Portelli, supervisore del 3D, ha spiegato che tra i tecnici che si sono occupati di riconversione nella tridimensionalità dei film c’è grande fermento. L’idea è che i visori possano risolvere molti dei problemi della visione 3D al cinema. I 90Hz di refresh rate dovrebbero limitare il mal di testa e la stereoscopia dovrebbe diventare più precisa e impattante nell'ambiente virtuale del visore.
Il 3D è stato spesso troppo complesso per il grande pubblico e mancava di piattaforme dove i film più belli potessero essere rivisti dopo la release cinematografica. Questo (la realtà mista) è un gran posto dove i contenuti e le storie possono essere più intime e certamente più realistiche in questo mondo di “video spaziali”.
All’orizzonte c’è quindi la possibilità di un ritorno del 3D come formato di visione domestico… che potrebbe ripercuotersi anche sulla fruizione di sala. Sarà la terza rinascita per la tridimensionalità nei film?
Ritornerà l’orgoglio della visione collettiva?
Con il Vision Pro si può fruire i video all’interno di sale cinematografiche virtuali. Si può regolare la dimensione dello schermo arrivando fino a un enorme schermo simile a quello IMAX. Si può vedere una serie immersi nel deserto di Tatooine, alle pendici di un vulcano o in spiaggia. Sebbene questa possibilità sembri dare il colpo di grazia all’esperienza di sala, gli analisti sembrano concordare che la nuova tecnologia ruberà più dall’intrattenimento domestico che da quello collettivo.
Quasi tutti coloro che hanno avuto modo di testare questi dispositivi già da settimane sottolineano quanto la visione collettiva sia di fatto insostituibile e impossibile da paragonare all'esperienza con il visore. La partnership strategica con Disney, ad esempio, andrà a toccare il territorio di Disney Plus, quindi l’intrattenimento home video, più che a sostituire la visione su un grande schermo insieme ad altre persone). Per gli esercenti cinematografici non resta che puntare tutto quindi sulla collettività dell’esperienza contro la fruizione singola. Gli eventi, i film considerati imperdibili, da vedere con altre persone, continueranno ad essere l’obiettivo per la sopravvivenza dei cinema.
L’importanza degli autori per la Realtà Virtuale
Alejandro González Iñárritu ha lavorato su Carne y Arena, considerata ancora oggi una delle migliori esperienze VR. Kathryn Bigelow, Doug Liman, Darren Aronofsky sono altri autori che hanno lavorato con la Realtà Virtuale. Ce ne saranno altri interessati a sperimentare con le possibilità delle Realtà Mista?
Come dicevamo ci sono già numerose esperienze di corti, medi e addirittura lungometraggi fruibili tramite visore. Ci sono splendidi documentari 3D come quelli narrati da David Attenborough. Esperienze virtuali premiate per il loro valore cinematografico, emotivo e artistico.
Per far trasferire il cinema in questo nuovo formato occorrono però più contenuti creati dall’industria al fine di intercettare un pubblico ampio e non solo per sperimentare. Sarà importante tenere monitorata la reazione dei registi più influenti e il modo in cui utilizzeranno questa piattaforma di intrattenimento.
Difficile quindi pensare alla Realtà Mista come un qualcosa che darà il colpo di grazia alle forme di fruizioni tradizionali in breve tempo. È più corretto pensare questa nuova generazione di prodotti come un qualcosa che potrebbe dare nuovi stimoli creativi entusiasmanti, evidenziando le differenze, e spingendo ogni luogo di visione dei film (sala, televisione e visore) a porre l'accento sulle proprie caratteristiche distintive. A ognuno il suo.
Fonti: Wired, Hollywood Reporter, Forbes